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La MotoGP si piega alla logica del talent: tanti piloti bruciati

La MotoGP in questi ultimi anni ha bruciato tantissimi talenti nella disperata ricerca di trovare l'anti-Marquez.

Joan Mir, Team Suzuki MotoGP

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Danilo Petrucci nel box Ducati
Alex Marquez
Johann Zarco, Red Bull KTM Factory Racing
Francesco Bagnaia, Alma Pramac Racing
Fabio Quartararo, Petronas Yamaha SRT
Joan Mir, Team Suzuki Ecstar
Marc Marquez, Repsol Honda Team
Alex Rins, Team Suzuki Ecstar
Davide Tardozzi, Danilo Petrucci, Ducati Team
Third place Pol Espargaro, Red Bull KTM Factory Racing
Alex Marquez, Marc VDS

In questi ultimi anni in tanti hanno criticato i talent, programmi televisivi a cadenza annuale che molte volte hanno creato dal nulla fenomeni durati lo spazio intercorso tra un'edizione e l'altra della stessa trasmissione. Pochi sono i sopravvissuti di queste fabbriche di star, che in più occasioni hanno bruciato dei veri e propri talenti.

Negli ultimi anni abbiamo assistito più o meno alla medesima logica anche in MotoGP. La continua ricerca del talento emergente, dello spauracchio capace di battere Marquez, ha portato infatti un lungo stuolo di rider ad essere prima osannati e poi sputati nella spazzatura.

Alla fine del 2018 ad esempio, i due piloti del momento erano sicuramente Johann Zarco e Danilo Petrucci, entrambi, infatti, dopo due buone stagioni condite da qualche podio decisero di fare un passo importante per la propria carriera. Il francese passò alla KTM, mentre il rider di Terni realizzò il sogno Ducati.

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Come sappiamo però le cose non sono andate per il verso giusto. Zarco dopo una prima metà di 2019 fallimentare con il team austriaco ha deciso di liberarsi dal proprio contratto, mentre Petrucci dopo un'annata fatta di poche luci (la vittoria al Mugello) e tante ombre, non ha avuto modo di poter dimostrare il proprio talento in questo 2020 visto che è stato praticamente messo alla porta dalla Ducati prima ancora di salire in moto in questa stagione.

Un altro talento che rischia di bruciarsi, invece, è Francesco Bagnaia. Il pilota italiano, giunto in MotoGP da dominatore della Moto2, con le stigmate del predestinato, è finito vittima della sua Ducati, moto difficile da assimilare per un rookie e ha rischiato la sella già nella passata stagione.

Infine c'è Alex Marquez, campione del mondo Moto2 uscente che sembra pronto ad essere messo da parte dalla Honda ufficiale prima ancora di aver fatto una gara di MotoGP. Insomma la logica dei talent sembra aver attecchito nella classe regina del Motomondiale con piloti dati in pasto ai media e consumati in una stagione o poco più.

Purtroppo la carriera di un pilota è fatta di attimi, percezioni e tanta fortuna. Bisogna trovarsi nel team giusto, al momento giusto. Oggi Fabio Quartararo è sicuramente il rider del momento, ma seguendo le logiche che stanno animando la MotoGP in questi ultimi anni, basteranno poche gare sbagliate nel team ufficiale per cancellarlo dall'Olimpo del motociclismo dove è arrivato in una sola stagione.

Eppure questi giovani vanno attesi, ripresi, coccolati e guidati. Tra i pochi team oggi controcorrente c'è sicuramente la Suzuki, che ha creduto nei propri ragazzi anche quando nessuno ci avrebbe creduto. Alex Rins ad esempio, tra infortuni e problemi vari non ha di certo brillato nel suo esordio in MotoGP, ma nei due anni successivi è cresciuto tantissimo sino a diventare uno dei rider papabili per il titolo. Joan Mir, invece, ha cominciato zoppicando il suo 2019, ma ha chiuso poi in crescendo, grazie anche alla fiducia accordatagli dal team che lo ha voluto confermare anche per le prossime stagioni.

 

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