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Valentino: "Voglio finire tra i primi tre nel Mondiale!"

Con la Yamaha il "Dottore" si vede da podio fin dal Qatar, ma precisa: "La vittoria è lo spartiacque"

Valentino:
Il 2013 rappresenta una sorta di anno zero per Valentino Rossi. Anche se parliamo del pilota più vincente degli ultimi 15 anni della storia del Motomondiale, gli ultimi due anni negativi in Ducati hanno sicuramente sporcato la "fedina" del "Dottore", che però pare davvero voglioso di ripulirla con il suo ritorno in Yamaha. O almeno questa è l'impressione che si ha leggendo la lunga intervista che il pesarese ha rilasciato alla Gazzetta dello Sport a Jakarta, dove ha presenziato ad un evento promozionale della Casa giapponese. Tra pochi giorni tornerà in sella alla M1 nei test collettivi di Sepang, ma Valentino sembra piuttosto convinto di essere pronto per questa nuova sfida: "Comincio ad avere una certa età, però mi sento bene, motivato, con tanta voglia. So che sarà difficile dopo due anni molto negativi, ma sono pronto. In Yamaha andrò meglio". Anche perchè Rossi pare esserci la certezza di avere nuovamente una moto competitiva su cui lavorare: "A fine stagione, quando l’ho provata, mi son subito trovato bene. È migliorata molto in accelerazione. Il motore ora è 1000, ma i progressi si sentono. Sarà difficile, la Honda è motivata e nelle ultime gare è andata forte, ma la M1 è competitiva". Nel box della Casa di Iwata però c'è anche un compagno che sarà difficile da battere come il campione del mondo in carica Jorge Lorenzo: "Sarà dura. Il suo punto forte è che ha capito i punti vincenti della Yamaha. Ed è quello che la guida meglio. Dovrò entrare piano piano. Più che guardare lui, devo mettere a posto la moto, avere il team carico, salire presto sul podio. Per battere Lorenzo ci vorrà tempo: all’inizio sarà più veloce". Ora bisognerà chiarire il suo potenziale nei test di Sepang: "Sarà difficile andare forte come Pedrosa e Jorge. Non una volta, ma con costanza. Dovrò impegnarmi. Non conosco il mio potenziale. Con la M1 sarò più competitivo, ma per cosa? Quarto, podio, vittoria? Non lo so". Quando poi gli è stato chiesto se preferirebbe essere il vice-campione di Lorenzo o chiudere terzo dietro alle Honda, è arrivata una risposta "aziendalista": "Meglio secondo dietro a Jorge" Poi ecco gli obiettivi, partendo dal breve termine, ovvero dal Qatar: "Mi vedo sul podio. Anche se non dovessi essere competitivo con Lorenzo e Pedrosa, bisognerebbe cercare di non essere lontano. E c’è da vedere cosa farà Marquez". Guardando più avanti poi c'è la voglia di ritrovare quella vittoria che manca dal 2010: "Se non dovessi vincere ma fossi tutte le domeniche sul podio potrebbe andare bene. Ma la vittoria è lo spartiacque". E infine arriviamo al Mondiale: "Difficile da dire. Mi piacerebbe fare tanti podi... Almeno 10 e finire nei primi tre del Mondiale". Ovviamente Valentino non può guardare solo al futuro, quindi per lui era impossibile non fare un accenno alla Ducati. In particolare è parso molto dispiaciuto per il cambio di ruolo di Filippo Preziosi all'interno della Casa di Borgo Panigale: "Mi spiace sia andata così, per me e per lui, ma più per lui: il progetto MotoGp era la cosa più importante della vita. Siamo andati abbastanza d’accordo, come con tanti in Ducati. Il problema sono stati i risultati. Io andrei a cena con Filippo. Mi spiace il suo allontanamento. In questi casi una testa deve saltare. Ne sono saltate due, ma io sono andato e lui hanno dovuto mandarlo via". "Filippo è venuto da me dicendo che sarebbero stati pronti a modificare la Ducati secondo le mie indicazioni, per fare una moto competitiva, più facile. Ma nella loro testa il percorso era: se mettiamo sulla moto Vale che sbaglia meno di Stoner, possiamo già vincere così. Non ce l’abbiamo fatta" ha aggiunto sull'argomento. Poi ha voluto correggere un po' il tiro su alcune affermazioni del passato (forse anche per quanto sentito dire al Wrooom), spiegando che non è vero che la Ducati non ha lavorato abbastanza, ma che non è riuscita a risolvere i suoi problemi: "Non è vero che non abbiano lavorato. Il guaio è non essere riusciti a risolvere i problemi che c’erano all’inizio".

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