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Ducati e Marelli: c'è un'Italia che non si arrende

La scelta Open di Borgo Panigale in MotoGp ha spiazzato i giapponesi che ora reagiscono...

La Ducati ora fa paura. La "Cenerentola" della MotoGp, con l'arrivo di Gigi Dall'Igna alla conduzione del reparto corse di Borgo Panigale, ha dato una svolta molto importante alle ambizioni del marchio controllato dall'Audi. LA SCELTA OPEN NON SI DISCUTE La scelta di passare alla classe Open che consente alla Desmosedici di essere più facilmente sviluppata (si possono usare 12 motori in stagione in luogo dei soli cinque che vanno punzionati dai team Factory) e di disporre di quattro litri di carburante in più durante la gara (24 litri contro i 20 litri dei Factory) sta mettendo una grande agitazione in casa Honda. POLEMICHE PER LA RELEASE MARELLI A far montare clamorosamente la polemica è stato il rilascio di una release della centralina unica Magneti Marelli su richiesta proprio della Ducati. Diciamolo subito: una volta tanto gli italiani hanno giocato una mossa da "furbi", ma nel pieno rispetto delle regole scritte dalla Dorna. TUTTI USANO GIA' LA CENTRALINA UNICA Va detto, infatti, che già tutti i Costruttori utilizzano la centralina realizzata a Bologna, ma i team Factory l'hanno implementata con software liberi sviluppati in proprio. I tecnici di Roberto Dalla, quindi, hanno dovuto lavorare duramente per soddisfare le esigenze di interfaccia con i sistemi già esistenti di ciascuna Casa, raggiungendo un ottimo risultato. LA DORNA HA CHIESTO LO SVILUPPO Messi a posto i team ufficiali, alla Magneti Marelli si sono dedicati allo sviluppo della centralina unica: la Dorna ha chiesto espressamente alle squadre di collaborare alla "crescita" del sistema che è bloccato in alcune funzioni per evitare l'esplosione dei costi. Le norme, infatti, dicono chiaramente che una release che viene chiesta da una squadra (che se la paga), una volta approvata, viene messa a disposizione di tutti i clienti Open. E, finora, ci sono stati più di venti aggiornamenti senza che alcuno abbia avuto qualcosa da dire. LA HONDA OPEN TROPPO CONSERVATIVA E allora cosa è successo? Che la Ducati, dopo che ha deciso il passaggio alla Open, ha proposto una serie di importanti modifiche all'elettronica e, beneficiando della competenza dei tecnici Magneti Marelli, si trova con una centralina che non è più così primordiale. La moto Open della Honda, senza valvole pneumatiche, relega Nicky Hayden nelle posizioni di rincalzo del gruppo, perchè nessuno si aspettava così tanta vivacità tecnica in quella che per i giapponesi doveva essere una sorta di Serie B. Il fatto che loro l'avessero concepita così non significa che la debba essere davvero. LO STECCATO SI STA ROMPENDO? Va detto, inoltre, che la Honda aveva spinto le regole Factory a propria immagine e somiglianza: essendo la quadra di riferimento della MotoGp, alzare l'asticella tecnica voleva dire mettere ancora di più in difficoltà gli inseguitori. Ridurre i consumi a 20 litri e bloccare l'evoluzione dei cinque motori a inizio stagione voleva dire privilegiare inevitabilmente chi si trova più avanti. Ecco perché la mossa Ducati ha spiazzato i nipponici: rompere il vincolo dei motori permette a Gigi Dall'Igna di modificare gli attacchi del quattro cilindri in funzione delle modifiche di telaio (che arriveranno). Significa non inchiodare i valori tecnici ancora prima che parta la stagione... MARTEDì NASCE LA FACTORY 2 L'idea, quindi, è quella di ghettizzare la Ducati in una classe a metà fra la Factory e la Open, cercando di mettere il "morso" alla Desmosedici GP14 nel momento in cui sembra in grado di uscire dal limbo. La Dorna gioca una partita molto rischiosa dal punto di vista politico: occhieggia all'ingresso di nuovi costruttori nella MotoGp, ma se poi è pronta a cambiare le regole del gioco per soggiacere ai dik tat dei nipponici farà molta fatica a trovare nuove Case disposte ad investire in un campionato che è controllato dai soliti noti. 10 MOTORI E 1,5 LITRI IN MENO Tanto più che proprio la Dorna sta portando i costruttori a uniformare la MotoGp verso il concetto dell'Open: la Ducati dovrebbe opporsi con tutte le forze a essere relegata nella classe della Factory 2 e deve spingere al massimo per sfruttare quelli che sono i regolamenti pubblicati e sottoscritti da tutte le Case. Gigi Dall'Igna, ora che ha trovato il famoso bandolo della matassa Ducati, merita di raccogliere i frutti del suo lavoro, ma è possibile che a Borgo Panigale accettino la riduzione di 1,5 litri di serbatoio da subito e il vincolo di usare in stagione nove motori anziché dodici dopo la conquista di tre podi. Perché, intanto, lo scardinamento del sistema è già in atto... UN PO' DI ORGOGLIO ITALIANO E una volta tanto noi italiani dovremmo essere fieri delle capacità che la nostra industria è ancora in grado di produrre: Ducati ha saputo indirizzare il lavoro dei bravi tecnici della Marelli in modo tale da trarre un vantaggio competitivo. Nessuno si aspettava un salto di qualità così grande. Ma non prendiamoci in giro, per favore: l'elettronica aiuta a vincere una moto che è già meccanicamente in ordine. NON C'E' SOLO ELETTRONICA... Il salto di qualità Ducati, quindi, non è giusto liquidarlo in una questione da azzeccagarbugli elettronici perché a Borgo Panigale forse hanno capito come indirizzare concretamente lo sviluppo della Desmosedici Gp14. E sapersi muovere fra le regole scritte è una caratteristica che elogia il genio umano, se le scelte fatte stanno nel perimetro dei regolamenti condivisi. La Ducati fa paura, ma la Magneti Marelli sta preoccupando i reparti elettronici dei team factory, perché pur con i vincoli di costo e di software sanno tirare fuori dalla loro centralina soluzioni inattese per gli ufficiali stessi...

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