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Dall'Igna: "Voglio riportare la Ducati a vincere!"

Il direttore generale del Reparto Corse nel 2014 si accontenterebbe di vedere crescere la GP14 costantemente

Dall'Igna:
Alla Ducati devono aver aperto le finestre: a Borgo Panigale si respira un’aria molto diversa rispetto allo scorso anno. In attesa di incontrare Gigi Dall’Igna, direttore generale di Ducati Corse, vediamo molte facce sorridenti. Ci sono riunioni allargate: si discutono le soluzioni per i prossimi test di MotoGp a Sepang, dopo che la prima sessione in Malesia ha mostrato una crescita inattesa della Desmosedici GP14. Il nuovo capo ha impresso una forte iniezione di fiducia a un gruppo che forse aveva perso un po’ di motivazione. Riaffiora l’orgoglio Ducati, calpestato da tre stagioni molto difficili. L’ufficio di Gigi è nel cuore del Reparto Corse e davanti alla sua scrivania ha voluto la GP13. Un simbolo. Il punto di ripartenza. Dopo vent’anni di successi in Aprilia, il 47enne veneto ha accettato la sfida impossibile. Non rinnega il passato (in casa ha ben dieci moto vincenti che tiene gelosamente). Ha smesso di smanettare da quando è nata la figlia, sei anni fa. Non ha mai cavalcato una MotoGp perché si sente un tecnico. In realtà è anche un agitatore di anime. E cerca l’anima pure nelle sue moto. Le folte sopracciglia scure contrastano con il pizzetto e i capelli bianchi: ha un che di luciferino con quei lineamenti tagliati. In realtà sprizza simpatia. Medita le parole, ma risponde a tutte le domande. È un tipo schietto che non si nasconde e accetta il contradditorio. E l’intervista diventa una lunga chiacchierata che vi consigliamo di leggere fino in fondo. Che effetto fa ereditare la Ducati Corse dopo una stagione molto deludente? ”Non è stato solo un anno terribilmente difficile, perché il periodo duro è stato molto più lungo. E chi fa le corse per lavoro non può avere la faccia soddisfatta se perde, per cui sicuramente il morale di tutti era basso e la fiducia in sé stessi era altrettanto bassa. Per contro, devo dire che ho trovato persone con un livello tecnico e culturale alto”. Che idea si era fatto della Ducati da fuori e cosa ha trovato quando ci ha messo il piede dentro? ”Diciamo che le cose viste da fuori hanno sempre un effetto diverso rispetto a quelle che sono davvero. Ma non mi sono fatto chissà quali immaginazioni: sono arrivato a novembre e ho cercato di capire cosa c’era e cosa manca in Ducati per cambiare solo quello che serve. Parlare di quello che c’era prima è difficile perché non ho tutti gli elementi per giudicare e alla fine non credo che la mia impressione possa essere molto diversa da quella di tanti altri che la osservavano da fuori”. Il livello che ha trovato è più alto di quello che aveva percepito? ”Come ho detto il livello tecnico delle persone che ho trovato è molto alto. E il discorso non si limita al capitale umano, ma anche al livello delle strutture: a parere mio la Ducati è all’avanguardia. Dopo aver scoperto l’ambiente, ho sempre detto di essere più ottimista di quando stavo per entrare in Ducati. Lo confermo a maggior ragione adesso, dopo che ho conosciuto non solo le persone che lavorano a casa, ma anche quelle che vanno in pista. Io ho debuttato nei test di Valencia, ma allora era troppo presto per fare valutazioni sulle persone. Dopo Sepang 1 ho le idee un po’ più chiare sul potenziale che c’è anche in pista e posso dire di essere ancora più ottimista. Credo che riusciremo a gestire bene quello che serve…”. Il primo contatto con la Ducati a quando risale? Perché è una storia che affonda nel tempo… ”Questo è sicuramente vero. Vivo da anni il mondo delle corse per cui dei contatti ci sono stati e in vari momenti del passato. Sinceramente non mi ricordo nemmeno più il primo”. E