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Gobmeier: "Vale è stato vittima del DNA della Ducati"

Secondo il nuovo responsabile del reparto corse semplicemente moto e pilota non erano compatibili tra loro

Gobmeier:
Due settimane fa, al Wrooom di Madonna di Campiglio, la Ducati ha aperto il suo nuovo ciclo. Sul ponte di comando del reparto corse non c'è più Filippo Preziosi, ma Bernhard Gobmeier, inoltre Andrea Dovizioso ha preso i galloni di pilota di punta appartenenti di Valentino Rossi fino a pochi mesi fa. Anche se ormai la separazione dal "Dottore" sembra essere stata assimilata piuttosto bene, a Borgo Panigale resta ancora un po' di rammarico per la mancanza di risultati che c'è stata a cavallo tra il 2011 ed il 2012. Tutti si aspettavano che il binomio Rossi-Rossa potesse scrivere una bella pagina della storia della MotoGp, ma le cose come ben sappiamo sono andate in tutt'altra maniera. Nonostante sia arrivato in Ducati da appena una ventina di giorni, Gobmeier ha quindi cercato di spiegare quelle che secondo lui sono state le motivazioni che hanno portato a questo clamoroso flop, individuandole in una sorta di problema di "chimica": semplicemente, la Desmosedici non era una moto adatta alle caratteristiche di Valentino e viceversa. "Io e la Ducati crediamo che Valentino sia uno dei più grandi piloti di tutti i tempi. Ma credo che sia stato anche una vittima del DNA della Ducati, che non sono cambiati troppo tra il 2007 ed il 2012. La moto è migliorata, ma piloti come Melandri o Valentino, che sono molto sensibili, si aspettano sempre un certo tipo di reazione dal loro mezzo. Quando non hanno ottenuto questo tipo di reazioni sono andati un po' in confusione" ha detto in una breve intervista concessa a MotorCycleNews. Poi ha proseguito parlando delle grosse differenze che il pesarese avrà trovato tra la M1 e la Desmosedici: "Semplicemente, il modo in cui hanno provato ad interagire con la modo non ha funzionato. Credo che Valentino, dal punto di vista dello stile e delle sensazioni di guida, fosse abituato ad una Yamaha molto buona, quindi ha avuto problemi ad adattarsi perchè la Ducati reagiva in maniera completamente diversa rispetto alle sue abitudini". Secondo Gobmeier, infatti, la guida di una MotoGp si basa principalmente sull'istinto e per un pilota non è facile reagire a degli input diversi da quelli a cui è abituato: "Questi ragazzi imparano a guidare fin da quando sono bambini e non lo fanno usando troppo il cervello, per loro si tratta di una sensazione naturale. Si basano sui riflessi e quando ricevono un input strano sono costretti a pensare e a reagire di conseguenza. Il problema è che questo purtroppo rende la loro guida innaturale".

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