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Pedrosa si è sbriciolato nelle ossa e nel morale

Deve rientrare ad Assen o è meglio che guarisca prima di tornare sulla Honda RC112V?

È rimasto nascosto a Barcellona. Non si era fatto vedere nel paddock spagnolo, eppure era consapevole che quella era la sua gara di casa. Ha saltato puntualmente anche Silverstone e ora la sua presenza è fortemente in dubbio pure ad Assen. Dani Pedrosa, infatti, si è sottoposto ad un secondo intervento chirurgico giovedì scorso per mettere definitivamente a posto la clavicola destra: l'intervento è stato condotto da Xavier Mir e Cesar Garcia Madrid, due specialisti della USP, Institut Universitari Dexeus e, stando alle dichirazioni del team Honda HRC, sarebbe perfettamente riuscito. I due luminari spagnoli sarebbero stati costretti a fissare, con osteosintesi a compressione, un piccolo frammento di osso che si era staccato durante la riabilitazione. Hanno scelto una tecnica chirurgica che, a quanto pare, permette un periodo di consolidamento più veloce. Insomma l'intenzione è di rimettere Dani in sella alla RC212V il più presto possibile: il manager, Alberto Puig; la squadra, HRC; lo sponsor, Repsol che lo ha imposto ancora alla Honda. Tutti hanno fretta, corrono contro il tempo. Il TT di Assen si corre sabato e chi va in Olanda prepara i bagagli. E Pedrosa? Camomillo vorrebbe scappare via lontano. L'uomo delle ossa di cristallo sembra aver fermato il suo orologio a quando Marco Simoncelli, con un sorpasso kamikaze, lo ha disarcionato dalla sua Honda nel Gp di Francia a Le Mans. Era forse l'unico che poteva sperare di tenere il passo iridato di Casey Stoner, l'usurpatore australiano che è arrivato in HRC conquistando subito la leadership della squadra. Eppure Dani ha contribuito a sviluppare la RC212V, facendola diventare l'oggetto del desiderio anche per il campione in carica, Jorge Lorenzo. Il maiorchino era pronto a tradire la Yamaha per salire sulla moto più competitiva della stagione 2011. Alberto Puig ha digrignato i denti, ha mosso tutte le conoscenze spagnole per confermare il suo pupillo alla Honda e Dani adesso non può mollarlo sul più bello. Facile a dirsi, ma... a Le Mans Pedrosa non si è rotto solo l'ennesimo osso, probabilmente si è rotto anche il suo equilibrio interiore. Ha lottato con il dolore e si è arreso al dolore, ma non solo. La caduta francese ha inciso profondamente nel fisico e nel morale. Tutti lo rivogliono sulla moto, come se quello scricciolo di 51 kg fosse un accessorio della Honda. Ma Dani pare non abbia fretta... L'orologio del destino sembra essersi accanito su un giovane che è già vecchio a 26 anni: 13 vittorie, 17 pole position. Numeri magici o mefistofelici se si guardano con l'occhio del supestizioso. Ha corso 50 Gp: cifra tonda. Ma nessun mondiale nella categoria regina, dopo due iridi in 250 e una in 125. E forse l'iberico ha maturato la consapevolezza di aver visto sfumare l'ultima grande occasione, demolendo la propria auto-stima. E allora quello che era amore rischia di diventare odio. O saturazione per la MotoGp e le corse. Ma il Motomondiale si può permette il lusso di perdere uno dei “magnifici quattro”. Lo schieramento decimato impone che in pista ci siano anche mezzi piloti: quanti sono gli acciaccati che si leccano le ferite in silenzio per un eroico Colin Edwards che sale sul podio di Silverstone? Vogliamo un Pedrosa integro? E allora lasciamolo guarire nelle ossa rotte e nella convinzione che è scesa a zero. Ma se lo vedrete in pista ad Assen non applaudite quel fenomeno da baraccone perché il vero Dani con la testa sarà lontano...

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