quello più recente è iniziato quando? ”Diciamo che… questa è una domanda difficile… ci devo pensare un po’ prima (e ride): posso dire più o meno a metà della stagione scorsa”. Quindi c’è stato un periodo di riflessione prima della scelta… ”I primi contatti erano stati molto superficiali e nemmeno diretti, giusto per capire se c’era l’eventuale disponibilità a muovermi. Niente di concreto insomma…” La GP14 non si può definire già la Moto di Gigi Dall’Igna: cosa ci ha messo di suo e cosa ha trovato? ”La GP14 è una moto che è nata prima che io venissi a Borgo Panigale. I disegni erano pronti e le idee erano abbastanza chiare. Quello che ho fatto è stato cercare di inserire certi concetti che non c’erano. Va tenuto presente che una moto da corsa ha così tante variabili e così tante possibilità di regolazione, che a parere mio conta forse più una buona messa in pista che differenti soluzioni tecniche”. E allora cosa è stato cambiato? ”C’è un set – up base che è completamente diverso rispetto a quello dello scorso anno. Poi abbiamo inserito delle cose che era ragionevole introdurre nel poco tempo che avevo a disposizione. Abbiamo apportato le modifiche a telaio e motore. Adesso mi è difficile entrare nel dettaglio”. Cosa cercavate? ”Diciamo che avendo ascoltato i commenti dei piloti mi ero fatto un’idea di come dovesse essere assettata la GP14 e con il contributo di tutti abbiamo cercato di riassumere i vari punti: non è cambiata tanto la moto, quanto l’assetto di base”. Alla fine non c’è più niente di uguale rispetto allo scorso anno… ”Sì è così. Se analizziamo le infinite possibilità di regolazioni si può realizzare la moto che si vuole…”. E quale è stato il concetto ispiratore di Dall’Igna? ”Bisogna ascoltare sempre i piloti. Ma uno si basa anche sulla propria esperienza. Sapendo di dover gestire la potenza di una MotoGp abbiamo agito su interasse, avancorsa. Ci sono una serie di parametri fondamentali che fanno l’assetto più che la moto”. Volendo estremizzare si potrebbe dire che intorno ai… tubi è cambiato proprio tutto… ”Esatto e ci tengo a dire che il cambiamento è venuto con il contributo di tutti. Non c’è solo il mio pensare. Abbiamo ragionato a tavolino su quello che doveva essere l’assetto di partenza della GP14”. Che impronta ha dato alla squadra? Non deve essere stato facile modificare uno stato d’animo depresso: con le persone non basta girare un interruttore… ”L’organizzazione in certi casi conta più della tecnica. E probabilmente Ducati aveva bisogna di una struttura un po’ diversa…”. Possiamo entrare un po’ di più nel dettaglio? ”Ho cercato una maggiore integrazione fra i vari reparti. Ho curato la velocità e la precisione con cui le informazioni devono girare fra i reparti”. Bisogna parlarsi o scriversi delle e-mail? ”Io ho sempre pensato che siano gli avvocati a scrivere. Ho sempre pensato che conti molto parlarsi. Preferisco fare delle riunioni. Sia chiaro, devono essere mirate e non delle perdite di tempo, ma è sicuramente importante condividere le idee. Qui non è che bisogna fare quello che dico io, ma realizzare la soluzione migliore. Ecco perché bisogna che tutti provino a convincermi su quella che è la soluzione giusta da portare in pista o da provare al banco. C’è sempre una discussione approfondita con i miei collaboratori e alla fine non è detto che prevalga sempre la mia opinione”. La motivazione delle persone è una delle chiavi del successo. Non tutti i capi sono disposti alla condivisione degli obiettivi da raggiungere… ”Ho sempre pensato che l’organigramma sia solo un pezzo di carta e serva più che altro a organizzare le ferie (e ride di gusto)… Questo lo dice la mia esperienza…”. Quali sono i ruoli di Paolo Ciabatti e Davide Tardozzi nella squadra di MotoGp? ”I compiti sono chiari: Paolo Ciabatti è il direttore