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Il ritiro di Stoner: l'annuncio molto prima dello stop

Come si può correre avendo già preso una decisione? Aleggia su Casey il fantasma di Simoncelli

"Non è per niente una buona notizia. Perdiamo un grande pilota e io personalmente perdo un grande rivale. Si tratta di una sua decisione intima e come tale va rispettata". Valentino Rossi parla di Casey Stoner come se l'australiano avesse già appeso il casco al chiodo. In realtà il campione del mondo a Le Mans ha subito mostrato le sue credenziali risultando il più veloce nei primi due turni di prove libere. SITUAZIONE EMOTIVA La MotoGP, quindi, sta vivendo una strana situazione emotiva, in cui si parla al passato di un campione che, invece, è destinato ad essere protagonista ancora per tutta la stagione, mettendo magari in saccoccia il terzo titolo mondiale alla fine del 2012. SENZA RICHIAMI “C'è gente che rimane in questo ambiente per motivi comprensibili: magari i soldi o la gloria, se non la voglia di apparire, c'è chi resta perché non ha altro posto dove andare o perché è solo terribilmente ansioso di migliorarsi. Rispetto tutti, ma io non sento alcuno di questo richiami”. NON MI DIVERTO PIU' Questo è il Casey pensiero di ieri, la fucilata che ha ammutolito il Motomondiale. E non solo. Parole che si aggiungono ad altre altrettanto dure che devono far riflettere: “Guido la moto dei sogni, ma questo è un mondo senza passione e io non mi ritrovo, non mi diverto, non ci capisco più niente”. UNA FERITA NELL'ANIMA Quando si apre una ferita nel cuore è difficile trovare una cura adeguata. Si può lottare con le fratture delle ossa, ma non con quelle dell'anima. Nemmeno le taumaturgiche parole del dottor Costa possono essere uno sprone a continuare. Il tempo non sutura, ma anzi apre il solco slabbrato e dolorante e la ferita diventa sempre più profonda. LA PARABOLA DEL CAMPIONE Quello che dovrebbe essere il piacere di guidare una MotoGP al limite diventa sofferenza, disagio. Enzo Ferrari, che si definiva un agitatore di uomini, nel libro “Piloti, che gente” ha parlato con lucidità della parabola del campione: “All'inizio egli è affamato di vittoria, spende ogni grammo della sua energia per raggiungere l'ambito obiettivo, spesso supera i limiti a volte evidenti del mezzo meccanico e in una specie di trance agonistica raggiunge la vittoria Mondiale ma poi, distratto e logorato dalla fama, dagli agi e dagli impegni sempre più pressanti e numerosi dovuti alle incessanti richieste di tutti, perde quel tocco magico e si avvia prima o dopo ad un lento ma inesorabile declino verso la mediocrità, fino quando decide di dire basta e ritirarsi. Per alcuni piloti ciò avviene più repentinamente, altri raggiungono ancora una, due o più volte la consacrazione, ma per tutti arriva poi il momento fatale di lasciare un mondo che non riconoscono più come proprio”. UN SECONDO A FIGLIO Casey, forse, potrebbe sottoscrivere e firmare le ultime righe. Il Commendatore aveva anche aggiunto che la nascita di un figlio costava un secondo al giro ai padri piloti. Un'evidenza che in Stoner non ha trovato riscontro, perché l'australiano continua a suonarle alla più qualificata concorrenza. Gli basta un giro per mettersi tutti alle spalle. La classe cristallina di chi ha saputo reinterpretare il modo di guidare le MotoGp non pare sia stata minata. MA CASEY C'E'! Per dirla alla Guido Meda, Casey c'è. E allora cosa sta scavando nell'animo di Stoner? Certo è stato segnato dalla malattia per l'intolleranza al lattosio che lo aveva minato nel fisico, togliendogli forza e motivazioni. Ma poi è tornato più deciso che mai. Imbattibile o quasi. IL FANTASMA SIMONCELLI? C'è dell'altro, allora. Che sia il fantasma di Marco Simoncelli? La morte di SuperSic a Sepang ha segnato una linea di demarcazione nella storia della MotoGP, come è stata la tragedia di Ayrton Senna per la F.1 nel 1994. Casey Stoner non lo dice esplicitamente, eppure gli va riconosciuto il coraggio di dire basta mentre è all'apice della carriera. E' IL PESO ANCHE DI VALE? Di solito i piloti cancellano la paura tornando in moto il più presto possibile. Un antidoto che ha quasi sempre funzionato. Ma c'è dell'altro che erode dentro. Il Motomondiale non riesce a girare pagina dopo la terribile morte di Marco. Ci ha provato, ma evidentemente non basta. E sorge il dubbio che anche Valentino Rossi debba convivere con questo “fantasma”. Il Dottore ha travolto Marco con la sua Desmosedici: è incolpevole, lo sappiamo tutti, lui per primo, ma certe immagini non si cancellano con un clic, perché restano fissate nella mente e scavano nella coscienza. TRANSIZIONE RISCHIOSA Apprezziamo la scelta di Stoner, ma ne non capiamo i tempi. Perché fare un annuncio adesso e proseguire l'attività fino alla fine del campionato? Come riuscirà a mantenere la concentrazione per una stagione se ha già deciso di fermarsi? Questa fase di transizione ci sembra piena di rischi. E saremmo ben felici si essere smentiti dai fatti...

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