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Intervista

MotoGP, Bagnaia: "Voglio diventare rookie dell'anno. Pramac? Ci volevamo entrambi"

Francesco "Pecco" Bagnaia ci parla delle sue sensazioni dopo le due sessioni di test di MotoGP a Sepang e Losail. Il torinese si dimostra subito maturo, consapevole dei propri mezzi, ma con tanta voglia di imparare e fare bene. L'obiettivo principale, però, è ben chiaro in testa

Sicuro, disponibile, aria da navigato professionista con un viso da bravo ragazzo. Questo è Francesco Bagnaia. Pecco, dopo il titolo mondiale vinto nel 2018 in Moto2, ha fatto il salto di categoria salendo in sella ad una Ducati del team Pramac, condividendo il box con Jack Miller.

Bagnaia è salito doverosamente agli onori della cronaca dopo aver impressionato gli addetti ai lavoro – e non solo loro – durante l'ultima sessione di test a Sepang, dove ha staccato il secondo miglior tempo a pochi centesimi dalla Ducati ufficiale di Danilo Petrucci. Dopo una tre giorni in Qatar dove la sua stella non ha brillato come in Malesia, il torinese si dimostra pronto per la sfida che lo attende, con ben chiari gli obiettivi per questo campionato.

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Come sono andati i test?

“Sono stati molto positivi e diversi uno dall'altro. In Malesia era il primo test dell'anno e ho dovuto riprendere il feeling con una moto che ha molta più potenza rispetto a quella all'anno scorso. Siamo partiti con il piede giusto, abbiamo fatto tanti giri e tante prove. In Malesia abbiam finito con un bel time attack, dov'ero secondo. In Qatar abbiamo fatto tanti giri con le gomme usate, quello che ci mancava in Malesia. Abbiamo fatto dei grossi passi in avanti. La simulazione di gara del terzo giorno mi è servita molto per capire molte più cose, soprattutto per capire meglio la gomma. Sono contento di questi test. Non abbiamo fatto altri time attack purtroppo, solo uno a. Il tredicesimo posto finale non rispecchia la posizione che si vedrà in gara...”.

Cosa ti aspetti di fare in gara?

“Sarà una situazione diversa dai test, perché è molto diversa la MotoGP dalle altre categorie, a partire dalle qualifiche, passando per la gara, più lunga. Bisogna gestire le mappe, le gomme, molte più cose che prima in Moto2 non c'erano. L'obiettivo principale è di battere gli altri rookies perché voglio diventare diventare rookie dell'anno, ma penso che tutti gli altri abbiano lo stesso obiettivo. Cercare di arrivare tra i primi 10 sarebbe perfetto”.

Che ne pensi di Quartararo?

“È veloce e costante, è stato molto bravo, ha fatto un gran bel tempo. Andava forte ma non tanto più veloce di me. Eravamo abbastanza allineati, solo che lui ha fatto 2 o 3 time attack e noi abbiamo deciso di non farli. Losail è una pista dove lui va forte, la Yamaha lo sta aiutando in questo processo di adattamento, è uno dei favori a diventare rookie dell'anno insieme a Mir, ha fatto un buon lavoro”.

Nel passaggio dalla Moto2 alla MotoGP, cosa ti ha impressionato di più e dove hai ancora margine di crescita?

“La cosa più difficile è il lavoro che c'è dietro. Oltre alla parte tecnica, che c'era già in Moto2, la parte elettronica richiede tre quarti del lavoro, bisogna studiare curva per curva, calcolare le angolazioni... La mia squadra è molto avanti, hanno passato gli ultimi anni in Ducati e cercherò di prendere tutta l'esperienza che hanno. Mi hanno aperto le porte, mi hanno messo a disposizione tutta la loro esperienza, aprendomi ad un nuovo metodo di lavoro. La moto da guidare è tanto diversa: frena di più ed accelera di più rispetto ad una Moto2”.

Un tuo punto di forza ed una debolezza sulla quale devi lavorare?

