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Intervista

Ezpeleta: "In MotoGP non abbiamo il problema del razzismo"

Carmelo Ezpeleta, CEO di Dorna, analizza la situazione del Mondiale MotoGP a meno di due settimane dal ritorno in pista a Jerez.

La leggenda del Basketball Michael Jordan prova una Ducati Desmosedici

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Ducati Corse

Vicino a compiere 74 anni, Carmelo Ezpeleta ha trascorso il lockdown cercando di rimettere in pista un Mondiale MotoGP che inevitabilmente passerà alla storia come quello del Coronavirus.

Il CEO di Dorna, promoter del Motomondiale, ha perso sette chili negli ultimi mesi e, come riconosce in questa chiacchierata con Motorsport.com, è "più forte che mai". Un brio che vuole portarsi dietro quando, tra meno di due settimane, tutti torneranno in pista a Jerez.

Che messaggio trasmetterai a quelli che andranno a Jerez?
"Che dovranno stare molto attenti. Abbiamo fatto un grande sforzo ed è a favore di tutti coloro che sono impegnati nel Mondiale. Spero che le cose cambino in meglio, ma potrebbero anche peggiorare. Il protocollo che metteremo in pratica è stato creato nel momento peggiore della pandemia, e credo sia valido nel peggiore degli scenari. Se lo rispettiamo, tutto andrà bene, ma le misure sono severe perché non siamo ancora in grado di ammorbidirle".

Fino a pochi giorni fa sembrava addirittura possibile che ci fosse un po' di pubblico a Jerez...
"Jerez ha sollevato la possibilità che un piccolo numero di spettatori potesse assistere al Gran Premio. Ma dal nostro punto di vista sarebbe stato rischioso. Immaginate che ci fossero 10.000 persone: sarebbe stato impossibile controllarle tutte. Sono aperto a qualsiasi approccio, ma deve essere ragionevole".

Cosa succederà a chi infrange il protocollo?
"Non andremo a caccia di nessuno, ma chi va in giro e si infetta andrà fuori dal paddock. Se vedremo un membro del paddock in un bar, gli faremo un test. Se il risultato sarà positivo, lo espelleremo insieme a chiunque altro possa essere stato infettato. Ma vorrei anche dire che ho molta fiducia, credo che tutti coloro che lavorano nel campionato siano consapevoli della serietà della questione. Stiamo uscendo da una situazione in cui c'erano dei dubbi sulla nostra capicità di venirne fuori. So che è difficile essere a Jerez e non cenare in uno dei locali storici, ma o così o l'alternativa è non andare a Jerez".

Carmelo Ezpeleta, CEO Dorna

Carmelo Ezpeleta, CEO Dorna

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

E' sicuro che tutti i team della Moto2 e della Moto3 potranno terminare la stagione?
"Credo che il fattore economico non debba essere usato come scusa, perché se tutto va bene disputeremo un minimo di 13 Gran Premi e Dorna pagherà loro quello che gli spetta, senza riduzioni".

In questo processo c'è qualcuno che non ha risposto come vi sareste aspettati?
"C'è stato chi non ha risposto nel modo giusto, ma me lo aspettavo. Dopo 30 anni ci conosciamo tutti".

Di tutto quello che è successo, qual è stata la cosa peggiore?
"Che quest'anno la stagione era pronta per essere emozionante. Poi all'improvviso è andato tutto a rotoli".

Quanto è realistico pensare che il calendario avrà più delle 13 gare confermate finora?
"Ben, non posso dirvelo, perché mancano più di 20 giorni alla scadenza che abbiamo fissato per decidere (31 luglio). Se quel termine scadesse ora, sarei costretto a dire che non correremo fuori dall'Europa. Per questo abbiamo allungato il più possibile le scadenze. Tutte le squadre e i piloti sapranno esattamente quante gare ci saranno quando ne avremo disputate solamente due. Non sarebbe giusto prolungare l'incertezza. Comunque ci saranno al massimo 16 Gran Premi, perché abbiamo preso un impegno con le squadre, dicendogli che la stagione non terminerà oltre il 13 dicembre".

E' curioso vedere che nell'anno in cui la Formula 1 correrà per la prima volta al Mugello, la MotoGP invece lo diserterà...
"E' normale che sia così. Abbiamo parlato con il circuito e ci hanno detto che la situazione era delicata. Il Mugello non ha un sostegno finanziario come quello di San Marino per un Gran Premio di MotoGP. Capisco che la F1 ci andrà per vari motivi. In primo luogo, perché è un'occasione unica per la Ferrari per correre sul suo circuito. E in secondo luogo, perché lo faranno coincidere con il loro millesimi Gran Premio. Ho già parlato anche con la Ferrari, perché loro erano un po' preoccupati che non andassimo, ma ho detto loro che non c'era nessun problema. Comprendiamo perfettamente la situazione".

La rotazione dei Gran Premi nella penisola iberica può essere modificata dopo questa pandemia?
"La situazione nel mondo dal prossimo anno non sarà più la stessa di prima. Non sono in grado di dire che il calendario del 2022 sarà quello che abbiamo pianificato prima del Coronavirus. Abbiamo contratti per le rotazioni, alcuni firmati ed altri concordati. Ma non so se potremo disputare 22 Gran Premi. Dovremo adattarci alle circostanze, proprio come abbiamo fatto quest'anno. Dipenderà anche dal fatto che si trovi il vaccino contro il Coronavirus o meno. Se non ci sarà per allora, potremo dover fare meno gare e farle ruotare tra di loro. Quello che non faremo è dire no a prescindere. Quello che mi è chiaro è che l'unica cosa di cui non possiamo fare a meno è il grande livello di competitività che si vede in pista. Dobbiamo preservare la possibilità di avere 15 o 16 moto in un secondo".

Ma nemmeno il Coronavirus lo ha messo a rischio...
"No, ma c'era chi voleva eliminare la seconda moto in MotoGP. Quasi nessuno era favorevole. Sarebbe stato un risparmio molto relativo ed avrebbe avuto un impatto molto importante sullo spettacolo. Le gare 'flag to flag' sono spettacolari, inoltre un pilota può correre la domenica con quella seconda moto dopo una caduta nel Warm-Up. Non vogliamo risparmiare su questo aspetto".

La Yamaha e Rossi sembrano piuttosto ottimisti riguardo ad un accordo anche per il 2021...
"Beh, se loro sono ottimisti, io lo sono ancora di più. Spero che si capiscano, perché si incastri tutto. Se le condizioni che gli verranno offerte saranno interessanti, deve continuare perché quello che vuole è correre. E penso che Petronas sarebbe felice di avere un pilota come Vale".

Cosa vi suggerisce il movimento antirazzismo che sta promuovendo la Formula 1?
"Essere contro il razzismo non è solo essere contro coloro che prendono di mira gli afroamericani. Noi non abbiamo questo problema, perché qui hanno corso piloti di quasi tutte le nazionalità. Ovviamente siamo contrari a qualsiasi tipo di razzismo e ci siamo espressi più volte al riguardo".

Avete pensato di ridurre la lunghezza dei weekend di gara e di farli solo di due giorni?
"Ci abbiamo pensato a lungo, ma non è utile. I risparmi sarebbero minimi e avremmo messo a rischio l'aspetto sportivo, che invece è quello su cui non vogliamo rimetterci".

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