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Dall'Igna: "La GP15 è nata dalle simulazioni"

Il direttore generale di Ducati Corse spiega come è nata la discontinuità di una moto tutta nuova

Dall'Igna:

Gigi Dall’Igna aspetta che l’Auditorium Ducati, dove fa ancora bella mostra di sè la GP15, si svuoti dei giornalisti che lo hanno incalzato con le domande dopo la presentazione. Il direttore generale di Ducati Corse non ha resistito alla voglia di salire in sella alla sua creatura, per avere un contatto anche fisico con la nuova Desmosedici. E si trova subito a suo agio. Lo sguardo va lontano e, forse, insegue la prima vittoria.

Il veneto non è solito spendere parole a vanvera e se si è preso l’impegno è perché sa che può sgretolare la supremazia dei giapponesi. La GP15 ha ben poco in comune con la Rossa dello scorso anno: è di taglia downsize, frutto di un’accurata miniaturizzazione che è cominciata con il motore, totalmente rivisto per quanto fedele alla V di 90 gradi e al comando desmodromico, e ha riguardato anche la ciclistica.

Le carene mostrano forme complesse in un abito assai stretto che finisce in un codone molto assottigliato, per cui nel confronto sembra smodato il cupolino, quasi non ci sia un rispetto delle proporzioni fra il davanti e il dietro, come se non si sapesse che deve vestire il telaio per assicurare l’indispensabile carico anteriore e la massima efficienza aerodinamica.

Nella discontinuità tanto celebrata da Dall’Igna è sparito molto del rosso Ducati per cedere più centimetri al bianco. Esigenze di sponsor munifici che ancora investono nella “nazionale” delle due ruote. Gigi prima di parlare di profonda rivoluzione tecnica, preferisce parlare di continuità…

“E’ vero, perché non abbiamo buttato via quanto di buono era stato fatto da noi e da chi è stato qui prima di me. Quello è un errore comune che non ho voluto ripetere. Detto questo è giusto rilevare che c’è una grande discontinuità con il progetto precedente. Ci sono molte novità, cose che non erano mai state fatte prima né da me, né da Ducati”.

Cosa è cambiato nel pensare la GP15?
“Prima di realizzare questa moto abbiamo fatto tantissime simulazioni al computer: credo che questo sia l’aspetto più innovativo del progetto. Abbiamo sviluppato dei software molto evoluti, molti dei quali sono stati studiati proprio in Ducati. Abbiamo cercato di capire quali dovessero essere i punti fissi della moto ancora prima di cominciare a disegnare il primo pezzo della GP15”.

La simulazione, quindi, ha cambiato le metodologie di lavoro della factory?
“Non c’è dubbio e si tratta di processi complessi, difficili da attuare quanto da raccontare”.

Migliora la qualità della fabbrica e cresce la competitività della moto: è da qui che nasce il grande salto di qualità?
“Lo spero, io ci punto molto. Per ora è ancora tutto sulla carta: lo scopriremo a Sepang se questa strategia di lavoro avrà funzionato. Per la prima volta c’è stata una progettazione integrata”.

Ci risulta che il motore 2014 fosse potente, ma ingombrante…
“La dimensione del motore era un limite che abbiamo avvertito nella ricerca del set up ottimale e, quindi, abbiamo fatto un grosso lavoro per risolvere il problema”.

Quando hai lanciato la nuova Desmosedici?
“Abbiamo iniziato a pensarla in aprile dello scorso anno, poi siamo passati ai disegni. Rifare un motore non è qualcosa che capita ogni anno e quando lo abbiamo acceso per la prima volta c’erano tutti i ragazzi in sala prova”.

Il nuovo motore pesa di meno?
“E’ in linea con quello dello scorso anno: non ho voluto prendere dei rischi sul propulsore per dedicarmi allo sviluppo della ciclistica nei test. Per capire la moto, svilupparla. Poi nel corso della stagione porteremo degli sviluppi e alla fine della stagione mi aspetto una sensibile riduzione di peso. Abbiamo già deciso delle evoluzioni, ma abbiamo pensato di non implementarle adesso per cercare di correre meno rischi. Bisogna prenderseli quando serve”.

Quante evoluzioni avete programmato nella stagione?
“Questa è una grande discontinuità, per cui non sono programmate. Partiamo con Sepang 1 e poi vediamo se è il caso di cambiare qualcosa in funzione dei risultati che avremo raccolto in pista. È quasi stupido andare a programmare nel dettaglio una stagione: aspettiamo di vedere cosa succederà a Sepang 2 e poi definiremo i nostri piani di sviluppo”.

