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Marquez e Mercedes: il confronto che fa discutere

Per gli appassionati di moto è lo spagnolo a dominare, per quelli di F.1 a svettare è la W05

Se chiedete a un appassionato di Moto Gp chi sta dominando il mondiale la risposta che vi arriverà sarà immediata: Marc Marquez. Se fate la stessa domanda a chi segue la Formula 1, questi vi dirà: Mercedes. È interessante analizzare il fenomeno per fare alcune considerazioni. Nelle moto si percepisce la grandezza del pilota, nelle auto quella della monoposto. MARQUEZ COME LA MERCEDES “El cabronsito” ha dominato le prime gare del Motomondiale: tre vittorie e tre pole position. Ma anche Lewis Hamilton si è aggiudicato tre Gp, firmando tre partenze al palo, ma in quattro Gp. L’inglese, per quanto possa sembrare strano, non è in testa al mondiale piloti. Hamilton è preceduto nella graduatoria iridata dal compagno di squadra, Nico Rosberg, che al successo in Australia ha aggiunto tre secondi posti che gli valgono ancora quattro punti di margine sull’ex campione del 2008. LO SPAGNOLO VELOCE E ANCHE TATTICO Il pilota di Cervera, ancora ventenne, è già diventato il punto di riferimento della MotoGp: gli è bastato conquistare un mondiale nella classe regina per meritarsi il rispetto di tutti gli avversari. È il numero uno incontrastato e al momento sembra davvero imbattibile. Nelle prove “spara” subito un tempone e costringe tutti gli altri a sputare l’anima per cancellare quel secondo che mette fra sé e gli altri. E non appena il gruppo si riavvicina, ecco pronto un altro giro monstre per spostare più in là il limite di un altro mezzo secondo. Sfibra gli avversari e ha imparato a giocare come il gatto con il topo. Lo abbiamo visto proprio a Termas de Rio Hondo: Marc ha lasciato sfogare Jorge Lorenzo dopo una partenza prodigiosa del maiorchino. Ha lasciato illudere il “Mamba nero” che potesse stare davanti, ma quando ha deciso di infilarlo, lo ha trafitto lasciandolo sul posto: Marquez se n’è andato come se avesse finalmente cambiato marcia. SENZA MARC SAREBBE IN TESTA PEDROSA Adotta un modo di correre che disintegra le certezze degli avversari. E non cade più, pur disegnando sull’asfalto linee da brivido di chi litiga con le leggi della fisica. È giovane. È velocissimo e ora è diventato anche tattico. Sulla moto si diverte, il rischio lo affascina. E alla fine nessuno nota che cavalca la migliore moto che c’è in circolazione: il merito è tutto di Marquez. Eppure se si togliesse Marc dalla classifica iridata sarebbe Daniel Pedrosa l’indiscusso leader della graduatoria. LA HONDA RCV213V E’ UN GIOIELLO La Honda RC213V dell’HRC è un gioiello di tecnologia e i giapponesi hanno saputo giocare mirabilmente le loro carte nella discussione del regolamento: sapendo di disporre del mezzo migliore hanno alzato l’asticella della competitività giocando su due temi sui quali gli avversari facevano fatica a dire di no. Sull’altare della riduzione dei costi è stato deciso di “congelare” i cinque motori per disputare l’intera stagione all’inizio del campionato. Come dire: se ho acquisito un vantaggio me lo tengo per tutto l’anno. E per rendere ancora più complicato l’esercizio si sono pure ridotti i consumi per abbassare le emissioni, passando da 21 a 20 litri la capienza del serbatoio. VINCERA’ TUTTE LE GARE 2014? Jorge Lorenzo e Valentino Rossi dovranno farsi venire la lingua lunga per cercare di andare a riprendere la Honda consapevoli che potranno lavorare solo su ciclistica e elettronica per provare a compensare le carenze di motore. E Marc lo sa benissimo: non ci sarebbe da stupirsi, quindi, se il fenomeno spagnolo vincesse tutti e diciotto gli