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Mir preoccupato: “Ducati non ha punti deboli, è dura e frustrante"

Joan Mir sembrava l'unico pilota che potesse impensierire le Ducati nel Gran Premio di Valencia, ma la gara ha avuto un esito diverso. Il maiorchino è rimasto fuori dal podio e riconosce con frustrazione di non aver avuto gli strumenti per lottare con queste Desmosedici che definisce imbattibili.

Joan Mir, Team Suzuki MotoGP

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

La pista di Valencia lo aveva incoronato Campione del mondo nel 2020, proprio al Ricardo Tormo aveva vinto la sua prima e (fino ad ora) unica gara in MotoGP, ma a distanza di un anno Joan Mir ritrova la situazione capovolta. Il pilota Suzuki si è dovuto accontentare di una quarta posizione al termine di una domenica in cui a farla da padrona è stata la Ducati. Prima fila monopolizzata in qualifica e podio tutto rosso in gara, questo è stato l’esito dell’appuntamento conclusivo dell’anno.

Il pilota Suzuki è stato il primo dei non-Ducati e anche il sabato aveva interrotto l’egemonia di Borgo Panigale con la quarta piazza in griglia. Non ce n’è stato per nessuno e il maiorchino si ritiene piuttosto deluso dall’esito del Gran Premio di Valencia, da cui si aspettava decisamente di più. Nel warm-up infatti aveva mostrato un ottimo passo e sembrava davvero l’unico che potesse impensierire il plotone Ducati, salvo poi soccombere nel pomeriggio.

“Sono deluso perché non mi aspettavo di avere queste sensazioni in gara – ha esordito Mir – Pensavo che fosse la mia giornata, avevamo lavorato bene in tutte le prove. Ma non è stato così e non ho potuto farci niente. Ho faticato molto con il grip al posteriore, non lo avevo e questo non ha portato alcun vantaggio nella lotta contro le Ducati. È frustrante, perché lottare solo per il podio non è ciò che voglio. Io voglio di più. Mi trovo di nuovo in una situazione difficile”.

La situazione dunque è crollata in gara: “Nel warm-up ero riuscito ad andare molto più veloce, ma ero solo. Invece in gara dietro alle Ducati ho perso tutte le opzioni di lottare. Avevo anche cominciato bene, avevo superato Pecco, ma poi sono stato sorpassato di nuovo. Mi ha ripreso Martin e quando ho visto che mi ha superato anche Miller ho capito che la gara fosse finita in quel momento. L’anno scorso riuscivo a vedere qualche punto debole su quella moto, alla fine della gara per esempio sembrava facessero più fatica nel turning rispetto a noi. Ma stavolta non ho visto nessuna perdita di performance negli ultimi giri, anzi. Sono ancora più forti a fine gara. Non è facile da capire, non vedo alcun punto debole e ne sono preoccupato, perché sono veloci con diversi stili di guida. Abbiamo del lavoro da fare se vogliamo lottare di nuovo il prossimo anno, perché saranno molto forti”.

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Mir ritiene che le Ducati attuali siano imbattibili, anche per il pacchetto moto-pilota che sembra essere davvero senza rivali: “Il problema è che non correvo solo contro una Ducati, c’erano Ducati dietro Ducati. Generalmente se sei dietro a uno consumi di più l’anteriore, ma loro non sembrano avere questo problema. È molto difficile e onestamente è molto curioso, se guardi i tempi di questa gara e li confronti con quelli degli altri, quando ho vinto la gara nel 2020 eravamo 25 secondi più lenti. Ma io quella gara l’ho vinta. Nella seconda gara, con maggiori informazioni, ha vinto Morbidelli davanti a Jack e hanno finito la gara più o meno 3 secondi prima, quindi erano 22 secondi più lenti. È un grandissimo passo avanti, ma non parlo solo della moto, mi riferisco anche ai piloti. Parliamo di piloti di altissimo livello, questo è fuori discussione”.

Al contrario dei piloti Ducati, Mir è stato costretto a domare una Suzuki difficile da gestire e alla fine si è dovuto accontentare: “Bloccavo tanto l’anteriore e le uniche alternative che avevo era cadere o fare quarto, sono quasi caduto moltissime volte in gara. È frustrante. Dall’altra parte però sono molto contento dei progressi fatti da Suzuki. Lo vediamo sulla carta, lo sentiamo nel box e sicuramente credo nel progetto, ma sono deluso, è normale. È vero che quest’anno che non ho vinto, però non si può certo dire che non abbia dato il 100% durante tutto l’anno. Ma dormirò bene perché non avrei potuto fare più di così. Se qualcuno dirà che avrò fatto la peggior difesa di un titolo della storia, beh...lo dicessero. Ma dovranno vivere dall’interno per capire la situazione e non mi importa di questa gente. Capisco che sia difficile anche per Suzuki non aver vinto una gara. Se nel tuo team hai un pilota vincente, è difficile per tutti gestire questa situazione. Ma dopo quello che abbiamo passato quest’anno, saremo più forti l’anno prossimo. Abbiamo capito che vincere in MotoGP non è facile, questa è la lezione più importante dell’anno per me e per il team”.

Ora però è tempo di pensare al 2022, che inizierà già questa settimana con i test di Jerez, dove Mir si aspetta di lavorare molto per fare dei passi in avanti: “Dobbiamo fare tanti giri nei test, Suzuki porterà i due tester. Ci sono tante cose da provare e dobbiamo concentrarci su molte aree. Le cose interessanti di questi test è che non abbiamo solo una o due cose da provare. Abbiamo molte cose da provare nel dettaglio, telaio, aerodinamica, motori, che non sono più congelati. Questo è ancora più importante di questa gara. La chiave per il prossimo anno sarà il feedback con gli ingegneri”.

Joan Mir, Team Suzuki MotoGP

Joan Mir, Team Suzuki MotoGP

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

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