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Stoner: "Il problema Honda? Non lo posso dire!"

L'australiano ieri era alla Nolan: "Mi manca l'emozione del giro in qualifica, non la pressione della gara"

Stoner is back, è tornato. Solo per 8 ore, a Suzuka, certo. Ma oggi ha dimostrato di non essere mai andato via dal cuore dei tifosi. L’occasione per incontrarlo è stata la presentazione del nuovo casco preparatogli da Nolan per questa nuova sfida, l’X-802RR Carbon Fitting, realizzato con uno speciale rivestimento con filamenti di carbonio attivo.

Casey è arrivato in forma, sorridente e molto disponibile. A introdurlo Alberto Vergani, presidente di Nolan
“Casey è il nostro portabandiera, è cresciuto con noi, dalla 250 fino ai due titoli mondiali. È un atleta di talento, un professionista e una persona semplice e leale. Siamo felici di affrontare con lui questa nuova sfida e anche noi, come migliaia di altri appassionati ci auguriamo che lui possa tornare a correre”.

Sorride Casey, lo ha fatto per tutta la giornata, ma mette subito in chiaro le cose…
“Non ho intenzione di tornare in MotoGP, sono felice della decisione che ho preso. Le gare non mi mancano, le sole cose che mi mancano sono l’emozione del giro veloce in qualifica e le persone. Ma la pressione della gara quella no. Sono felice di poter gestire il mio tempo, di stare con la mia famiglia, di andare a pescare e uscire in moto con gli amici; non rischierei tutto questo per una stagione in MotoGP”.

Eppure si era proposto per sostituire Dani Pedrosa in Argentina e ad Austin…
“Sì, mi sarebbe piaciuto aiutare Dani, che è un pilota che conosco e stimo, e provare l’emozione di un nuovo tracciato, ma sarebbe stato solo per un paio di gare. Un’intera stagione è un’altra cosa. Honda invece ha fatto le sue valutazione e a me non resta che accettare la decisione che è stata presa. Questo non incrina in nessun modo il mio rapporto con Honda”.

“I’m a Honda rider”, ripete di continuo, anche a chi gli chiede se sia possibile un suo avvicinamento a Ducati. D’altronde la lealtà e la schiettezza sono sue grandi doti.

Doti che non sempre lo hanno fatto amare ma che lo hanno aiutato a costruire relazioni solide e durature, come quella con Nolan…
“Loro ci sono sempre stati per me, quando abbiamo iniziato a collaborare il mio casco non era perfetto, ma Nolan mi ha sempre ascoltato ed è cresciuto moltissimo. Oggi non affiderei la mia sicurezza a nessun altro. Credo che questo casco sia lo stato dell’arte”.

Poi parla della 8 ore di Suzuka, prova del Mondiale Endurance ed evento di grandissimo prestigio per le Case giapponesi…
“È sempre stato un mio desiderio partecipare, ma prima non sarei riuscito a prepararla correndo in MotoGP. Chi l’ha corsa mi ha detto che è estenuante fisicamente, di buono c’è che la moto è una Superbike, meno fisica da guidare di una MotoGP. E poi è anche una gara di strategia, conta la costanza, scegliere e mantenere il giusto passo, non i sorpassi o le staccate al limite. Insomma è un’esperienza completamente nuova e una bella sfida”.

Come ti fa stare sapere che hai tanti fan che sognano un tuo ritorno? E come te lo spieghi?
“Sono felice, sono in Italia per vacanza e ho riscoperto una terra che trovo meravigliosa, soprattutto il cibo che non ha niente a che vedere con quello australiano. È bello sapere che ho tanti tifosi qui, credo che ora mi amino di più perché non sono più un rivale di Valentino”.

A proposito di MotoGP, cosa ne pensi di questa stagione? Ti stupiscono più le performances delle Ducati o il gap di Marquez?
“Le Ducati, e credo che cresceranno ancora, i piloti acquisteranno sicurezza e ogni volta oseranno un po’ di più. Marquez invece mi aspettavo non avrebbe avuto vita facile, gli avversari ora sono più preparati e immaginavo gli avrebbero dato del filo da torcere. È indubbiamente un mondiale interessante”.

Continuando a parlare di Marquez, quale pensi sia il problema della moto?
“Lo so, ma non ve lo dico”.

Il vostro stile di guida sembra simile, che ne pensi?
“Non credo, ogni pilota ha il suo stile personale. Ma entrambi arriviamo dal dirt track, forse per questo abbiamo cose che ci accomunano”.

Sei andato via perché non ti piaceva il “sistema” MotoGP, credi sia cambiato ora?
“Alcune cose sono indubbiamente cambiate, si sta lavorando sull’elettronica che trovo ancora troppo preponderante e sui regolamenti, anche se credo che farlo così tanto dia un senso di instabilità. Di positivo è che ci sono nuove Case competitive e questo rende il mondiale interessante”.

Ducati dopo di te non ha più vinto. Quale credi sia stato il suo problema?
“Non credo che esista la moto perfetta. Credo che spetti al pilota mettere da parte l’orgoglio e imparare a capire la moto che ha davanti. E poi adattarsi a lei. Io e i miei ingegneri siamo stati bravi a tirare fuori il meglio da quello che avevamo. Valentino Rossi non è stato capace di capire e assecondare la moto ad esempio. È tornato alla Yamaha che conosceva. Poi non voglio certo sminuire talento e motivazione, è sorprendente che continui a vincere così”.

Dovessi scommettere, su chi punteresti per il titolo quest’anno?
“È ancora troppo presto per dirlo, e poi non potrei mai scommettere contro qualcuno. Vincerà il migliore”.

Non rimpiangi di non essere lì anche tu a lottare per quel titolo?
“No, rimpiango di non averlo conquistato l’ultima stagione. Avevamo le carte in regola per farlo. Poi gli errori… ecco quello è un rimpianto”.

Hai rifiutato ingaggi milionari? Ti sei mai pentito?
“No, ho soldi abbastanza per vivere bene. Non ho bisogno di altri soldi, quello che ho guadagnato è molto più importante per me”.

Qual è il tuo ricordo più bello?
“La vittoria del titolo nel 2011, il secondo titolo, il mio compleanno. È stato davvero speciale. E fuori dalle corse mia figlia, il giorno che è nata. Adoro fare il papà e ora che parla è così divertente stare con lei. Ogni giorno riscopro il mondo con i suoi occhi. Un mondo che mi piace e che ora ho il tempo di godermi”.

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