MotoGP, Lorenzo: “Ecco come ho battuto Márquez nel 2015”
Da quando Marc Márquez è arrivato in MotoGP, solo Jorge Lorenzo è riuscito ad interrompere il suo dominio nel 2015. Ora Yamaha ha ingaggiato il maiorchino per aiutare i suoi piloti a compiere l’ultimo passo per battere il pilota Honda.
Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images
L’arrivo di Valentino Rossi in Yamaha nel 2004 ha rappresentato un cambio radicale nelle forze in campo nel mondiale, dato che fino a quel momento Honda dominava. In nove stagioni, la Casa di Iwata ha conquistato sei titoli piloti, cedendone solo due a Honda ed uno a Ducati.
Tuttavia, l’arrivo di Marc Márquez in MotoGP ha ribaltato nuovamente la situazione a favore del team HRC, che da allora ha portato a casa sei titoli, perdendo solo nel 2015 contro Yamaha. Dopo aver toccato il fondo nel 2017 e nel 2018, la Casa dei tre diapason ha iniziato a vedere la luce in fondo al tunnel nel 2019 e ha provato il tutto per tutto per provare a tornare in lotta per un titolo che manca dal 2015, anno dell’ultimo mondiale di Jorge Lorenzo.
Proprio lo spagnolo, dopo aver annunciato il ritiro, è stato contattato da Yamaha per tornare nel team come collaudatore e poter aiutare i piloti titolari a mettere fine al dominio Honda. Il tre volte campione del mondo MotoGP ha spiegato a DAZN Spagna quali sono le chiavi per battere il pilota Honda.
“In generale bisogna andare più veloce di lui e non sbagliare – commenta Jorge Lorenzo – Se sei più veloce in prova e soprattutto in gara, e non sbagli, alla fine è Márquez a dover inseguire ed è lui a dover prendere dei rischi. Invece, se sono gli altri ad essere più lenti mentre lui è in vantaggio, può stare tranquillo e questa tranquillità lo porta a non commettere errori e controllare il campionato”.
Lorenzo ammette: “Bisogna essere più veloci, avere una moto migliore, migliorare la guida, essere mentalmente una macchina. Come è successo nel 2015, Marc era esplosivo in pole position o nel giro secco, ma noi eravamo più completi nei vari circuiti, eravamo più veloci e riuscivamo a stare davanti in gara. Questo lo obbligava a rischiare e commettere errori e restava indietro in classifica. Era una ruota che girava contro di lui. Questo lo dovrebbero fare Quartararo o Viñales. Ma fino ad ora Marc non solo è il più completo, ma in questo momento è anche quello che sbaglia meno e che è più rapido ad ogni gara. Quindi è complicato batterlo”.
Proprio il suo intervento su DAZN, Lorenzo ha commentato la sua ultima vittoria al Gran Premio d’Austria del 2018, ottenuta alla fine di un grande duello con Marc Márquez, che in quell’occasione aveva chiuso in seconda posizione. Oltre al connazionale, negli ultimi anni il campione del mondo in carica ha perso duelli contro Álex Rins, Maverick Viñales e soprattutto Andrea Dovizioso. Questo ha portato in molti a pensare che il corpo a corpo fosse il punto debole del catalano.
Ma Lorenzo non condivide questa teoria: “Alla fine quello che bisogna considerare è se Márquez ha perso duelli o ha provato a vincere gare che praticamente erano impossibili. Si può anche vedere in questo modo. A volte Marc non era il più veloce, nonostante tutto provava a vincere. L’anno scorso con Dovizioso in Austria aveva problemi di gomme, ma ha provato a vincere fino alla fine. Non ce l’ha fatta, ma ci ha provato. Qualche altro pilota si sarebbe accontentato della seconda posizione, ma lui ci prova sempre fino alla fine”.
Il rapporto tra Lorenzo e Márquez è stato difficile quando quest’ultimo è arrivato in MotoGP, con diversi alti e bassi, fino a che nel 2019 sono stati compagni di squadra in Honda: “Per gran parte del tempo il rapporto è stato buono, non c’erano problemi. Ci siamo trovati meglio nel 2019 che in anni precedenti, è vero. Soprattutto alla fine in cui ci siamo conosciuti meglio”.
“Lui era ad un altro livello, lottava per vincere un altro titolo, mentre a me è costato moltissimo. Quindi non abbiamo lottato per lo stesso obiettivo e questo sicuramente ha facilitato la convivenza. Ma il rapporto è migliorato e abbiamo condiviso di più e tutto è stato migliore”.
Infine, il maiorchino spiega che l’amicizia tra piloti non è semplice: “È molto complicato essere amico di qualcuno che non è della tua famiglia e vuole le tue stesse cose. Lo abbiamo visto con altri sportivi, anche se vediamo il documentario di Michael Jordan (‘The Last Dance’), era lo stesso Michael a crearsi nemici immaginari per motivarsi ed essere più forte”.
“Per quanto mi riguarda, ammetto di aver esasperato situazioni o dichiarazioni sul mio conto fatte da altri piloti per avere più rabbia o motivazione, o come la si vuole chiamare, per poter arrivare più forte alla gara successiva. Nel mondo in cui viviamo, la cosa più importante è vincere, prendersi la fetta di torta più grande. Si fa di tutto per ottenerlo. Quando ti ritiri, il film cambia completamente e non ti devi più creare nemici né esagerare la rivalità con altri piloti, perché non è più importante”.
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