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Intervista

MotoGP | Bezzecchi: "Un rookie ha bisogno di un anno con la mente sgombra"

Marco Bezzecchi ha disputato una prima stagione esemplare in MotoGP, senza lasciarsi sopraffare dai buoni risultati o dalla pressione. Sa di aver potuto contare su condizioni favorevoli per questo, tanto che riterrebbe vantaggioso se ogni esordiente potesse, come lui, poter scoprire la classe regina con un contratto di due anni.

Marco Bezzecchi, VR46 Racing Team

Marco Bezzecchi, VR46 Racing Team

Gold and Goose / Motorsport Images

Tra i cinque piloti che hanno debuttato in MotoGP in questa stagione, Marco Bezzecchi si è indubbiamente distinto. Ha vinto con facilità il premio di miglior rookie e ha dimostrato una grande maturità nella sua capacità di controllare i suoi attacchi e di gestire le gare. Si è messo in luce conquistando una pole in Thailandia, ma soprattutto andando a conquistare uno stupendo podio ad Assen, minacciando addirittura il vincitore Pecco Bagnaia fino alla fine, dopo aver già sfiorato per tanto tempo un primo trofeo al Mugello un mese prima.

Il 18 novembre 2021, un ansioso Marco Bezzecchi effettuava il suo primo test in sella alla Ducati che gli era stata affidata per entrare nella classe regina, un po' sconcertato dalle prime sensazioni che gli aveva procurato. Un anno dopo, ha decisamente ritrovato la sua caratteristica calma e ha concluso con successo il suo primo anno nella classe MotoGP.

Nel frattempo, è stato in grado di progredire passo dopo passo nella scoperta di questo nuovo ambiente, senza lasciarsi abbattere da alcuna pressione, né stordire da primi risultati molto promettenti. Se si è posto l'obiettivo di battere gli altri rookie, lo ha fatto "senza troppo stress" e ha preferito rimanere realista ad ogni passo compiuto, piuttosto che cambiare la sua tabella di marcia. Dopo ogni gara, insieme al suo capo meccanico, ha stilato un elenco di ciò che aveva imparato e ha fatto in modo di memorizzare gli insegnamenti costruttivi.

Il 24enne pilota italiano, membro della VR46 Riders Academy e del team guidato da Valentino Rossi, sa anche quanto possa essere stato favorito dalle condizioni in cui ha fatto i primi passi nella categoria, dopo che ha preferito rimanere in Moto2 lo scorso anno nonostante una prima opportunità. Forte sostenitore di una maggiore disponibilità di tempo per i principianti, Bezzecchi, che è stato scelto da Rossi a 15 anni e notato da Casey Stoner in Moto2, ha avuto il lusso di andare avanti al proprio ritmo, senza paura di perdere il posto. Probabilmente il modo migliore per costruire una solida base per il futuro.

Con la sua consueta umiltà, ha parlato con Motorsport.com della sua prima stagione nella classe MotoGP, sottolineando quanto sarebbe benefico per ogni esordiente avere l'opportunità di imparare nelle stesse condizioni che ha vissuto lui.

Un anno fa facevi il tuo primo test di MotoGP e all'epoca avevi detto di essere "molto, molto impressionato e un po' incredulo". Ora, ti sei abituato al fatto di essere un pilota di MotoGP oppure ogni mattina ti alzi e ti dai un pizzicotto per realizzarlo?
"Un po' mi sono abituato! Facendola tutto l'anno, è una cosa che diventa un po' più normale. Ma fa ancora un po' strano, soprattutto ogni volta che salgo sulla moto la prima volta quando inizia il weekend. Mi fa sempre ancora un po' strano perché va veramente forte quindi non mi sono ancora abituato bene. Alla fine, la posizione di pilota è una cosa alla quale mi sono abituato un po' più facilmente, mentre la moto è la cosa un po' più bella che per fortuna mi dà sempre delle grandi emozioni ogni volta. Questo non cambia mai".

In generale, questa è stata una stagione molto difficile per i rookie, ma tu sembri di averla affrontata con una certa facilità. Come lo spieghi?
"All'inizio, dopo il primo test, ero abbastanza in difficoltà. E' una cosa che mi ha fatto molto strano, infatti tutti erano andati più forte di me ed ero stato abbastanza più lento. Però ho utilizzato un approccio secondo me molto buono quest'anno e il primo test mi è servito per capire su cosa lavorare per il fisico e per la mia guida, per cercare di imparare bene. (Non si trattava) di fare un exploit ma di capire sempre quello che facevo. E questo mi ha poi aiutato durante la stagione perché sono riuscito ad imparare abbastanza bene e adesso sono abbastanza competitivo".

