La
MotoGp ha trovato un altro strepitoso talento in
Marc Marquez: il rookie della
Honda ha scritto una pagina di storia del motociclismo oggi ad
Austin, diventando il più giovane pilota a vincere nella classe regina, a soli 20 anni, 2 mesi e 4 giorni e togliendo il precedente primato a
Freddie Spencer (ieri gli aveva già tolto quello della pole più giovane). Non male per uno che ai tempi della 125 Gp si era già permesso di polverizzare i record di un certo
Valentino Rossi.
Tutti lo indicavano come il pilota del futuro in casa
Honda, ma
"El Cabronsito" ha dimostrato di poter essere anche il presente della Casa giapponese, visto il sangue freddo con cui ha tallonato il compagno di squadra
Dani Pedrosa nella prima metà di gara, trovando poi il varco giusto ad una decina di giri dal termine.
Il vice-campione del mondo ha anche provato a replicare in un paio di occasioni, finendo anche lungo nelle staccate più impegnative del saliscendi texano. Alla lunga però
Marquez è riuscito a fare la differenza e a staccarlo, approfittando anche della scelta della gomma più dura montata al posteriore.
Nonostante abbia lottato per la vittoria fino alla fine, il grande sconfitto di oggi è senza dubbio
"Camomillo", che per il secondo weekend di fila si è dovuto inchinare al più giovane connazionale, che quindi lo precede anche nella classifica iridata, nella quale è arrivato ad appaiare in vetta
Jorge Lorenzo, oggi autore di una prestazione molto fiera con la sua
Yamaha.
Se si pensa al secondo di distacco che si era visto rifilare ieri in qualifica, vederlo al traguardo distanziato solo di 3"3 da un segnale di quanto possa essersi impegnato il campione del mondo in carica per provare a stare il più vicino possibile alle due
RC213V, limitando al minimo i danni nella classifica iridata e completando un podio tutto spagnolo.
Dietro di lui conquista la medaglia di legno un buonissimo
Cal Crutchlow, che nella seconda parte di gara è stato addirittura più veloce del maiorchino con la sua
M1 satellite del Team Tech 3 e probabilmente se non avesse commesso un piccolo errore nelle prime fasi della corsa, quando è andato dritto in fondo al rettilineo più lungo, lo avrebbe anche potuto infastidire nel finale.
La top five si completa con la
Honda di Stefan Bradl, cui non è bastato montare la gomma più dura al posteriore per reggere il ritmo dei migliori. Rispetta i suoi pronostici quindi
Valentino Rossi, che temeva di non avere il passo neanche per stare con il tedesco. Il
"Dottore" si è portato anche in gara i problemi che lo avevano tormentato per tutto il weekend e alla fine si è dovuto accontentare del sesto posto dopo una prova un po' anonima.
Si riduce leggermente il distacco di
Andrea Dovizioso e della
Ducati, che però nel finale ha accusato il suo ormai tipico crollo verticale. Fino a 6-7 giri dalla fine il pilota romagnolo era a meno di 2" da
Rossi, poi piano piano ha perso terreno fino a chiudere a 22" dal vincitore, riuscendo però a resistere almeno al ritorno della
Honda di Alvaro Bautista.
La top ten si completa poi con le altre due
Desmosedici di Nicky Hayden ed Andrea Iannone, che comunque si sono visti rifilare dei distacchi pesanti dalla
GP13 del "Dovi". Per il pilota di Vasto però questo sicuramente non è un risultato da buttare se si pensa alle grandi difficoltà che ha patito nell'arco del weekend, venendo anche eliminato in Q1 ieri.
11esimo posto finale invece per
Aleix Espargaro che si conferma ancora una volta il migliore tra i piloti in sella ad una
CRT con la sua
ART-Aprilia. Se una serie di indizi possono cominciare a fare una prova, forse il pilota spagnolo per l'anno prossimo meriterebbe di trovare posto su una
MotoGp vera e propria.
MotoGp - Austin - Gara
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