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Dovizioso: "Sognavo la Yamaha, non potevo dire no"

Il forlivese ha spiegato quali sono stati i motivi che lo hanno portato a preferire la Yamaha all'Aprilia, anche se l'inizio dell'avventura con Petronas può rappresentare un rischio, visto che prima di avere la M1 ufficiale nel 2022 dovrà disputare le ultime cinque gare del 2021 in sella alla "Spec B" del 2019.

Andrea Dovizioso, Petronas Yamaha SRT

Foto di: SIC Racing Team

Ormai eravamo talmente tanto abituati a vederlo vestito di rosso, che fa quasi strano vedere Andrea Dovizioso con i colori Petronas. Eppure il forlivese è parso già piuttosto a suo agio quando oggi è arrivato nel paddock di Misano, dove inizierà la sua nuova avventura in sella alla Yamaha.

E non lo preoccupa l'idea di avere un mezzo poco competitivo come la M1 "Spec B" 2019 che eredita da Franco Morbidelli nelle ultime cinque gare di quest'anno, perché l'obiettivo primario ora è trovare la posizione in sella ideale e prendere le misure alla moto, per essere pronti nel 2022, quando invece avrà a disposizione una M1 factory e allora sarà chiamato a fare risultato.

Il ritorno di un tre volte vice-campione del mondo dopo nove mesi d'assenza è un evento e come tale è stato celebrato, con una conferenza stampa di oltre mezz'ora a lui dedicata, nella quale ha snocciolato i motivi che lo hanno portato a tornare a vestire i panni del pilota di MotoGP, ma non solo.

"Alla fine del 2020 non ero preoccupato, perché avevo fatto quello che volevo. Poi è successo qualcosa di pazzo, di inatteso, e si sono aperte delle porte. Se non fosse successo, probabilmente mi sarei ritirato, perché non stavo vivendo male o con rabbia la mia situazione. Ma è successo quello che speravo e sono contento di essere qui", ha detto Dovizioso in una breve introduzione.

"A casa stavo bene, ero rilassato, ma quando si è aperta questa porta non potevo dire di no. Dopo quello che avevo fatto nel 2012 con la M1 di Tech3, sognavo di avere una Yamaha ufficiale, ma non si era concretizzato. Questa cosa mi era rimasta dentro e quando ho avuto questa possibilità non ho voluto perderla. Non voglio dire che sarò sicuramente veloce sulla M1, ma da pilota penso che quella sia la mia moto, è una sensazione che ho dopo averla vista da avversario per tanti anni. Tanta gente pensa che ci siano più rischi che possibilità di fare bene, ma io corro per me e sono pronto a prendermi questo rischio", ha proseguito.

Il forlivese ha ammesso che la MotoGP gli è mancata, anche se ha pure sottolineato che anche il cross era in grado di garantirgli una bella dose di adrenalina.

"E' il mio mondo, ci ho vissuto per 20 anni, quindi è normale che ti manchino delle cose. Ma quando finisci l'anno male, influenza tantissimo come vivi l'anno dopo. Mi guardavo tutti i turni, perché a me piace la tecnica e piace lo sport. Voglio guardare la gara per capire, non solo per sapere il risultato finale. Magari non lo facevo in diretta perché stavo facendo le mie cose, ma guardavo tutto. Mi è mancato comunque, ma fino ad un certo punto. A me manca l'adrenalina, il poter star davanti nella MotoGP. Ma quello che stavo facendo di adrenalina me ne creava tanta".

Se ha deciso di tornare, lo ha fatto con un obiettivo ben chiaro in mente, ovvero quello di provare a vincere. Cosa che è anche il motivo che non lo ha portato a fare i salti mortali per rimanere ad ogni costo sulla griglia anche nel 2020.

"Siamo qui per questo. Con questo non voglio dire che il prossimo anno mi gioco il titolo al 100%, ma se corro in MotoGP è per questo ed è il motivo per cui non ho fatto di tutto per essere qui quest'anno. Si è aperta questa porta particolare e l'ho presa. Se sei qua, è perché pensi di potertela giocare. Poi è chiaro che ci vogliono tante situazioni, ma non ho mai corso solo per fare numero. Non mi diverto quando è così e non mi piace. Sono qua con questa mentalità, poi se sarà fattibile, lo scopriremo".

Come detto, la prospettiva di avere l'ultima evoluzione della M1 in questa prima fase del suo rientro non lo spaventa e la sua scelta è stata fatta ragionando sul lungo termine.

"Non posso sapere quanto sia forte la moto con cui dovrà correre nelle prossime cinque gare, ma non sono preoccupato da questo, perché non devo giocarmi niente a livello di risultati. La cosa più importante per il nostro accordo era avere una moto factory il prossimo anno, con il supporto del marchio, e lo abbiamo ottenuto".

