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Tappeti... volanti e cadute fanno discutere a Aragon

Solo Lorenzo azzecca la tattica fra i top rider, mentre gli altri scivolano con le sclick sul bagnato

È chiarificatrice la frase di Livio Suppo, manager della Honda HRC: “Giornata strana. È la prima volta che i miei piloti cascano entrambi, finiscono la gara e portano a casa dei punti”. Marc Marquez davanti al pubblico di casa, nel giorno in cui ha rimediato una figuraccia, è riuscito a guadagnare un punticino iridato su Daniel Pedrosa portando il suo margine a 75 lunghezze. Il bis iridato è rimandato a Motegi, su una delle piste di casa della Honda. Sarà una festa in famiglia con i vertici giapponesi. Ma il fenomeno di Cervera si è rivelato “acerbo” nella gestione della corsa. Come molti altri suoi colleghi. Lo scaltro della situazione è stato Jorge Lorenzo. Il maiorchino, incapace in questa fase della sua carriera di riportare la sua Yamaha M1 davanti a tutti a parità di condizioni (se avesse smesso di piovere avrebbe concluso il Gp di Aragona al quinto posto), ha costruito la prima vittoria stagionale con la logica. Il mamba nero doveva cambiare strategia per riaprire un weekend difficile per la Casa del diapason, dopo il rotondo successo di Valentino Rossi a Misano. Ed è stato premiato con la 32esima vittoria nella classe regina. Una buona iniezione di fiducia per il proprio morale.

LORENZO HA USATO LA TESTA
A Motorland c’è stato, quindi, il… vincitore e tanti, troppi, sconfitti. Chi è in testa al mondiale non è quello che deve prendere inutili rischi: Marc Marquez è scivolato sull’infida pista spagnola (Dovizioso ha evidenziato che era difficile “leggere” i tratti di pista bagnata da quelli più asciutti per il colore molto chiaro dell’asfalto), ma nella sua posizione di leader iridato avrebbe dovuto giocare in… difesa. La caduta, per fortuna, non ha avuto conseguenze (ha concluso 13esimo – Marc sarà mica superstizioso? - dopo essersi rialzato), ma in quelle condizioni il rischio di farsi male è altissimo. Segno che non è affatto vero, come ha detto in Romagna, che penserà più al titolo che alla singola vittoria. Alle sue spalle si era già steso il suo compagno di squadra e rivale per il mondiale, Dani Pedrosa, ma avrebbe dovuto cambiare istantaneamente il suo modo di pensare, anche se aveva promesso che ad Aragon sarebbe andato all’attacco a testa bassa.

MARQUEZ MANCA DI VISIONE STRATEGICA?
“El Cabronsito”, invece, spinto dai suoi tifosi, pronti a inneggiarlo per il 18esimo trionfo in MotoGP, ha preso azzardi inutili. A 21 anni vuole stupire, costruire un’impresa dopo l’altra per rendere la sua carriera leggendaria. E ci sta riuscendo (il giro da qualifica che gli è valso la pole position è stato semplicemente fantastico, mettendo tutti gli avversari a debita distanza), ma non bisogna sfidare il destino. Nei piloti della MotoGP registriamo una certa mancanza di visione strategica, specie quando cambiano le condizioni meteo. Come se fossero programmati solo a tenere spalancata la manetta del gas. E gli uomini del box sono di poco aiuto nel dare utili indicazioni ai rider impegnati in pista. È vero che nessuno meglio di chi sta in sella può giudicare quali sono le effettive condizioni dell’asfalto, ma dopo la sosta di Aleix Espargaro, che ha cambiato la moto a sette giri dalla fine, doveva essere chiaro a tutti che la sosta era molto vantaggiosa.

IL CAMBIO MOTO DI ALEIX ERA INDICATORE
Lo spagnolo ha concluso secondo con la Forward Yamaha in versione Open e anche Cal Crutchlow ha avuto la sua giornata di gloria per chiudere con un podio imprevisto la disastrosa avventura alla Ducati. Ma i grandi hanno toppato tutti, tranne Jorge. Eppure Lorenzo quando vede l’acqua diventa come un gatto al quale gli si rizza il pelo: non ha cancellato il ricordo della clavicola rotta nel 2013 in Olanda e ha rallentato visibilmente fintanto che al 19esimo giro non ha cambiato la M1 e ha cambiato passo: “Nei primi giri era difficile portare in temperatura le rain, ma poco a poco ho iniziato ad andare più veloce. Vedevo la mia tabella ed ero 12esimo e mi dicevo: “Oh no, un’altra Assen”, ma negli ultimi giri sono passato in testa! Ho cercato di mantenere alta la concentrazione. Finalmente è arrivata la prima vittoria della stagione, dopo un periodo difficile, fatto di tanti sacrifici. Sono davvero orgoglioso”.

PERCHE’ PEDROSA E DOVI NON HANNO CAMBIATO TATTICA?
Inspiegabile l’atteggiamento di Dani Pedrosa: il catalano, infatti, se voleva riaprire il discorso mondiale avrebbe dovuto differenziare la sua tattica di gara da quella del “capitano” Honda. Che senso aveva seguire come un’ombra Marquez, potendo giocare un jolly che poteva cambiare la dinamica di una corsa molto pazzarella? Probabilmente se lo chiederà anche lui, ma sembrava ipnotizzato nel seguire le linee di Marc. E fa bene a recriminare anche Andrea Dovizioso consapevole dell’occasione persa. Il romagnolo ha preso più rischi di quelli che lo precedevano e stava guadagnando terreno con la Ducati: “Ero quarto quando sono caduto – ammette Dovi – ho dato una gran botta al fianco e mi è andata bene perché me la sono cavata con una forte contusione ai glutei. Avrei dovuto fermarmi un giro prima, perché ero vicino a Jorge che ha vinto la gara…”.

IL TAPPET0… VOLANTE SI DEVE TOGLIERE
Chissà se l’esperienza insegnerà qualcosa? Diverso è il discorso di Valentino Rossi e Andrea Iannone. La coppia tricolore ha esagerato nelle prime fasi quando la pista era ancora asciutta (ingiuste le accuse a Dani Pedrosa di aver frenato prima!). Entrambi sono arrivati lunghi e sono finiti sull’erba sintetica bagnata. Quella striscia verde che permette alle automobili di rientrare in pista senza danni, diventa una trappola per le moto. Pare che in Safety Commission i piloti avessero chiesto di togliere il tappeto, ma ancora una volta le loro istanze non sono state ascoltate. La botta di Valentino è stata brutta perché ha anche perso momentaneamente conoscenza. Prontamente soccorso se l’è cavata con un forte mal di testa. Ma togliere un pezzo di erba sintetica non deve essere un problema irrisolvibile per un circuito che spende milioni per avere la MotoGP. Vero Loris Capirossi e Franco Uncini? Evidentemente la tragedia in Moto2 di Shoya Tomizawa a Misano 2010 non ha insegnato niente...

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