sportivo di Ducati Corse e sovrintende sia la MotoGp che la Superbike. Poi ci sono due capi progetto: Paolo si occupa della MotoGp, mentre Ernesto Marinelli cura la SBK, ma è evidente che ci sono molte correlazioni fra i due mondi a livello sportivo e tecnico. Anzi, a questo proposito ci tengo a dire che ho ricucito lo strappo che c’era tra i due mondi”. Questa è una novità importante, non fosse altro che negli ultimi due anni non c’era la squadra ufficiale in SBK, ma solo un team appoggiato… ”Adesso non è più così, poco fa stavamo facendo una riunione sul motore e c’era una partecipazione di MotoGp, ma anche di Superbike. Alla fine tante prove che si fanno per la Superbike non è detto che non possano andare bene anche per la MotoGp. È importante l’approccio filosofico che si ha sia dal punto di vista tecnico che sportivo. Inoltre è importante che se una moto corre si capisca che è una Ducati in qualsiasi dei due campionati sia impegnata”. Questa può essere la chiave di letture che spiega il miglioramento delle prestazioni in entrambe le categoria? ”Chiaramente aiuta, non voglio dire che ci sia solo questo. In SBK erano state fatte delle modifiche che già sapevano essere positive ancora prima del mio arrivo in Ducati. Perché i test fatti a fine stagione 2013 dai due piloti avevano indicato che si era presa la strada giusta rispetto al campionato appena concluso”. Si aspettava i miglioramenti visti in MotoGp nei test di Sepang? ”Sepang 1 era un test importante per me, perché doveva dare un segnale, grande o piccolo che fosse non importa, che qualcosa sarebbe cambiato nel senso giusto. Il morale è fondamentale. Non solo quello dei piloti, ma anche di quello dei tecnici che lavorano al progetto. Mi serviva invertire un po’ la rotta per cercare di rompere una spirale negativa. Sapevo di aver portato dei contenuti diversi sulla moto rispetto a quelli che c’erano in precedenza, ma quella era solo una speranza. Averla vista poi confermata è stato importante. Ma attenzione, abbiamo fatto solo un passo. Ne dobbiamo fare ancora tantissimi…”. Certo, però rispetto alla comparazione con la pole dello scorso anno c’è stato un incremento delle prestazione di Dovizioso di 1”3 contro i 0”4 di tutti gli altri: il salto sembra grande… ”Anche guardando i dati di telemetria si sono visti dei risultati che speravamo. Ripeto: abbiamo fatto un primo passo di avvicinamento, però c’è ancora tantissimo da cambiare prima di essere soddisfatti”. Quanto ha aiutato la nuova gomma Bridgestone più morbida nel risolvere i problemi al posteriore della Desmosedici? ”Noi a Sepang non abbiamo ancora usato la gomma morbida…”. Quindi c’è ancora un piccolo vantaggio da prendersi? ”In realtà la Bridgestone ha portato una gomma che era più morbida da un lato, ma più resistente dall’altro e, quindi, perdeva un po’ di grip. Per cui dire che era una gomma morbida non è corretto, anche perché la maggior parte delle curve girava dall’altra parte…”. Il telaio di Sepang era simile a quello 2013: si dice che siano stati fatti degli inserti di carbonio. È perché fletteva? ”La rigidezza è un aspetto importante sul telaio e sulla forcella. Sul telaio di Sepang non abbiamo lavorato molto, ma quello sarà l’oggetto di uno dei nostri prossimi sviluppi”. La GP13 Open di Hernandez è stato più lenta di due secondi rispetto alla moto factory… ”Intanto diciamo che i piloti sono diversi: Jonny ha ancora della strada da fare e deve imparare delle cose prima di essere protagonista in questo ambiente, mentre gli altri tre piloti sono importanti”. Ci sarà una GP14 Open per Hernandez? ”Non lo so, questa è una scelta che è in fase di valutazione. Non è detto…”. Quindi la Desmosedici GP14 Open ci sarà solo se tali diventeranno le moto factory? ”Hernandez in questa fase rappresenta un esperimento che Ducati fa