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Dall’Igna: “Ducati avrà evoluzioni che introdurrà già in Qatar”

La nuova Ducati è stata presentata oggi, con la nuova line-up le ambizioni continuano ad essere alte. Gigi Dall’Igna, Direttore Generale di Ducati Corse, spiega come lavorerà la squadra nel 2021 per poter confermare il titolo costruttori e sperare di migliorare per riconquistare il mondiale piloti, che manca dal 2007.

Gigi Dall'Igna, Ducati Team General Manager con la Ducati Desmosedici GP21

Foto di: Ducati Corse

Ducati ha aperto le danze delle presentazioni, svelando oggi la livrea delle due Desmosedici GP che verranno portate in pista dalla nuovissima line-up di piloti per la stagione 2021. A vestire i colori ufficiali ci sono Francesco Bagnaia e Jack Miller, quest’anno la Casa di Borgo Panigale ha scommesso su due piloti giovani, cambiando rotta rispetto a quanto avvenuto fino allo scorso anno.

Il Costruttore italiano arriva al 2021 da campione del mondo costruttori e spera di replicarsi, aggiungendo però anche il titolo piloti, che in Ducati manca dal 2007, quando Casey Stoner vinse il primo e fino ad ora unico mondiale in MotoGP per la Rossa. Luigi Dall’Igna, Direttore Generale di Ducati Corse, non si sbilancia troppo, ma rivela che Ducati continua a lavorare per portare avanti lo sviluppo e sperare di riportare a casa il titolo che manca da ormai tredici anni.

Visto che la moto 2021 non è che l’evoluzione della 2020, pensi che siano migliorabili le prestazioni rispetto all’anno scorso e perché?
"Prima di tutto si può sempre migliorare, sia dal punto di vista dello stile di guida dei piloti sia con delle evoluzioni che andremo ad introdurre sulla moto a partire dal test del Qatar. Sicuramente non saranno evoluzioni grosse, perché il motore è congelato quindi non faremo evoluzioni neanche lato ciclistica. Ma ciò che potremo introdurre per quanto riguarda telaio ed aerodinamica saranno sufficienti per permetterci di fare un passo avanti e di migliorare le prestazioni complessive della moto".

Da quando esiste la MotoGP la Ducati è l’unica casa europea ad aver vinto. Ma perché è così difficile battere i giapponesi in questa categoria?
"Non è banale capire quali sono i motivi che stanno dietro questo fatto. Di sicuro è vero che i costruttori giapponesi hanno una storia recente più lunga della nostra in questa categoria. È sicuramente vero che anche nella 500c c’erano quasi esclusivamente costruttori giapponesi che partecipavano e questo forse è uno dei motivi che ha portato a questo fatto. Dall’altra parte la MotoGP richiede dei budget molto importanti e i costruttori giapponesi, almeno fino ad oggi, erano probabilmente più strutturati da questo punto di vista e avevano la possibilità di investire sia in termini di piloti sia in termini di sviluppo tecnologico rispetto a quello che le case europee potevano permettersi. Penso che questi siano i due motivi principali di questo fatto".

Jack Miller è un pilota dalla personalità molto forte, un po’ vecchio stile. Queste caratteristiche possono portare giovamento alla Ducati, che invece fino ad ora ha lavorato con un pilota caratterialmente diverso?
"Jack ha un carattere molto forte e credo che sia importante per un pilota che vuole ottenere buoni risultati. Quindi credo che abbiamo lavorato bene con lui negli ultimi tre anni, conosciamo molto bene lui e viceversa. Quindi penso che possiamo lavorare bene insieme. Ma anche Pecco ci dice sempre cosa pensa e questo credo sia importante. Perché serve per lavorare sull’evoluzione della moto, quindi sono molto felice se il pilota mi dice la verità".

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In questi anni Dovizioso e anche Lorenzo puntavano molto sul fatto che la Ducati girasse poco, quello era il grande limite sul quale loro insistevano molto. Jack da questo punto di vista è un po’ diverso, vuol dire che, pur restando un aspetto determinante, non si parlerà così tanto di una Ducati che non gira in curva?
"Alla fine bisogna vincere. Questa è la verità. Tutti vogliono vincere, piloti e tecnici. Una moto non gira mai abbastanza, come non sarà mai abbastanza veloce, come non frenerà mai abbastanza forte. Bisogna evidentemente lavorare su tutti gli aspetti che uno conosce per cercare di alzare il più possibile l’asticella in ogni aspetto della moto. Questo è l’obiettivo nostro come tecnici e deve essere anche l’obiettivo dei nostri piloti, per cercare di mettere delle pezze dove la nostra moto non arriva".

