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Iannone, che mazzata: il TAS lo squalifica 4 anni per doping!

Secondo la sentenza del TAS, il pilota di Vasto non è riuscito a dimostrare la tesi della contaminazione alimentare e quindi ha deciso di accogliere il ricorso della WADA, che chiedeva il massimo della pena per la positività al Drostonalone riscontrata nel GP della Malesia dell'anno scorso. Questo vuol dire che non potrà tornare in moto fino a dicembre del 2023.

Andrea Iannone, Aprilia Racing Team Gresini

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Il 10 novembre rischia di essere la giornata più nera della vita di Andrea Iannone, perché molto probabilmente sarà quella che sancirà la conclusione della sua carriera come pilota professionista.

Dopo una lunghissima attesa, è arrivata infatti la sentenza del ricorso che aveva presentato al TAS contro la squalifica di 18 mesi che gli era stata inflitta dalla FIM, dopo essere risultato positivo al Drostonalone in occasione di un controllo antidoping effettuato in occasione del Gran Premio della Malesia dello scorso anno.

Una sentenza che è stata una vera e propria mazzata: oltre a lui, infatti, aveva presentato appello anche la WADA, chiedendo il massimo della pena. E il Tribunale Arbitrale ha accolto proprio la richiesta dell'Agenzia mondiale Antidoping, portando a 4 anni la squalifica del pilota di Vasto, che quindi terminerà il 17 dicembre del 2023 (la sospensione era iniziata quando gli era stata comunicata la positività, il 17 dicembre scorso).

Un duro colpo anche per l'Aprilia, che fino a qui aveva tenuto libero lo slot in MotoGP per Andrea, appoggiando il suo pilota fino in fondo nel tentativo di dimostrare la propria innocenza, ed ora quindi si ritrova a fare i conti con un mercato piloti che non lascia più molte opzioni in vista della stagione 2021.

L'atteggiamento della Casa di Noale era stato comprensibile, visto che la sentenza espressa dalla Federazione Internazionale, aveva sì portato alla sospensione di Iannone, ma aveva anche riconosciuto che si fosse trattato di un caso di contaminazione alimentare, dovuto probabilmente alle carni trattate che aveva mangiato durante la tripletta asiatica. Anche perché la difesa di Iannone aveva fornita una documentazione scientifica molto completa, compreso l'esame del capello.

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Un quadro che lasciava sperare addirittura in una risoluzione in tempi rapidi della vicenda al TAS. Ma l'entrata in scena della WADA, che proprio non ne voleva sapere che il Drostonalone venisse considerato tra le sostanze assimilabili tramite una contaminazione alimentare, ha reso in salita il percorso di Andrea e oggi è arrivata la mazzata.

Il TAS infatti ha ritenuto che Iannone non sia riuscito a stabilire con precisione sia il tipo che la provenienza della carne con cui si sarebbe contagiato. Inoltre, il panel ha rilevato che gli esperti al servizio di Andrea non siano stati in grado di stabilire con certezza che in Malesia esista un problema di carni contaminate con il Drostonalone, ritenendo quindi che Iannone abbia commesso una violazione antidoping volontaria.

Durante l'udienza del mese scorso, Andrea aveva ribadito la sua innocenza, sottolineando anche la sua fedina penale pulita ed il fatto che non avesse mai avuto a che fare con la droga. Elementi che però secondo il TAS non potevano bastare per dimostrare che si fosse trattato di una violazione antidoping non intenzionale, che invece avrebbe portato ad una squalifica di massimo due anni.

La sentenza poi prosegue spiegando che è compito dell'atleta dimostrare che la violazione antidoping sia stata volontaria, la sua incapacità di farlo impone quindi di ritenerla intenzionale, ai sensi delle norme applicabili. Dunque, pur non escludendo che effettivamente la positività di Iannone possa essere stata il risultato di un consumo di carne contaminata da Drostonalone, gli viene imputato di non essere stato in grado di dimostrarlo.

Alla luce di questo, la corte arbitrale ha deciso di accogliere il ricorso presentato dalla WADA, annullando quindi la squalifica di 18 mesi che gli era stata inflitta lo scorso 31 marzo dalla FIM con una molto più dura di quattro anni, che di fatto metterà fine alla sua carriera da professionista.

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