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Motegi: qualcuno pagherà il "conto" del rifiuto?

Il Gp del Giappone si è disputato senza allarmi di radioattività, ma c'è chi è rimasto a casa e rischia il posto

Motegi: qualcuno pagherà il
La Moto Gp ora vuole voltare pagina. La Honda finalmente ha ottenuto la vittoria a Motegi con la RC212V. Sulla pista della Casa giapponese è arrivato il successo che spezza un digiuno durato sette anni (l'ultima affermazione era stata di Makoto Tamada datata 2004) e che chiude il ciclo vitale del motore 800 con un'affermazione molto importante per l'orgoglio del marchio. I nipponici e in particolare la Honda hanno fortissimamente voluto il Gp del Giappone che si è disputato ad appena 120 km dalla centrale nucleare di Fukushima. Ne avevano fatto una questione di Stato, quasi che la disputa della corsa potesse segnare il punto di ripartenza di una nazionale che in marzo è stata piegata (ma non spezzata) prima dal terremoto e poi dalla furia delle tsunami. Un simbolo che è stato per qualche mese motivo di feroci polemiche e di minacce neanche tanto velate a chi voleva boicottare l'appuntamento nipponico. Tranne Claudio Corti (pilota di Moto2) tutti i piloti si sono presentati regolarmente al Twin Ring, mentre numerose sono state le defezioni degli addetti ai lavori che animano il paddock: tecnici, meccanici, troupe tv, giornalisti e fotografi. La lista è lunga (a cominciare dall'equipe di Italia 1 che ha commentato da casa la gara che nessuno del paddock voleva che si disputasse). Bastava guardare le immagini del parco chiuso per vedere come il recinto che di solito accoglie i primi tre classificati di ogni corsa del Motomondiale fosse insolitamente meno affollato del solito. La Dorna ha fatto pressioni molto forti a quanti volevano disertare la trasferta giapponese (a qualcuno è stata ventilata la possibilità di non rinnovare il pass per il prossimo anno, se avessero mancato l'appuntamento in casa della Honda) e anche le Case nipponiche hanno fatto valere valide argomentazioni contrattuali per “convincere” i loro piloti ufficiali a non saltare l'evento. Ma è giusto che operatori del settore debbano essere stati messi nel dubbio se rischiare la salute o il posto di lavoro? Un ricatto molto pesante, tanto più che si doveva combattere un nemico invisibile, quanto subdolo. Chi non aveva forza contrattuale ha chinato il capo ed è partito per Motegi contro la sua volontà. Gli specialisti assicurano che al Twin Ring non ci fossero valori di radiazioni pericolose: sono stati fatti ripetuti rilevamenti senza che emergessero dati allarmanti (i maligni hanno sostenuto che si sono fatte le verifiche più attente alla camera dove sarebbe stato alloggiato Carmelo Ezpeleta, grande capo della Dorna). E su queste informazioni si è impressa la spinta perché il Gp del Giappone si disputasse regolarmente, ma in pochi hanno detto che solo i Vip della Moto Gp erano alloggiati nelle strutture alberghiere di Motegi, mentre il grosso della truppa è stato sistemato in un'area più vicina alla centrale nucleare di Fukushima, dove la certezza dei controlli non era affatto garantita. È normale che sia scattata una forma di psicosi, ma non è normale che le autorità doganali giapponesi volessero vietare l'ingresso di derrate alimentari dall'estero sostenendo che non c'erano validi motivi per ritenere che ci fossero cibi contaminati. E anche il fatto che gli spettatori sugli spalti fossero solo 34 mila evidenzia come gli stessi giapponesi, che di solito partecipano in massa agli eventi motoristici più importanti, hanno preferito disertare. Oggi non sappiamo se ha avuto ragione chi è stato a casa o chi ha avuto il coraggio di affrontare la trasferta al Twin Ring. Lo dirà solo il tempo. Ci auguriamo che ci sia stato un eccesso di allarmismo, per cui non ci saranno effetti negativi sulla salute delle persone del Circus del Motomondiale. Resta un grande rammarico su cui riflettere: in un mondo moderno che si proclama civile le scelte fondamentali dovrebbero essere lasciate al singolo individuo e, invece, qualcuno ci avrà rimesso il posto di lavoro per il rifiuto di Motegi. Signori nessuno per i quali non ci sarà alcun clamore mediatico...

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