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Marquez e Honda in fuga, ma quanto pesano gli autogol dei rivali?

Il campione del mondo in carica della MotoGP ha avuto un avvio fulminante e con tre vittorie di fila ha fatto il vuoto alle sue spalle, favorito però anche dagli errori in pista di Dovizioso e Zarco e dalla crisi tecnica della Yamaha.

Il vincitore della gara Marc Marquez, Repsol Honda Team

Il vincitore della gara Marc Marquez, Repsol Honda Team

Gold and Goose / Motorsport Images

Marc Marquez, Repsol Honda Team
Il vincitore della gara Marc Marquez, Repsol Honda Team
Marc Marquez, Repsol Honda Team
Marc Marquez, Repsol Honda Team
Marc Marquez, Repsol Honda Team
Andrea Dovizioso dopo la caduta
Andrea Dovizioso, Ducati Team
Andrea Dovizioso, Ducati Team
Andrea Dovizioso, Ducati Team
Johann Zarco, Monster Yamaha Tech 3
Johann Zarco, Monster Yamaha Tech 3
Johann Zarco, Monster Yamaha Tech 3
Maverick Viñales, Yamaha Factory Racing
Maverick Viñales, Yamaha Factory Racing
Maverick Viñales, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Il terzo classificato Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing

E adesso chi lo ferma Marc Marquez? Un anno fa, di questi tempi, il pilota spagnolo era alle prese con una Honda che appariva in crisi tecnica in confronto ad una Yamaha che volava e dopo la gara di Le Mans si ritrovava addirittura a 37 punti di distanza da Maverick Vinales. Poi però sappiamo tutti come è andato a finire il Mondiale...

Ora la situazione si è completamente ribaltata, perché è lui ad aver vinto tre delle prime cinque gare e ad avere un margine di 36 punti sul solito Vinales, che incredibilmente al quinto appuntamento della stagione è secondo nel Mondiale, pur avendo disputato una gara degna del suo calibro solamente ad Austin.

A questo poi dobbiamo aggiungere che la Honda è assolutamente la moto di riferimento: oltre alle tre vittorie di fila di Marc, ha ottenuto anche quella in Argentina con Cal Crutchlow e in Qatar il #93 ha conteso il gradino più alto del podio ad Andrea Dovizioso fino all'ultima curva. Nella classifica costruttori, dunque, i giapponesi sono a soli 5 punti dal bottino pieno dopo cinque gare.

Pensare che il sei volte iridato possa gettare alle ortiche un vantaggio del genere con la RC213V che si ritrova sotto al sedere in questo momento appare una vera e propria utopia, anche perché i rivali più accreditati, Dovizioso e la Ducati, continuano a segnare dei pesanti autogol.

E' vero che "Desmodovi" probabilmente è il meno colpevole per la carambola di Jerez con Jorge Lorenzo e Dani Pedrosa, ma la caduta di Le Mans ha tutta la sua firma. Andrea però, da vero uomo, non ha avuto problemi ad assumersi tutte le sue responsabilità, ammettendo anche di aver gettato al vento una grande opportunità per portarsi a casa i 25 punti della vittoria: "E' stato un errore inaccettabile, perché quando hai la velocità per giocarti la vittoria, non puoi fare un errore di quel tipo".

Il problema per il forlivese, fresco di rinnovo fino al 2020 con la Casa di Borgo Panigale, è che ora i punti da recuperare su Marquez sono ben 49 e fa sicuramente male pensare che nelle ultime due gare la Desmosedici GP aveva mostrato un potenziale in grado di portarne a casa almeno 40 o 45. Se la matematica non è un'opinione, con due secondi posti sarebbe a soli 9 punti dallo spagnolo e con una vittoria in Francia sarebbe addirittura lui il leader.

Questo fa capire perché dopo la gara comunque Dovizioso abbia cercato di manifestare un certo ottimismo, anche perché sulla carta Jerez e Le Mans erano piste nemiche, ma la Rossa ha mostrato di poter essere molto competitiva. E' chiaro però che a questo punto il Mugello, la gara di casa, diventa una tappa fondamentale: proprio in Toscana era iniziata la rincorsa dello scorso anno, quindi vincere potrebbe mettere un pizzico di pressione anche a Marc. Ma perdere ancora punti nel GP d'Italia sarebbe una mazzata quasi terminale e nei test di due settimane fa il binomio Honda-Marquez ha già brillato.

L'altro avversario che Marc vedeva come realmente temibile nella corsa al titolo è Johann Zarco, che pur avendo una moto satellite ha sempre brillato fino a Le Mans, dove si è tolto la soddisfazione di firmare anche una bellissima pole position casalinga. Con il francese forse Marquez ha fatto valere anche la sua esperienza, mettendogli pressione con le dichiarazioni che ha rilasciato sabato, nelle quali lo incoronava come il punto di riferimento per la Yamaha: "Ora come ora, è il pilota numero 1 della Yamaha, quello che va più forte con la M1, e questo lo rende un rivale per il Mondiale".

Non appena indicato come rivale pericoloso per la corsa al titolo, anche il due volte iridato della Moto2 è incappato in un brutto errore, finendo ruote all'aria nel corso del nono giro, quando era in lotta per la leadership della corsa con Jorge Lorenzo. Anche per lui quindi la classifica dice -37, un punto in meno rispetto a Vinales.

Lo spagnolo in questa prima parte di stagione è stato un vero e proprio oggetto misterioso. Solamente ad Austin è riuscito a completare un intero weekend positivo, con la prima fila ed il secondo posto in gara. Per il resto ha faticato tantissimo, mostrando anche una certa fragilità caratteriale, con tantissimi sbalzi umorali: un giorno pensava di aver risolto i problemi della sua Yamaha e quello dopo era di nuovo tutto da buttare. Fa quasi tenerezza la dichiarazione rilasciata domenica dopo la gara: "Quello che non riesco a spiegarmi e come faccio ad essere secondo nel Mondiale".

Su questo punto però si fa quasi fatica a dargli torto, perché le due M1 ufficiali continuano ad essere in difficoltà un po' ovunque e solo qualche ritiro ed una gara da "Dottore" hanno permesso a Valentino Rossi di artigliare un podio che fino a sabato pareva quasi impossibile a Le Mans. Ma la cosa che preoccupa di più è che la Yamaha ormai manca l'appuntamento con il gradino più alto del podio da ben 15 GP: "Non penso sia un caso", ha masticato amaro il pesarese nonostante la gioia del secondo podio stagionale.

Poi ha proseguito argomentando il tutto con un ragionamento estremamente lucido: "L'anno scorso qui abbiamo dominato, poi io sono caduto all'ultimo giro, altrimenti facevamo primo, secondo e terzo. Quest'anno dopo un weekend in cui c'è stato sempre il sole ed abbiamo lavorato bene, ho fatto terzo dietro ad una Honda ed una Ducati. Se vogliamo vincere questo non basta". Come dire che urge quel tanto atteso step di elettronica che tarda ad arrivare da Iwata, ma che difficilmente lo farà prima della seconda metà della stagione.

Insomma, anche se siamo solamente alla quinta gara, la stagione sembra aver preso una piega molto chiara e i meriti di Marquez e della Honda sono innegabili, anche se pare davvero che la concorrenza ce la stia mettendo davvero tutta per rendergli la vita ancora più facile. Se si vuole provare a fermarlo, il momento è qui ed ora, perché tra un paio di gare potrebbe essere troppo tardi.

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