per capire meglio quella categoria. Come evolverà quella moto è troppo presto per dirlo…”. D’accordo ci vuole tempo, ma non c’è troppo tempo… ”Stiamo riflettendo sulle due opportunità. I due approcci hanno molti pro e contro, altrimenti non ci sarebbe una decisione da prendere, ma una scelta da fare”. La moto factory può contare sull’elettronica libera ma deve fare i conti con i cinque motori congelati per l’intera stagione, mentre nell’Open, a fronte di un’elettronica vincolata, è possibile avere lo sviluppo dei propulsori, gomme più morbide e quattro litri di benzina in più. Per chi deve crescere non è poca roba… ”Certo, e non è detto che si debba aspettare l’anno prossimo per arrivare a unificare l’elettronica”. L’idea di passare alla Open può essere eventualmente perseguita anche da altri team factory? ”E’ difficile fare ragionamenti sugli altri. Il regolamento è scritto in modo chiaro per cui ogni Costruttore farà le sue valutazioni, ma non mi aspetto sorprese”. A proposito di Open, Aleix Espargaro ha stupito con la FTR – Yamaha facendo dei temponi a Sepang… ”Non ha fatto solo un tempone, ma anche delle sequenze di giri molto interessanti”. Tant’è che gli uomini Honda quella moto la stanno contestando… ”Mettiamoci d’accordo: Yamaha aveva dichiarato che faceva certe scelte a metà della scorsa stagione per cui non ha senso adesso lamentarsi, anche perché il regolamento è scritto in maniera chiara per me, per Honda e per Yamaha. Alla fine ciascuno deve fare la propria scelta pensando cosa è meglio per la propria situazione e per cercare di stare davanti agli altri. Altro che moto che non rispetta la filosofia!”. E allora perché è nata la polemica a Sepang? ”Bisognerebbe chiederlo a Honda: posso solo dire che Espargaro e Yamaha hanno fatto un ottimo lavoro… Farete a Sepang 2 la prova comparativa fra la GP14 factory e la Open? ”In realtà la scelta va al di là della comparazione. Certi dati li vediamo già in simulazione. La decisione va presa a prescindere dal test di confronto. Prenderemo delle iniziative che ci porteranno alla scelta. E attenzione non è così tutto scontato a favore delle Open, perché ci manca la libertà di lavorare sul software…”. Fra i contro ci può essere che la gomma più morbida delle Open con una moto factory convertita non regga la distanza della gara? ”Potrebbe essere, però onestamente dai tempi di Espargaro non mi è sembrato che il pacchetto Open sia andato male anche sulla durata”. Il motore Desmo che è una caratteristica Ducati è un dogma per la MotoGp o se ne potrebbe fare a meno per andare a vincere? ”Ducati vuole vincere. Quello che può aiutare a vincere credo vada abbracciato. Ma io credo che il Desmo sia un vantaggio e non un problema. Non c’è ragione che venga messo in discussione”. Sull’architettura del motore, invece, ci potranno essere dei ripensamenti? ”Prima di decidere devo avere in mano tutti gli elementi per pensare cosa è meglio fare. Sto ancora imparando: in fondo abbiamo effettuato solo un test. Mi sono dato tempo le prime tre gare per raccogliere i dati…”. E poi cosa succederà? ”Potrei decidere di partire con qualcosa di veramente nuovo…”. Che vedremo già nel corso della stagione 2014? ”No, quello sarà un lavoro finalizzato all’anno successivo”. Nel 2015 non avrete più scuse: dovrete vincere… ”Avendo deciso di venire in Ducati la responsabilità mi tocca. Vincere o essere competitivi è cosa molto diversa: per me sarà importante costruire una squadra competitiva. L’anno prossimo avremo le carte in regola per puntare in alto”. Il telaio in carbonio rappresenta il passato o è arrivato troppo presto? ”In questo momento non ci sto pensando…” Ma è stato buttato via? ”No, può essere che fra qualche tempo lo si possa ripensare…”. Torniamo alla SBK: il ritorno alla Feel Racing è una garanzia? ”I risultati