L’anno scorso la Ducati era avanti dal punto di vista tecnico, perché vista la debacle di Marquez avrebbe dovuto essere la vostra stagione. Invece alla fine ha vinto un progetto un po’ più fresco del vostro e forse più convenzionale. A fine stagione, questo vi ha portato a fare qualche riflessione sulla concezione della moto o proseguite con la metodologia?
"Diciamo che è sicuramente vero, credo che per vincere serva una buona moto. Questo è fuori dubbio e Suzuki evidentemente lo ha. L’approccio è totalmente diverso dal nostro, ma io sono convinto che, se possibile, c’è bisogno di fare una combinazione di entrambe le cose. Ovvero fare una buona moto di base ma aggiungerci comunque anche delle soluzioni innovative che possano fare la differenza in tante circostanze. Non è un caso che tutti, compresa la Suzuki, abbiano inserito delle soluzioni che sono state per prime implementate da Ducati. Perché non è che la Suzuki è senza appendici aerodinamiche o non ha l’ausilio per la partenza che abbiamo noi. Serve un progetto di base buono, ma a questo bisogna aggiungere delle idee innovative che aiutano sempre ad essere più competitive".

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Il fatto che ci sia stato poco sviluppo a causa del Covid, potrebbe essere anche un’anteprima del budget cap?
"La riduzione dei costi in MotoGP è un problema che c’è sempre stato, non solamente dal 2020. Una volta addirittura si era passati a non fare più le prove il venerdì mattina. In ogni caso, il congelamento dei motori e dell’aerodinamica sono tutte soluzioni che derivano proprio dal fatto di dover contenere i costi di partecipazione al campionato. Evidentemente fare la MotoGP costa molto ed è vero che credo sia importante soprattutto per gli europei riuscire a mantenere i costi sotto controllo, che non vuol dire impedire lo sviluppo tecnologico delle moto. Perché uno dei motivi per cui i costruttori, in primis Ducati, partecipano al campionato MotoGP è proprio per sviluppare una tecnologia che può essere applicata alle moto stradali. Per cui bisogna trovare un bilanciamento tra la riduzione dei costi e la necessità da parte delle case di sviluppare tecnologia".

Le gomme lo scorso anno hanno creato molti problemi ai piloti ufficiali, ma meno ai piloti Pramac. Puoi descrivere qual è la differenza dello stile di guida di Pecco e Jack rispetto ai due piloti precedenti del team factory?
"Ogni pilota ha un suo stile, ma Jack e Pecco si sono adattati meglio alle nuove tecnologie che Michelin ha introdotto lo scorso anno. L’evoluzione della nuova gomma posteriore è stata migliore per noi rispetto alla gomma del 2019. La realtà è che con il vecchio pacchetto di gomme riuscivamo a coprire alcuni problemi, mentre con quelle del 2020 gli altri hanno fatto un passo in avanti forse più grande rispetto a quello che abbiamo fatto noi. Ad ogni modo le nuove gomme sono state una vera evoluzione delle specifiche vecchie in termini di performance".

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I primi test del 2021 verranno svolti in Qatar, una pista dove Ducati è sempre stata competitiva. Questa cosa ti preoccupa in termini di evoluzione della moto?
"Per sviluppare la moto, provare su una sola pista non è l’ideale. Inoltre non è la cosa migliore provare su una pista dove normalmente la tua moto va forte. Quindi il Qatar non è il tracciato migliore per fare i test con la nostra moto, ma è l’unica opzione che abbiamo e dobbiamo provare a fare del nostro meglio con quello che abbiamo. Nel 2020 comunque abbiamo capito cosa fare per migliorare il setup della moto, quindi abbiamo le idee abbastanza chiare sull’evoluzione del setup che dobbiamo fare in Qatar, ma dobbiamo provarla per verificare che sia il pacchetto giusto".   

Ducati ha esteso il contratto con Dorna in MotoGP fino al 2026, qual è il piano? Mantenere sei moto in griglia?
"È molto difficile dire per quanto altro tempo riusciremo a continuare con tre team diversi in MotoGP. Il nostro lavoro è di continuare il più possibile con questa situazione perché penso che possiamo avere qualche vantaggio con sei piloti in griglia, principalmente dal punto di vista tecnico abbiamo più informazioni che ci possono aiutare a sviluppare la moto. Quindi è difficile da predire, ma questa è la situazione attuale e spero che continui anche per i prossimi anni".

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