Quindi gli azzardi sono stati presi sul telaio e la ciclistica?
“Direi proprio di sì”.

Alla fine dei test la GP15 andrà più forte della GP14.3?
“Questo non te lo so dire. Forse no, perché l’obiettivo di Sepang 2 è di sviluppare la ciclistica per cui ci terremmo un po’ di margine sul lato motore per avere meno rischi in modo da essere sicuri di completare tutti i test che ci siamo prefissati”.

La Ducati si è “nipponizzata” nelle forme?
“No, abbiamo cercato di evolvere la moto secondo le nostre idee, ma è chiaro che abbiamo anche guardato cosa stanno facendo gli altri”.

Qual è l’obiettivo del 2015?
“L’ho già dichiarato e non mi rimangio la parola: vorrei vincere almeno un Gp. Si tratta di un obiettivo molto impattante”.

A Sepang porterete la GP15 e anche la GP14.3?
“E’ giusto fare dei test comparativi perché la moto nuova avrà sicuramente dei punti a favore, ma potrà avere anche qualche punto di debolezza. La GP15 è molto diversa: sarà importante individuare i punti deboli per poter definire gli interventi necessari a cancellarli, per poi poterci concentrare solo sui punti forti”.

Honda e Yamaha hanno fatto un ulteriore passo in avanti a Sepang per cui vi costringeranno di nuovo a inseguire o sono al livello che ti aspettavi?
“E’ normale che ci sia più discontinuità nell’inverno. Sia per questioni di regolamento, i motori congelati, sia per questioni di opportunità, difficilmente si portano in pista tutte le evoluzioni che si hanno in stagione. Nella sosta invernale, invece, si cerca di fare dei passi in avanti anche importanti. Non nascondo che ero piuttosto preoccupato per questo, perché noi avevamo continuato a evolvere nel corso dell’anno e non sapevo quante cartucce si sarebbero tenuti gli altri. Credo che abbiamo mantenuto il passo degli altri, facendo forse un pelo meglio e questo mi dà ulteriore fiducia…”.

Non hai mai iniziato una stagione con una moto così nuova?
“Direi di sì, in SBK avevo osato in maniera importante, mentre nelle altre categorie non era necessario perché partivo da basi più consolidate per cui non aveva senso fare delle vere e proprie rivoluzioni. Questa volta era il caso di farla e credo che abbiamo fatto la scelta giusta”.

La GP15 è il progetto più difficile della tua carriera?
“Uno guarda sempre quello che ha davanti: ora la mente è focalizzata su questo progetto. È sicuramente uno dei progetti più difficili, perché chiaramente la partita si gioca nel campionato più difficile, dove i competitor sono molto aggressivi”.

Ci hai perso il sonno?
“No, a quello ci pensano i miei bimbi…”.

Guardando la presentazione in streaming cosa avrà pensato Marquez?
“Poco, non si giudica una moto dalle foto della presentazione. Gli avversari ci prenderanno le misure al primo test. E anche noi siamo curiosi di vedere come possa andare”.

Cosa hai cambiato nel metodo di lavoro oltre a puntare sulla simulazione?
“Ho cercato di lavorare sull’amalgama del gruppo. Un ingegnere che si occupa di ciclistica ha filosofie di approccio al lavoro che sono diverse dal motorista. Il telaista ha il decimo di millimetro come unità di misura del suo operare, mentre il motorista analizza anche il centesimo, se non il millesimo, di millimetro. Si tratta di persone che difficilmente riescono a trovare un giusto compromesso, per cui bisogna stimolarli: ho cercato di avvicinarli perché i problemi di uno fossero anche dell’altro e viceversa”.

In Ducati c’era uno sbilanciamento a favore dei motoristi?
“E’ importante trovare il giusto bilanciamento. Il mio obiettivo non è avere il motore più performante o la ciclistica più performante, ma trovare il giusto compromesso fra le varie entità che compongono la moto”.

Non è la filosofia che contraddistingue Honda e Yamaha?
“Non so come lavorano loro, probabilmente sì. Non ho mai pensato di vincere una gara in sala prova. Aiuta ad avere una moto veloce, aiuta ad avere una buona velocità di punta, ma non è solo quello che serve…”.

Avete evoluto il cambio seamless?
“Avevamo già fatto un passo avanti lo scorso anno. Eravamo passati da quattro a cinque marce seamless. Solo la sesta non la è. Non abbiamo programmato degli sviluppi significativi in questo ambito perché contavamo di essere già competitivi e trasferiremo questa esperienza sulla GP15”.

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