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Il Ranger di Austin è sempre Marc Marquez

Il pilota della Honda domina e alle sue spalle Dovizioso piega Valentino nella lotta per la piazza d'onore

Marc Marquez voleva mettersi alle spalle il brutto esordio del Qatar e lo ha fatto a pieni voti, firmando la sua ventesima vittoria in carriera in MotoGp. Per il terzo anno consecutivo, quindi da quando si corre in Texas, è lui a vestire i panni del "Ranger" di Austin.

Ancora una volta non c'è stata storia: "El Cabronsito" ha lasciato che fossero Andrea Dovizioso e la sua Ducati a scatenarsi, ma poco prima della metà della corsa ha deciso di cambiare marcia e da quel momento in avanti non c'è stato più niente da fare per gli inseguitori, che piano piano hanno visto la sagoma della RC213V diventare sempre più piccola.

Dietro invece c'è stata una bella battaglia tra "Desmodovi" e Valentino Rossi per la piazza d'onore, nella quale ad un certo punto ha provato ad inserirsi anche Andrea Iannone con l'altra Ducati. Fino a poco oltre la metà della corsa il "Dottore" sembrava poter aver la meglio nella lotta per la piazza d'onore, ma poi forse ha pagato il consumo della famigerata gomma anteriore, nonostante la sua Yamaha M1 montasse quella a mescola dura.

Con il passare dei giri, infatti, il forlivese ha ricominciato a farsi sotto e poi ha trovato il sorpasso a sei tornate dalla bandiera a scacchi, andando ad assicurarsi il secondo posto proprio come in Qatar ed accorciando ad un solo punto il suo ritardo in classifica nei confronti del rivale della Yamaha. Attenzione poi a Marquez, che è solo 5 punti più indietro.

Ai piedi del podio c'è l'altra M1 di Jorge Lorenzo, che nel finale è riuscito ad andare a riprendere la Ducati di Iannone. Quella del maiorchino è stata una gara un po' sotto tono, riuscendo però a rifarsi nelle tornate conclusive. Lui aveva optato per la gomma media all'anteriore come le Ducati, ma il problema sembra crononico per le Yamaha. E per il "Martillo" è già la seconda gara di fila fuori dal podio.

Iannone alla fine quindi si è dovuto accontentare del quinto posto, pagando forse il terreno perso nelle prime fasi, non per colpa sua: il pilota di Vasto si è ritrovato dietro a Scott Redding e Pol Espargaro quando si sono agganciati al primo giro ed ha subito visto crearsi un buco davanti a lui. Poi è stato bravo a richiuderlo a suon di giri veloci, ma in questo modo ha chiesto troppo alla gomma davanti e lo ha pagato nella parte conclusiva della corsa.

Un bravo se lo merita Bradley Smith, alla fine sesto, ma capace di rimanere con i big per buona parte della corsa con la sua Yamaha Tech 3. A deludere invece è stato il suo connazionale Cal Crutchlow, solamente settimo dopo essere stato costantemente tra i più veloci nell'arco di tutto il weekend.

E bisogna sottolineare anche i piccoli progressi mostrati dalla Suzuki, che questa volta è riuscita a piazzare entrambe le GSX-RR nella top ten, con Aleix Espargaro ottavo e Maverick Vinales nono. Il più vecchio dei fratelli Espargaro, tra le altre cose, ha ridotto a meno di 20" il suo ritardo nei confronti del vincitore.

Positivo anche il decimo posto di Danilo Petrucci, che conquista altri punti con la sua Ducati Pramac, mettendosi dietro la Honda ufficiale del sostituto di Dani Pedrosa, il giapponese Hiroshi Aoyama. Tra le "Open" invece c'è stato l'ennesima affermazione della Ducati Avintia con Hector Barbera, ma mostra progressi anche Jack Miller, vicinissimo ad essere il primo delle Honda "Open".

Continuano a faticare le Aprilia RS-GP, anche se Alvaro Bautista ha portato a casa un punticino con il 15esimo posto. La moto gemella di Marco Melandri invece è stata costretta al ritiro circa alla metà della distanza di gara.

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