"La cosa più importante in queste cinque gare è trovare la posizione giusta in sella e capire la moto, perché sicuramente dovrò guidare in maniera diversa rispetto alla Ducati, quindi ci vorrà tempo. Potrò iniziare a spingere solo quando mi sentirò a mio agio con la posizione in sella. Nella MotoGP di oggi poi sono tutti molto vicini, dal primo all'ultimo, quindi è molto difficile. Lo so, ma questo non mi preoccupa in questo momento".

In questa nuova avventura poi c'è un altro plus: in queste ultime cinque gare del 2021 avrà l'occasione di dividere il box con Valentino Rossi prima che il campione di Tavullia appenda il casco al chiodo.

"Non vedo l'ora di cominciare, perché Valentino è Valentino. Ci siamo sempre incrociati, anche a livello di cambi di moto e purtroppo non ci siamo mai giocati un campionato io e lui. Tutti gli anni che lui ha vinto, io facevo terzo o quarto, ma non me la sono mai giocata. Negli anni che me la sono giocata io, anche lui faceva terzo o quarto, ma senza essere in lotta fino all'ultima gara. E' un peccato, perché mi sarebbe piaciuto. Adesso non è che ci giochiamo qualcosa di importante in queste cinque gare, ma come lui si vorrà godere queste gare, anche io cercherò di fare del mio meglio, avendo la fortuna di essere suo compagno di squadra. E poi sono curioso, perché quando la vivi da dentro al box, è sempre diverso da quello che percepisci o pensi da fuori".

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Inoltre potrà lavorare con un capo-tecnico come Ramon Forcada che conosce veramente a fondo la M1: "Mi hanno parlato molto bene di Ramon, ha vinto dei campionati ed ha tanta esperienza con la Yamaha. E' la persona perfetta per me e penso che rimarrà anche il prossimo anno".

Prima che si creasse l'opportunità di approdare in Yamaha, Andrea sembrava vicino a poter rientrare con l'Aprilia, con la quale ha fatto anche diversi test. Dunque, gli è stato chiesto cosa gli avesse fatto preferire la Casa di Iwata.

"Sono stato molto felice di fare dei test con l'Aprilia, è stato positivo farli per entrambi: io ho avuto la possibilità di guidare una MotoGP e loro hanno avuto dei feedback sulla moto. Anche l'atmosfera nel team era buona, ma sapevo quello che volevo ed è quello che è successo. Sono stato fortunato, potete chiamarlo come volete, ma questo è quello che è successo".

La Casa di Noale alla fine ha dirottato su Maverick Vinales, che è il pilota che ha dato via al domino che gli ha permesso di approdare in Yamaha. In un parallelo tra loro, vede lo spagnolo in leggero vantaggio in queste ultime gare, visto che ha già fatto un test a Misano e corso un GP ad Aragon, mentre lui da domani dovrà iniziare da zero.

"Può anche essere abbastanza simile il cambiamento, solo che fa troppo la differenza fare un test prima della gara, perché in gara non hai tempi di fare quasi niente anche quando sei a posto. Doverti mettere a posto su posizioni e tutto il resto, non perdi solo un weekend, ne perdi di più, sperando anche di avere delle condizioni per girare. Non fai un cambio di moto e parti già a posto. Ci vuole del tempo, soprattutto quando parli di un campionato in cui sono tutti così vicini. In questo momento, lui può andare meglio facilmente, poi vedremo nelle ultime gare. Maverick è uno dei più forti della MotoGP, a livello di potenziale e di velocità fa paura. Poi deve crearsi la situazione giusta con la moto e con il team per fare il risultato, ma mi state parlando di un pilota ultraveloce, quindi vedremo".

Domenica Pecco Bagnaia ha conquistato la sua prima vittoria in MotoGP ad Aragon, battendo in un duello fino all'ultimo giro Marc Marquez. A molti la sua condotta di gara ha ricordato quella del miglior Dovizioso. E anche il diretto interessato non sembra vederla troppo diversamente.

"Pecco domenica ha fatto una gara spettacolare. Ha fatto il passo lui. C'erano tanti piloti che avevano un passo simile in prova, ma in gara non sono riusciti a ripeterlo. Ha lavorato bene nel weekend e in gara ha guidato da dio, perché ha fatto un passo esagerato. E' stato tranquillo alla fine ed è stata la sua carta vincente secondo me. Marc non ne aveva per giocarsela, stava facendo il solito Marc che ad oltranza provava ad interrompere la manovra di Pecco. Ma Pecco è stato molto bravo e non ha dovuto inventarsi niente, perché aveva una staccata pazzesca: bastava staccare forte e l'errore lo faceva Marc. E' stato davvero molto bravo e domenica mi ci sono rivisto".

Infine, ha speso qualche parola anche per la situazione dell'acerrimo rivale Marquez, il cui recupero dall'infortunio dello scorso anno procede sempre a rilento: "E' molto difficile analizzare la situazione di Marc e quella della Honda da fuori, ma le sue condizioni sembrano molto brutte. Anche la moto poi non è al suo top e lo dimostrano gli altri piloti. In queste condizioni, Marc sta facendo qualcosa di pazzesco".

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