Marco Bezzecchi a largement dominé le classement des rookies cette saison, avec 111 points contre 24 pour son plus proche adversaire

Hai avuto l'impressione di essere meno sotto pressione rispetto agli altri debuttanti di questa stagione, di avere più tempo per imparare? Forse tu stesso ti sei imposto meno pressione, insistendo sul fatto che ti consideravi un rookie per tutto l'anno, o forse eri anche meno atteso rispetto agli altri?
"Secondo me, ero sotto pressione più o meno come gli altri. Alla fine, quando fai il pilota, e nello sport in generale, purtroppo hai sempre molta pressione perché vai avanti solo se fai dei risultati. Diciamo che l'Academy, la Ducati, il team e tutte le persone che hanno creduto in me si aspettavano giustamente delle belle gare, dei buoni risultati, una buona crescita, quindi le pressioni c'erano. Poi io ho cercato di lavorare molto sul fatto di non farmi mettere troppa pressione più che altro dal mondo esterno, magari dai giornalisti, dalle tv, da questo genere di cose qui che ho cercato di schivare".

Sembri molto pacato: lo sei davvero o è solo un'apparenza?
"No, io sono così. Cerco di rimanere il più freddo possibile per un certo tipo di cose, mentre per altre sono completamente diverso ovviamente. Per quanto riguarda questa parte del nostro lavoro, sono fatto così. Cerco di sempre mantenere un po' le distanze per proteggermi un po' di più".

Questo ti ha aiutato a non crollare quando hai avuto situazioni complicate nella tua carriera?
"Sì, è una cosa che serve. Alla fine, il problema della pressione è una cosa che viene sia quando vai bene che quando vai male. Quando vai bene, la gente si aspetta sempre un po' di più, e quando vai male la gente è sempre pronta a mettere una parola senza magari sapere bene com'è. E' una cosa normale in tutti gli sport, incluso nel nostro, e noi dobbiamo essere bravi nel cercare di separare bene le due cose, l'andare in moto e tutto il resto del lavoro. Per questa parte qui, il mio modo di essere mi aiuta".

Oggi, quando arrivano in MotoGP, i giovani piloti sembrano avere sempre meno tempo per scoprire la categoria e per convincere: è qualcosa che ti colpisce?
"Secondo me, un pilota si merita almeno due anni. Sempre, qualsiasi pilota, in qualsiasi categoria, perché comunque c'è sempre un percorso di adattamento. Poi ci sono certi piloti che si adattano velocemente, certi piloti che magari ci mettono un po' di più, magari in una categoria fai presto, in una categoria no. Secondo me i piloti si meritano tutti sempre almeno due anni di contratto".

"Non è facile fare il pilota e non è giusto vedere certi a chi viene dato… adesso non è neanche più un anno: a metà stagione si firmano tutti i contratti, quindi li viene data metà stagione e poi magari vengono lasciati a casa. Se sei rookie la pressione si sente anche per questo motivo qui per esempio. Quindi è un peccato che ci sia così poco tempo. Secondo me una volta era un pelino meglio, almeno i contratti erano un po' più spostati verso fine stagione. La pressione c'era, però non è che a metà stagione già si parlava dell'anno dopo".

Marco Bezzecchi s'est classé quatre fois dans le top 5 et il est monté sur le podium à Assen

"Io ho avuto la fortuna di avere un contratto biennale con il mio team. Abbiamo parlato molto di questa cosa durante l'inverno perché ho avuto bisogno di prendermi il mio tempo, di avere la serenità di avere un po' di tempo, anche per fare degli errori che purtroppo all'inizio si fanno. Io all'inizio sono stato fortunato perché Uccio (Salucci, direttore del team VR46), i ragazzi dell'Academy e anche la Ducati stessa mi hanno dato la possibilità di questi due anni. C'è purtroppo chi non l'ha avuta. Secondo me, soprattutto un rookie ha bisogno di avere un anno dove ha la mente sgombra da queste cose e si può concentrare sull'imparare. Poi l'anno dopo ovviamente è giusto che si faccia quello che si deve fare".

Oggi, nel corso di una stagione molti piloti riescono a farsi vedere davanti: ci sono stati sette vincitori diversi in MotoGP quest'anno, quattordici piloti sul podio e dieci in pole. In questo contesto, come ci si pone tra la necessità di essere costanti nell'ottica del campionato e il fascino del podio o della vittoria? E in particolare tu, sapendo che durante la tua carriera nelle piccole classi ti è forse mancata un po' questa regolarità?
"In effetti secondo me non è solo una cosa della MotoGP, è una cosa un po' di tutte le classi. Per esempio, io in Moto3 penso di aver fatto due belle stagioni, soprattutto la seconda, però magari nelle ultime gare sono stato buttato giù due volte e quindi ho perso un sacco di punti, e qualche errore durante la stagione l'avevo fatto io… Comunque un paio di errori te li puoi concedere, ma ormai un paio sono già forse troppi. Ovviamente ci sono casi eccezionali, come Pecco (Bagnaia) quest'anno che ha fatto un sacco di errori ma ha vinto talmente tante gare che comunque ha fatto presto a recuperare".

"Comunque, adesso in MotoGP, come in tutte le classi, è importante essere costanti, e l'anno prossimo lo sarà ancora di più con la doppia gara. Quindi è una cosa su cui bisogna lavorare tanto e cercare di accontentarsi quando non si può fare di più. E' una cosa su cui anch'io sto cercando di lavorare per provare a mantenere sempre la calma in certe situazioni".

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