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La sanzione a Quartararo è più preoccupante del fatto in sé

La gestione da parte della direzione gara del problema senza precedenti con la cerniera della tuta di Fabio Quartararo a Barcellona è servita solo ad infiammare gli animi di tutti, a seguito di una penalità più estetica che efficace.

Fabio Quartararo, Yamaha Factory Racing

Fabio Quartararo, Yamaha Factory Racing

Gold and Goose / Motorsport Images

Quando era secondo alla ruota di Miguel Oliveira, Fabio Quartararo ha completato gli ultimi quattro giri del Gran Premio di Catalogna a torso nudo, dopo che la sua tuta si è completamente sbottonata. Il regolamento stabilisce letterlamente: "I piloti devono indossare la loro tuta correttamente allacciata in ogni momento quando scendono in pista".

Tuttavia, ci sono importanti sfumature in questo bizzarro episodio che vale la pena elaborare e che permettono di concludere che la gestione della vicenda avrebbe dovuto essere fatta molto meglio.

Dopo la fine della gara, che ha concluso al terzo posto (poi diventato quarto per una penalità per un taglio di chicane), Quartararo non è stato in grado o non ha voluto spiegare troppo precisamente cosa fosse successo alla sua tuta negli ultimi quattro giri. "El Diablo" ha detto che mentre percorreva la prima curva, la cerniera ha iniziato a scendere, fino ad aprirsi quasi completamente e a raggiungere la sua vita. Il disagio causato dal paracostole protettivo appoggiato sul petto, lo ha portato a gettarlo via, lasciando il suo torace scoperto. Un'immagine che fa rizzare i capelli.

Mentre alcuni suggeriscono che Fabio abbia iniziato la gara con la tuta aperta, un'occhiata alla telecamera onboard rende chiaro non è stato così. Tuttavia, è vero che la tuta non era proprio a posto, poiché la cerniera era al di sotto della clip di velcro che funge da fermo di sicurezza al collo, e la cui funzione è quella di evitare che l'attrezzatura di apra di colpo, proprio come è successo a lui.

Una svista che difficilmentà capiterà di nuovo al pilota della Yamaha, visto quanto gli è costata. Alla fine del Gran Premio, Quartararo ha incontrato l'Alpinestars, la marca che gli fornisce tutto l'equipaggiamento. Le conclusioni della riunione non sono state rese pubbliche, e Fabia ha semplicemente dichiarato che la tuta in questione sarà studiata per evitare il ripetersi dell'incidente di domenica.

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Le immagini del leader del Mondiale che guidava a più di 300 km/h con il torace completamente esposto, hanno fatto sì che molti alzassero la voce, chiedendo l'intervento dei commissari della Race Direction. Un intervento che è arrivato, ma tardi, molto tardi. E' accaduto più di cinque ore dopo la la bandiera a scacchi, quando la FIM ha reso ufficiale una penalità di 3" per il #20.

Una decisione difficile da capire e che non ha accontentato nessuno. Né il trasgressore, che ha denunciato di essere vittima di una persecuzione da parte dei suoi colleghi, né coloro che credono che, infatti, avrebbe dovuto essere sanzionato con la bandiera nera per aver messo in pericolo la sua sicurezza e quella dei suoi avversari.

Marc Marquez, per esempio, ha sottolineato che la cosa più giusta sarebbe stata mostrare la bandiera nera con punto arancio, che avverte il pilota che esiste un problema tecnico che deve essere risolto se vuole proseguire la gara. "Se fosse successo, Fabio avrebbe dovuto rallentare per richiudere la tutta, avrebbe perso circa tre secondi (gli stessi che ha perso dopo), e poi avrebbe continuato", ha detto il pilota della Honda.

Per il campione in carica Joan Mir, l'aspetto più punibile di ciò che è successo a Quartararo è che si è tolto il paracostole e lo ha gettato in pista. "Una cosa è che non sia penalizzato per aver indossato una tuta aperta, perché era l'unico che poteva essere danneggiato da questo, anche se il regolamento lo vieta chiaramente. Ma quello che vedo come veramente pericoloso è che abbia lanciato il paracostole. E' di plastica e ci sono moto che arrivano da dietro a 200 km/h. Ci sono momenti in cui la Race Direction non è molto corretta nelle decisioni", ha concordato il pilota della Suzuki che, come la Ducati, ha inviato una mail alla Race Direction per informarsi su quanto accaduto, senza però fare un reclamo formale.

Nel dibattito aperto, alcuni, come Casey Stoner, erano a favore di una squalifica immediata di Quartararo: "Anche se non è stato Fabio ad abbassare deliberatamente la zip, avrebbe dovuto ricevere la bandiera nera, perché a questo livello non si può essere autorizzati a correre a 350 km/h con la tuta aperta". Altri, come Aleix Espargaro, hanno detto che non era un grosso problema: "Queste cose possono succedere. Se succedere durante la gara, cosa vuoi fare, fermarlo? E' pericoloso, certo che è pericoloso, ma sta lottando per il titolo, pensi che sia giusto fermare un pilota perché si è rotta la zip?".

Il fatto che le opinioni dei piloti stessi vadano in entrambe le direzioni rende ancora più difficile trarre delle conclusioni. Tuttavia, è sorprendente come alcune persone stiano prendendo alla leggera un evento che avrebbe potuto finire fatalmente. Cosa sarebbe successo se Quartararo fosse caduto alla fine del rettilineo con la zona toracica completamente esposta? Anche se è meglio non pensarci, è probabilmente necessario farlo per trovare il consenso definitivo tra tutte le parti: non c'è motivo di trascurare una situazione così pericolosa come quella vissuta a Montmelò, quando, teoricamente, l'obiettivo è quello di limitare la possibilità che si ripetano incidenti come quello di Dupasquier.

La maggior parte della responsabilità di assicurare che questo non accada è della Direzione Gara e dello Steward Panel, che sono stati criticati pesantemente dalla griglia della MotoGP. I Commissari Sportivi hanno oprtato per una punizione inspiegabile per Quartararo. Fondamentalmente perché non serve a niente, se non a farlo incazzare. Tutti avrebbero capito un intervento immediato con una delle bandiere, quella nera o nera con il punto arancio. Ma lasciargli completare gli ultimi quattro giri mezzo nudo e poi imporre una penalità di tre secondi è difficile da giustificare in qualsiasi modo lo si guardi.

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