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La Suzuki porta al debutto la nuova doppia carena a Phillip Island

Iannone e Rins l'hanno provata nelle ultime uscite della seconda giornata di test: la soluzione adottata sulla GSX-RR è simile a quella della Yamaha, anche se i tecnici di Hamamtsu hanno scelto una posizione più alta.

La moto di Alex Rins, Team Suzuki MotoGP

La moto di Alex Rins, Team Suzuki MotoGP

Oriol Puigdemont

La Yamaha ha aperto la strada, ma ora anche la concorrenza inizia a mostrare le soluzioni studiate per sopperire alla perdita di carico aerodinamico generata dal divieto di montare ali che sporgano dalle carene delle MotoGP.

Nelle ultime uscite della seconda giornata dei test di Phillip Island, la Suzuki ha dotato le GSX-RR di Alex Rins ed Andrea Iannone di una nuova doppia carena, con un'aletta al suo interno, che sostanzialmente ricorda quella sperimentata dalla Yamaha in Malesia e riproposta anche in Australia.

Bike of Alex Rins, Team Suzuki MotoGP
Bike of Alex Rins, Team Suzuki MotoGP

Photo by: Oriol Puigdemont

La differenza rispetto a quella della M1 è la posizione, perché la Casa di Hamamatsu ha allargato la sua carena decisamente più in alto, quasi a ridosso del cupolino.

Pur avendo fatto pochi giri, Rins ha già dato una prima impressione sulla nuova carena: "Abbiamo deciso di provarla nelle ultime due uscite e sono contento perché la Suzuki sta lavorando duramente per migliorare la moto".

"Non siamo ancora giunti ad una conclusione chiara, perché ho fatto solo 10 giri. Sicuramente si sente la differenza rispetto alla carena standard, ma dobbiamo ancora verificare se lavora bene, ovvero se ci fa guadagnare o se ci fa perdere tempo. Quel che è certo è che riduce il wheelie" ha concluso.

Bike of Andrea Iannone, Team Suzuki MotoGP
Bike of Andrea Iannone, Team Suzuki MotoGP

Photo by: Oriol Puigdemont

Si è sbilanciato meno invece Iannone: "Penso che al momento sia presto per dare un giudizio, prima dobbiamo vedere cosa dicono i dati. Quando l'ho provata il feeling mi è sembrato lo stesso".

Informazioni aggiuntive di Oriol Puigdemont ed Andrew Van Leeuwen

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