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Mir: "Difendere il titolo di MotoGP non è una pressione"

Joan Mir ha detto che difendere il titolo della MotoGP è stata più una responsabilità che una pressione. Semmai quella l'ha sentita quando doveva far carriera prima di approdare nel Mondiale.

Joan Mir, Team Suzuki MotoGP

Foto di: Dorna

Il pilota della Suzuki è diventato campione del mondo della MotoGP nel 2020, a soli 23 anni e nella sua seconda stagione nella classe regina. Joan Mir ha raggiunto questo traguardo appena cinque anni ed un mese dopo il suo esordio nel Mondiale, avvenuto nel Gran Premio d'Australia di Moto3 del 2015, quando aveva sostituito un pilota infortunato.

La progressione dello spagnolo è stata incredibile da allora, con la conquista del titolo della classe entrante alla sua seconda stagione completa, con 10 vittorie ed il record di punti. Dopo una sola stagione in Moto2, è passato in MotoGP nel 2019 e l'anno successivo ha vinto il suo secondo Mondiale.

Il #36 ha vinto solo una gara nel 2020 e si è guadagnato il titolo con la sua costanza, la stessa strategia che ha cercato di adottare quest'anno, ma con meno successo. Appesantito da una GSX-RR che è rimasta un po' indietro dal punto di vista tecnico, Mir arriva alle ultime tre gare del 2021 avendo già visto sfumare la possibilità di confermarsi campione.

Nonostante sia stato l'uomo da battere per tutto l'anno, Mir assicura di non aver sentito alcuna pressione ed ha paragonato questa situazione ai suoi anni prima di arrivare nel Mondiale.

"Una mia caratteristica è che sono molto realista", ha detto Mir al podcast ufficiale della MotoGP. "Quando ho visto che erao in grado di essere allo stesso livello degli altri, ho pensato che avrei potuto essere anche il migliore. Poi ho iniziato a correre nel campionato spagnolo".

"Ricordo che mio padre non aveva i soldi per pagare una squadra e dire: 'Ok, pagheremo così avrà un'opportunità'. Ho dovuto sviluppare la mia abilità ed il mio talento da zero, perché se sei in grado di vincere un campionato, poi un altro, allora ci sarà qualche squadra interessata a te. Se vinci hai l'opportunità di salire di livello ed è per questo che ho preso le cose molto sul serio fin da giovane, perché non avevo la possibilità di pagare per andare in una squadra. Così ho dovuto vincere ogni campionato, ed è stato abbastanza difficile".

"E' una grande responsabilità. Ora quando dicono che ho la pressione di dover difendere il titolo delal MotoGP, non penso che questa sia pressione, quella era pressione! Se non ero in grado di vincere con una moto che non era la migliore, le aspettative non erano le migliori e allore nessuno mi avrebbe ingaggiato per la stagione successiva. Non potevo permettermi di rimanere nella stessa categoria per due anni".

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"Non è stato divertente. Le gare non erano divertenti perché erano molto intense. Ma questo fa parte della crescita, e io amo il progresso ed il processo. Mi è piaciuto molto questo processo, ma non le gare di quegli anni. Quando poi sono arrivato nel Mondiale, me lo sono goduto di più", ha concluso.

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