che Ducati ha ottenuto con quel gruppo di lavoro negli anni sono stati importanti, per cui quando è stato deciso il ritorno in SBK è stato giusto guardare al passato”. Giugliano non ha mai vinto una gara in SBK, ma potrebbe lottare per il titolo: non è un salto troppo grande? ”Non credo che a Giugliano si chieda di andare a vincere il campionato del mondo Superbike, ma è un pilota italiano con un potenziale enorme. Per Ducati è giusto tenerselo e valorizzarlo”. Le moto Evo per la SBK rappresentano la strada giusta per il futuro? ”Per un tecnico avere dei limiti non è mai bello, ma è giusto pensare cosa sia possibile fare per ridurre i costi delle corse in moto. I budget non sono più quelli di una volta e gli sponsor sono sempre più difficili da trovare. Se si vuole tenere vivo il campionato bisogna tagliare le spese e, quindi, portare avanti le scelte della Dorna: non mi piacciano, ma me le devo far piacere per forza perché non c’è altra soluzione”. Conterà di più avere delle moto di serie competitive: dovrebbe guadagnarci il prodotto… ”Sì, da questo punto di vista è vero…”. Quale sarà l’obiettivo 2014 in SBK? ”Non ho mai fatto pronostici e non mi sembra questo il momento di cominciare…” Ci sarà solo la Evo di Canepa quest’anno? ”Questo è l’obiettivo, poi se arriveranno delle opportunità le affronteremo…”. b>E se Max Biaggi chiedesse di fare qualche gara con la Panigale… ”Io non escluso mai nulla categoricamente. Chiaramente le cose vanno contestualizzate con tutto quello che c’è di contorno. Max è stato per me un pilota importante: credo che abbiamo fatto delle bellissime cose insieme”. Torniamo alla MotoGp: perché nell’inverno è partita la voce che Lorenzo potesse venire alla Ducati. Non c’è mai fumo senza un po’ di arrosto… ” Non ho la più pallida idea di come sia nata la voce di Lorenzo. L’obiettivo di Ducati oggi è sviluppare la moto e credo che abbiamo i piloti più adatti per questo tipo di lavoro. Io sono soddisfatto dei miei piloti. Voglio ricordare che Dovizioso in 250 è sempre rimasto attaccato fino all’ultima curva a Lorenzo, anche se aveva una moto meno competitiva. Andrea è un grande campione che deve mettere a posto le condizioni al contorno per esprimersi al meglio”. E Cal Crutchlow? ”Anche lui ha fatto delle cose meravigliose...”. A essere sinceri, è andato forte fino a quando non ha firmato per la Ducati… ”Sì c’è stato un calo a fine stagione, ma per tre quarti di campionato ha fatto vedere gare eccellenti. Il problema non sono i piloti: sta a noi metterli nella condizione di dare il meglio”. Che risultato bisogna aspettarsi per essere soddisfatti? ”Io voglio vincere, per me essere secondo è una sofferenza. Vado sotto al podio… incazzato e non felice! Non è un pregio, è una mia questione di carattere. Poi è chiaro che mi accontenterò di vedere crescere le moto nel corso della stagione per avvicinarci ai primi. Vorrei vedere un progresso costante durante l’anno”. Nelle gare più critiche per i consumi potrebbe vincere una gara la Open? ”Potrebbe anche succedere… La MotoGp in pay tv su SKY è un rischio? ”Spero di no, sarà un problema solo se dovessero calare gli ascolti, ma le gare si vedranno anche in chiaro. E poi come in ogni cosa, c’è anche un’importante contropartita economica”. Ci dovevamo aspettare un risveglio di Valentino? ”Perché deve stupire che stia davanti? Perché negli ultimi tre anni ha fatto più fatica degli altri top rider… ”L’anno scorso ha fatto delle gare bellissime, ricordo il Qatar per fare un esempio. Ha tanto talento che può fare ancora bene, anche se l’età un po’ conta”. Chi vincerà il mondiale MotoGp? ”I due favoriti sono Marquez e Lorenzo…”. Dovendo scegliere? ”Che devo dire? Con Jorge ho vinto due titoli, con Marc uno solo…”. Più chiaro di così…

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