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Analisi

MotoGP | Il difficile compito che dovrà svolgere Suppo in Suzuki

Livio Suppo approda in Suzuki come team manager sapendo che la prima opzione per ricoprire quel ruolo fosse sempre Davide Brivio, e con la difficile missione di recuperare l’unità di un team disorientato e sconnesso ai vertici.

Alex Rins, Team Suzuki MotoGP

Foto di: Suzuki

Se c’è una persona che può uscire fuori vittoriosa da una sfida di così grandi dimensioni è Livio Suppo, che arriva in Suzuki dopo una lunga esperienza in MotoGP. Il momento culmine della sua grande carriera è il titolo conquistato con Ducati nel 2007 grazie a Casey Stoner, l’unico che fino ad ora è stato portato a Borgo Panigale. Dopo aver firmato con Honda nel 2010 (inizialmente come direttore della comunicazione) ha conquistato altri cinque mondiali, nel 2011, 2012, 2014, 2015 e 2017, formando un tandem con Shuhei Nakamoto, all’epoca direttore HRC. In una manovra che lo ha colto di sorpresa, la Casa dell’ala dorata ha poi deciso di sollevare Suppo dall’incarico alla fine del 2017 per mettere al suo posto Alberto Puig. Da allora, il torinese si è concentrato su un progetto nell’ambito delle biciclette elettriche, per quanto la sua intenzione fosse quella di tornare nel paddock della MotoGP. Ora lo farà con la divisa Suzuki e senza un minuto da perdere.

Covid permettendo, Suppo volerà in Qatar la prossima settimana, dove inizierà la stagione 2022. Lì dovrà cominciare a farsi carico dei tanti compiti che Shinichi Sahara ha lasciato in sospeso negli ultimi mesi. Come il giapponese stesso ha riconosciuto quando gli è stato chiesto, si è visto completamente travolto dall’addio di Davide Brivio, passato in Formula 1 con Alpine lo scorso anno. In gran parte, questo è stato dovuto al fatto di aver sottovalutato i compiti che ricadevano sul precedente manager e che in un primo momento si è visto in condizioni di gestire, insieme alla questione tecnica, suo compito principale.  

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Una volta che si è reso conto dell’errore, Sahara ha messo in atto la strategia di recuperare Brivio come obiettivo principale. Tuttavia, l’italiano resterà ancora un anno in Formula 1 con Alpine, anche se con un ruolo diverso occupandosi dei piloti giovani e dei progetti sportivi extra Formula 1. La riorganizzazione di Alpine è stata comunicata giovedì e una settimana dopo Suzuki ha annunciato l’arrivo di Suppo, pienamente cosciente del fatto che non fosse lui in cima alla lista per questo ruolo, per quanto il suo nome figurasse nella lista dei candidati. Consapevole di ciò, al nuovo responsabile della Casa di Hamamatsu attendono delle settimane di lavoro frenetico che molto probabilmente definiranno anche il suo percorso nella squadra.

Uno dei principali nodi che dovrà sciogliere è la line-up dei piloti per il prossimo anno, perché sia Joan Mir sia Alex Rins sono in scadenza al termine del 2022. Secondo quanto riconosciuto da Sahara in una delle dichiarazioni rilasciate quest’inverno a Motorsport.com, la sua intenzione è quella di rinnovare l’accordo con entrambi. “Suzuki vuole rinnovare i piloti e ha già dato loro comunicazione”, ha riferito all’autore di queste righe. Il prolungamento del contratto con Mir è fondamentale sia nell’aspetto strettamente competitivo sia in quello emotivo: in maniera indiretta riaffermerebbe le aspirazioni di un team di cui ultimamente si iniziava ad avere dubbi sulla solidità del progetto e le ambizioni iridate. Ad ogni modo bisognerà sapere come il maiorchino digerirà l’arrivo del suo nuovo capo. Rins, d’altra parte, non ha avuto alcun problema nell’affermare che sentiva la mancanza di Brivio e che gli sarebbe piaciuto averlo di nuovo.

Parallelamente a queste negoziazioni, Suppo dovrà recuperare un team che nell’ultima parte dello scorso anno si è sentito abbandonato da Sahara, totalmente concentrato sull’aspetto tecnico e che ha trascurato la gestione umana, che ai tempi di Brivio era stata fondamentale per comprendere il successo sportivo e l’armonia di Suzuki.

E tutto questo andrà fatto a campionato in corso e senza essere consapevoli delle dinamiche di una struttura molto particolare, in cui qualsiasi decisione rilevante deve essere trasferita al top management del gruppo, in Giappone, dove c'è tutto tranne che fretta. Lì, senza dubbio, lo seguiranno da vicino mentre lui insisterà nel far capire che è valido per occupare il ruolo di team manager proprio come il suo predecessore.  

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