appuntamenti del mondiale 2014, un’impresa mai riuscita a nessuno nell'era moderna, nemmeno al miglior Vale (Giacomo Agostini conta 18 vittorie di seguito in 500 a cavallo fra il 1968 e 69). Il fatto che se ne parli, già testimonia la grandezza dello spagnolo. HAMILTON E LA POWER UNIT MERCEDES Il colpaccio, certamente, non potrà tentarlo Lewis Hamilton con la W05: l’inglese è inciampato in una candela che è andata ko proprio nella gara del debutto, ma poi non ha più perso un colpo. La Mercedes dispone della migliore power-unit: nei primi Gp della stagione dietro alle frecce d’argento abbiamo visto spuntare le varie monoposto spinte dal motopropulsore PU106 A: Force India, McLaren e Williams. C’è stata gloria per tutte, anche se ci si aspettava di più dalla squadra di Grove. E proprio come la Honda in MotoGP, anche la Mercedes potrà giovarsi di disporre del “motore” più efficiente: pare che riesca a sfruttare la potenza elettrica per 50 secondi al giro, contro i 36 regolamentari che utilizzano Ferrari e Renault. È vincolata l’energia che viene stivata nella batteria, mentre è libera quella che viene trasferita direttamente dalla MGU-H alla MGU-K. LA W05 E’ LA MONOPOSTO PIU’ EFFICIENTE Ma sarebbe semplicistico attaccarsi solo alla power-unit: la Casa tedesca ha realizzato anche la monoposto migliore, trovando la più efficace integrazione fra motore e telaio. La scorsa settimana vi avevamo anticipato che la W05 ospita lo scambiatore di calore del turbo acqua-aria all’interno del telaio. Una soluzione che era stata pensata anche a Maranello, ma che era stata bocciata in fase di progetto da Pat Fry. La macchina curata da Aldo Costa nella factory di Brackley è stata totalmente rifatta intorno ad alcune scelte ardite di progetto che hanno puntato sul compressore più grande staccato dalla turbina, mettendo la MGU-H al centro. Anche la coraggiosa sospensione anteriore con il braccio inferiore a diapason è un esempio d’innovazione pensata a favore dell’aerodinamica. Proprio come gli scarichi “corti” che vestono il 6 cilindri termico: i motoristi di Brixworth hanno rinunciato a una ventina di cavalli, consapevoli che sarebbe stato maggiore il vantaggio aerodinamico evitando il bloccaggio dell’aria calda che esce dai radiatori e che si sarebbe fermata nel giro dei tubi. LA F.1 E’ TROPPO COMPLICATA Ci rendiamo conto che siamo entrati in questioni tecniche piuttosto approfondite che piacciono solo agli addetti ai lavori, ma è chiaro il segnale che arriva alla F.1: le regole del Circus sono diventate troppo complicate per essere ben comprese e l’influenza della monoposto è sempre più preponderante nel risultato finale, molto più che in MotoGP. Kimi Raikkonen, uno specialista nel modulare la frenata specie in gara, si è “perso” da quando si deve fidare del brake-by-wire. Ha perso un vantaggio che poteva far valere sulla distanza e paga l’incapacità di sfruttare l’aiuto elettronico. Un disastro. BISOGNA RIMETTERE IL PILOTA AL CENTRO Jean Todt ha puntato tutto sulle moderne power unit, attizzando l’interesse e la curiosità di altri marchi (non c’è solo la Honda alla porta…), ma deve analizzare come rimettere il pilota al centro della sfida: quello di Formula 1 è ancora un mondiale piloti e non deve diventare “teleguidato” dai box. Nelle moto quando si spengono i semafori tocca ai rider fare la gara, mentre nel Circus a quattro ruote gli uomini al muretto, piuttosto che gli ingegneri del “garage remoto” sono in grado di condizionare strategie e tattica di gara, al di là di quelle che sono le sensazioni del pilota che si trova a guidare nell’abitacolo. E se al via si staccasse tutto?

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