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Ciabatti: "La GP15? Più innovativa di quanto sembri"

Il direttore sportivo parla di scelte di progetto di Dall'Igna che si scopriranno solo più avanti

Ciabatti:

Paolo Ciabatti ci crede. Il direttore sportivo di Ducati Corse ha le idee chiare sulla stagione 2015. E come Gigi Dall’Igna, non si nasconde dietro alle parole, ma affronta senza peli sulla lingua quali sono gli obiettivi della Casa di Borgo Panigale che vuole smettere di essere una comprimaria della MotoGP per tornare ad essere una protagonista. Si ricomincia a parlare di vittoria…

La Ducati riuscirà a rompere il predominio dei giapponesi in MotoGP?
“In effetti non possiamo che avere questo obiettivo per la stagione 2015. L’intenzione è di vincere un Gp: si tratta di un obiettivo ambizioso. Del resto l’anno scorso, quando abbiamo iniziato avevamo un gap così pesante dai primi che sembrava difficile poter ridurre il buco dei primi in gara a 10 secondi. Anzi sembrava impossibile e quando ne abbiamo cominciato a parlare c’era chi aveva sorriso e, invece, ci siamo riusciti con una certa costanza specie nella seconda parte della stagione. Abbiamo colto tre podi, che potevano essere quattro se Crutchlow non fosse caduto all’ultimo giro in Australia, siamo partiti diverse volte in prima fila, segno che anche la GP14 era molto veloce, ma ci mancava la possibilità di essere costanti in gara. Abbiamo raccolto tutte le informazioni della GP14 e poi della GP14.2 e della .3 introducendo delle idee che Gigi aveva in testa per questa GP15. Puntare a vincere vuole dire battere Honda e Yamaha e i quattro piloti più forti della MotoGP. Noi crediamo che Dovizioso e Iannone siano allo stesso livello e lo dimostreranno in pista…”.

Avete una coppia di piloti con caratteristiche molto diverse…
“Iannone è un pochino più aggressivo e butta il cuore oltre l’ostacolo, mentre Dovizioso è più stratega in gara, ma entrambi sono velocissimi e motivati. Noi pensiamo di essere partiti con il piede giusto quest’anno, con una squadra molto unita e carica: si tratta di un programma completamente nuovo. Ci vorrà un po’ di tempo prima che questa moto esprima tutto il suo potenziale: al di là dello shakedown svolto da Pirro, la GP15 scenderà in pista per la prima volta a Sepang lunedì prossimo. Dovremo risolvere qualche problema di gioventù, ma avremo diciotto tentativi per centrare la prima affermazione, visto che non abbiamo detto che vogliamo vincere il primo Gp”.

In realtà a Doha la Ducati è sempre andata straordinariamente bene…
“E’ ovvio che non poniamo limiti alla provvidenza, tutto quello che arriva di buono lo prendiamo e se arriva la vittoria prima del previsto, meglio ancora. Del resto l’anno scorso abbiamo centrato un podio ad Austin che non era atteso. Vedremo come andrà: siamo consapevoli di aver fatto tutto quello che serviva per confrontarci con due colossi come Honda e Yamaha che dispongono di moto che erano già molto competitive e hanno avuto bisogno solo di un aggiornamento. Abbiamo vinto nel passato e ci riusciremo anche nel futuro…”.

Le carenze erano solo tecniche o c’erano anche nella squadra?
“Nelle aziende ci sono dei cicli che, purtroppo, prima o poi si chiudono. Ducati ha passato due anni molto difficili nel 2011 e 2012. C’erano tante aspettative, ma non sono venuti i risultati che la Casa e Valentino si aspettavano. Ovviamente quel momento ha avuto delle conseguenze molto pesanti nella nostra struttura. E il 2013 è stato un anno molto complesso, perché abbiamo iniziato la stagione con una moto modificata nel corso del 2012, nel momento in cui Filippo aveva lasciato l’azienda e fino a quando non è arrivato Gigi nel novembre dello stesso anno a prendere in mano l redini di Ducati Corse, le cose sono state particolarmente dure. Quando le cose vanno male emergono anche i problemi fra le persone. In quei momenti c’era bisogno di tenere duro e di ricreare per il 2014 un’armonia nella squadra".

Intorno a Gigi Dall'Igna è rinata una squadra...
"Dall’Igna ci è riuscito, portando anche delle diverse metodologie di lavoro e ora c’è molta più condivisione di dati fra chi va in pista e chi sta in reparto. Non solo, ma c’è una maggiore circolazione di informazioni anche fra i diversi rami del Reparto Corse, che coinvolge telaisti, motoristi ed elettronici”.

Dall’Igna, quindi, ha rivoluzionato le metodologie di lavoro…
“Gigi crede nella condivisione delle informazioni e fa delle riunioni allargate fra i tre settori che di solito tendono a ragionare in modi diversi. C’è un lavoro molto integrato nel quale sono stati inseriti anche quelli della Superbike, a riprova che il suo progetto è più ampio. Adesso sappiamo che tutti tirano nella stessa direzione con degli obiettivi ben definiti. Siamo, quindi, soddisfatti del lavoro che è stato svolto”.

