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Lorenzo gioca in difesa con un motore in meno

Il pilota della Yamaha deve gestire il potenziale tecnico con un Pedrosa in forma stellare

Daniel Pedrosa, fra i grandi piloti della MotoGP odierna, è sempre stato considerato l’ultimo asso di un poker, quello con minori possibilità di vincere un mondiale perché vulnerabile. Il campione dalle ossa di cristallo non aveva mai finito una stagione nella classe regina in piedi e non aveva mai mostrato una continuità di prestazione che ora, invece, pare aver raggiunto. Era velocissimo e, spesso imprendibile, se partiva dalla pole position, ma non riusciva a fare la differenza nel gruppo o sul bagnato. DANI ESORCIZZA LE PAURE “Camomillo”, come è stato soprannominato da Guido Meda, commentatore tv di Italia1, ha vinto cinque delle ultime sei gare con un canovaccio che non lascia alcun dubbio: un avversario ostico come Jorge Lorenzo fino a qualche mese fa era un incubo da superare. Dani deve aver esorcizzato i suoi timori, perché il maiorchino l’ha infilato in lungo e in largo con un repertorio sempre più vario di attacchi. PICCOLE RIVINCITE Il piccolo rider della Honda si sta prendendo delle belle rivincite su chi lo vedeva solo come un outsider di lusso nel mondiale, talentuoso ma incompleto. Il catalano è in lizza più che mai per il titolo, anche se recuperare 23 punti a due gare dalla fine non sarà un’impresa facile, perché non potrebbe bastare vincere le ultime due corse. YAMAHA CON UN MOTORE IN MENO “Black Mamba”, come si è auto-definito Jorge Lorenzo, sta giocando in difesa: si riserva il morso letale per Valencia. Valentino Rossi, a chi gli ha chiesto un commento sul comportamento del maiorchino, ha dichiarato: “Io ho sempre lottato fino alla fine per conquistare i miei titoli mondiali”. È tutto vero, ma c’è una variabile che il Dottore non ha voluto prendere in considerazione: ai suoi tempi (come se si parlasse già di un secolo fa…) non c’era il vincolo dei motori. Ogni pilota può usare sei propulsori in una stagione e il leader del mondiale è già arrivato a raschiare il… barile. JORGE PAGA IL CRASH DI ASSEN Jorge sta pagando oltre misura l’unico ritiro stagionale avvenuto ad Assen per la caduta causata da Alvaro Bautista nella settima gara stagionale. Oltre a non aver incasellato punti iridati, aveva appena montato la terza unità Yamaha dell’anno (ogni propulsore deve fare almeno tre GP) che si è rotta nella carambola i cui effetti sono stati più disastrosi del previsto. TATTICA DI DIFESA Lorenzo, quindi, è quasi “costretto” a scegliere una tattica rinunciataria, che poco concede allo spettacolo, se intende laurearsi di nuovo campione del mondo. Ha dovuto allungare la vita dei motori residui per evitare di dover pagare delle penalità proprio nel momento cruciale della stagione. SUPREMAZIA NEL GIRO SECCO Si concede un giro a manetta in qualifica (sono sue le ultime tre pole), per rimarcare che non deve essere messa in dubbio la sua capacità di stare davanti a tutti, e poi prova nelle prime battute di gara a misurare qual è la soglia di competitività di Pedrosa. Cerca un allungo iniziale, ma non potendo spremere tutto il potenziale a disposizione, cerca la massima resa con il minimo sforzo. LA VELOCITA’ NON BASTA Questo è lo stato dell’arte dopo Sepang. La situazione tecnica, dunque, è ben definita: la Honda ha un vantaggio oggettivo e Daniel Pedrosa ne è pienamente consapevole. Quella che sta cambiando è la situazione emotiva: il catalano non ha niente da perdere e può andare sempre all’attacco cercando il massimo risultato senza alcuna remora, mentre il maiorchino deve restare “abbottonato”. Deve evitare qualsiasi errore che potrebbe compromettere una stagione fantastica. Gli osservatori sostengono che Lorenzo sta uccidendo lo show della MotoGp per il suo utilitarismo, ma non ha altra alternativa. E comincia a sentire il peso psicologico di una strategia che rischia di logorare chi sa di non poter esprimere tutto il potenziale di cui sarebbe capace. FAR VALERE IL CARISMA Jorge ha inteso nel bagnato di Sepang che una scivolata nel diluvio malese poteva azzerare tutto il suo vantaggio. Del resto aveva capito di aver scelto la gomma rain sbagliata (morbida) e ha alzato il braccio per segnalare alla direzione corsa quando era il momento di fermare la corsa con la bandiera rossa. Ha fatto valere il suo carisma, prima che il rimontante Casey Stoner lo infilasse senza se e senza ma. PARTITA A SCACCHI Questo mondiale sarà deciso come una partita a scacchi: la velocità sarà uno dei parametri da tenere in considerazione, ma non sarà l’unico. Conterà tenere i nervi saldi, sapendo gestire una pressione psicologica sempre maggiore. E sarà interessante notare quale ruolo vorrà interpretare il pensionando Stoner. Vincendo a casa sua, a Phillip Island, non farebbe che il gioco di Lorenzo…

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