“La tranquillità è un mio punto di forza, riesco ad essere tranquillo anche nelle situazioni difficili. Anche nel 2018 quando mi stavo giocando il titolo ho cercato di non pensarci troppo. Devo lavorare, invece, quando sento nervosismo nell'aria, per evitare di innervosirmi anche io”.

Ti sei confrontato con Petrucci e Dovizioso su come va la moto?

“Ognuno guida in modo diverso, siamo in 6 piloti ma tutti abbiamo uno stile differente, Mi avvicino a Dovizioso come stile, ma forse non più di tanto. Abbiamo usato tutti quanti gomme diverse per la simulazione, e tutti si trovavano bene con la loro. È giusto chiedere qualcosa ma non focalizzarsi che sia quella la strada da seguire. Ci sono mille strade che si possono prendere, ne abbiamo presa una diversa dalla loro”.

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Com'è andata la preparazione atletica?

“La preparazione è stata tosta, difficile. L'allenamento era simile rispetto a quando correvo in Moto2, ma più intenso. Mi sono trovato bene il primo test, ho fatto fatica ma non tanta quanta mi sarei aspettato. Bene anche la simulazione di gara, se si pensa non è normale riuscire a farla subito ma ci sono riuscito. Sono contento”.

Un aspetto che ti ha colpito della MotoGP?

“La velocità a cui si arriva in un attimo. Le piste sembrano altre piste, perché anche i rettilinei diventano curve. Per esempio, per non far impennare la moto bisogna fare traiettorie diverse”:

Com'è il rapporto con il tuo capotecnico?

“Sono molto contento. Sia il capotecnico che il telemetrista hanno ruoli fondamentali. Mi hanno accolto a braccia aperte, mi hanno ascoltato molto, cosa che non mi sarei aspettato. Mi hanno portato a capire cosa va meglio e cosa no, lasciandomi tranquillo. Sanno come atteggiarsi con un pilota, dal momento che li han fatti vincere tutti. Sono in buone mani”.

Cos'ha significato iniziare il 2018 con il contratto già in tasca?

“C'è stata massima fiducia da entrambe le parti. Sarei entrato nella situazione giusta per un rookie: in team indipendente, ma con possibilità di vincere, cosa che non possono fare tutti. Mi son trovato veramente bene con un clima perfetto, senza troppe pressioni. Averlo chiuso a febbraio 2018 voleva dire che entrambi ci volevamo: io volevo la Ducati e loro mi han dato la Ducati migliore possibile. Mi hanno tolto talmente tante pressioni, è stato un vantaggio”.

Parlando di Ducati, questo rapporto nasce da lontano: ad esempio, avevi uno zio proprietario di una Ducati 996: l'hai mai guidata?

“No, la prima che ho guidato è stata un Hypermotard. L'ho provata nel giardino della nonna, le ho distrutto tutto...! L'avevo guidata perché ero caduto ai test a Jerez in Moto3 e mi ero rotto il polso. Per vedere se riuscivo a guidare, ho provato l'Hypermotard dello zio... Che andava molto bene!"

Hai moto tue, vai su strada?

“No, ho uno scooter, non ho la patente per guidare una moto su strada!”.

In quali piste pensi di poter fare bene?

“Non lo sappiamo fin quando non arriviamo. Ad Austin ho sempre fatto fatica, ma l'anno scorso ho vinto. Phillip Island mi piace, ma nel 2018 ho fatto male. A Valencia, ai test, sono andato forte e la pista non mi fa impazzire. Credo che potremmo fare un bel lavoro dappertutto, con la giusta calma”.

E quando hai visto il tempone di Sepang?

“Per un attimo ho quasi creduto che fossi primo. Mi son messo anche a ridere! È venuto molto semplice: una caratteristica della Ducati è che ti stupisce di quanto riesci a fare. Magari spingi, anche con le gomme usate, e riesci ad andare forte come con le gomme nuove. Facciamo passi avanti importanti”.

Francesco Bagnaia, Pramac Racing
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Francesco Bagnaia, Pramac Racing
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