L’Audi ha fatto molti investimenti a supporto della Ducati: ora si aspetterà dei risultati…
“La Ducati ha alle spalle un solidissimo partner che garantisce a Ducati Motor la tranquillità per avere le risorse che servono per andare avanti e per ottenere risultati sempre più ambiziosi sia dal punto di vista della produzione con i nuovi modelli e con l’espansione dei mercati dove vale la pena di esserci, sia dal punto di vista delle corse, visto che l’Audi è un Gruppo abituato a vincere e noi la mentalità vincente l’abbiamo sempre avuta. Siamo stimolati, ma non più di quanto non lo saremmo per la nostra ambizione di riportare il Marchio dove si merita. Possiamo contare su alcuni consigli dei tedeschi in merito al motore e all'elettronica dove hanno maturato una grande esperienza: il poter confrontare le nostre idee con le loro è utile nello sviluppo della moto”.

Cal Crutchlow ti ha un po’ tradito l’anno scorso?
“Si è svegliato troppo tardi. Con Cal c’era stato un avvicinamento anche in passato, quando non ero ancora in Ducati. Lo conosco da quando era un ragazzino e disputava il campionato inglese Supersport: c’era la voglia di fare qualcosa insieme e quello che sembrava un sogno si è materializzato l’anno scorso. L’inglese è stato accolto in squadra nel migliore dei modi, ma non è stato molto fortunato: in Qatar ha avuto un problema tecnico, ad Austin è caduto e si è fatto male per cui ha saltato anche l’Argentina. L’inizio di stagione, quindi, è andato male, mentre nei test invernali era andato fortissimo, specie a Phillip Island. Le cose poi si sono complicate e lui, probabilmente, non ha voluto provare a guidare la Ducati come va condotta in questa fase e siamo arrivati al punto che era meglio lasciarci. Stranamente da quel momento in poi Cal ha cominciato ad andare più forte. Ha capito anche lui che se fosse stato meno cocciuto e se avesse assecondato di più la moto avrebbe ottenuto prima dei risultati. Ha buttato via un secondo posto meritatissimo in Australia, ma le corse si vincono sulla linea del traguardo. Se avesse avuto quell’approccio un po’ prima forse sarebbe rimasto con noi, ma da un problema possono nascere delle opportunità. Nel frattempo, infatti, è cresciuto bene Iannone che si è meritato la promozione nel team ufficiale. Andrea è un pilota che ci piaceva tantissimo: i piani prevedevano che venisse da noi nel 2016, ma la decisione di Crutchlow ha anticipato le scelte. È un pilota che ci piace molto, che piace ai tifosi e ai nostri sponsor. Credo che abbiamo la squadra ideale”.

Che mondiale ti aspetti?
“Lo scenario sarà più variegato, anche se Marquez mi sembra abbia qualcosa più degli altri. Credo che Lorenzo sia preparatissimo e motivatissimo per fare bene quest’anno, mentre Valentino ha già dimostrato che, nonostante i suoi 36 anni, che compie oggi, gli faccio tanti auguri, è determinato e “cattivo”, ovviamente in senso buono, sulla moto, mentre Dani in alcuni appuntamenti è imbattibile e in altre ingiudicabile. Il mondiale sarà una questione fra Marquez, le Yamaha di Lorenzo e Valentino, con noi a cercare di recitare il ruolo dei terzi incomodi”.

La MotoGP sembra più stabile rispetto alla Formula 1 di oggi: come va letta questa cosa?
“La MotoGP è riuscita ad evolversi con intelligenza nei regolamenti portando avanti la Factory2. Le Case a volte hanno una visione troppo limitata rispetto a quello che è uno show, mentre il promotore ha una visione allargata. Noi siamo impegnati a mostrare la nostra tecnologia, e a promuovere il nostro brand in uno spettacolo. Lo facciamo in uno show altrimenti, le tv non comprerebbero i diritti e la gente non verrebbe a vedere le gare e gli sponsor non sarebbero soddisfatti del ritorno. Quindi bisogna trovare le giuste chiavi per un campionato che vuole essere la massima espressione tecnologica delle due ruote coniugandolo con il fatto che deve essere spettacolare e, quindi, non può esserci uno solo che vince tutte le gare. È compito del promoter trovare i giusti equilibri fra concessioni e imposizioni alle Case. L’elettronica unica è parsa un’imposizione che è stata fatta digerire ai Costruttori ma permette di ridurre i costi e livellare le prestazioni. Credo che con il lavoro fatto da Ezpeleta e dalla Gp Commission insieme alla MSA si capisce che bisogna trovare dei compromessi senza arrivare a posizioni muro contro muro, tutelando le esigenze dei marchi che si riaffacciano come l’Aprila e la Suzuki o la KTM. Da questo punto di vista lo spettacolo è interessante e il campionato è in salute…”.

Per chiudere, tre aggettivi per qualificare la GP15…
“Compatta, aggressiva e molto innovativa. Più di quello che si vede. E alcune cose preferiamo tenercele ancora per noi…”.

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