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Dovizioso: "Lotto per il secondo posto mondiale!"

Andrea a cuore aperto: "A Misano corro per vincere e far cambiare idea alla Honda"

Dovizioso:
Misano chiama e Andrea Dovizioso risponde. Il romagnolo “sente” la gara di casa. È nato a Forlimpopoli, ad un tiro di schioppo dal circuito di Santa Monica. Ha 25 anni ma gli è rimasto lo sguardo del ragazzino. Eppure è già padre di Sara, una splendida bimba che non ha ancora due anni. Dovi respira l'aria di mare. C'è un caldo afoso che sembra ancora Ferragosto. Siamo a Cattolica che si coccola il suo campione. Lo abbiamo incontrato in pieno centro, letteralmente assediato dai fan e dai tifosi che si sono dati appuntamento al negozio dello sponsor Gas, dove ha firmato autografi, stretto mani alla vigilia delle prove libere. Un vero e proprio... bagno di folla, tanto che hanno dovuto portarlo via prima che venisse sopraffatto dalla gente. Tanta gente, più del previsto e del preventivabile. Un buon segno per il pilota della Honda HRC: è terzo nel mondiale MotoGp con quattro secondi posti ed un terzo. Sta vivendo la sua stagione migliore nella classe regina, anche se l'unica vittoria è ormai datata Donington 2009. Con la RC212 V è terzo nel mondiale: servirebbe proprio un successo a dare una svolta all'annata e, forse, alla carriera. Lo cerca la Yamaha Tech3, il team satellite di Poncharal, perché in casa Honda ufficiale non ci sarà più posto per lui. Tutt'al più potrebbe sortire una moto per il team LCR che il patron Lucio Cecchinello dovrebbe finanziare. E parliamo di milioni di euro, mica di bruscolini. Andrea non si fascia la testa e guarda al futuro più immediato. Si prende coraggiosamente le sue responsbilità. E parla fuori dai denti di vittoria... “Anche solo per i fan e per quanti ci credono: in questo momento sono il pilota tricolore più avanti in classifica. Certo, gli appassionati italiani sono stati abituati a tante vittorie, ma me lo sento che a Misano si può fare. Sono consapevole che è dura, però il tifo mi aiuta tantissimo. Approcciare bene il week end ti fa fare la differenza. Arrivo da un brutto risultato ad Indianapolis, anche se negli ultimi dieci giri sono stato quello che girava più forte di tutti in condizioni estreme”. Come sei riuscito a fare i tempi proprio alla fine? “E' molto complicato da spiegare: in particolare c'era un asfalto nuovo che distruggeva le gomme: chi spingeva all'inizio non è arrivato in fondo. Per questo ho dovuto cambiare un po' lo stile di guida e solo a fine gara ho capito come si doveva girare forte, seppure in condizioni estreme”. La Honda come può pensare di lasciare a casa il terzo del mondiale e non dargli una moto ufficiale? “Bella domanda, ma la situazione è che la Honda ha già due piloti che si possono giocare il titolo il prossimo anno e, anzi, hanno già il leader adesso. Quindi non hanno bisogno di un terzo, anche se secondo me è abbastanza stupido non dare una mano a chi può salire sul podio del mondiale”. Ci vorrebbe anche un po' di riconoscenza per un pilota che ha corso sempre con Honda, anche quando la moto non era competitiva, come ai tempi della 250. “Queste sono cose che non devo dire io, ma sono contento che si notino. Speriamo che ci pensino anche loro...”. Un successo domenica cambierebbe molto lo scenario? “Una vittoria ha la forza di modificare le cose. Diciamo che avere la terza moto Repsol non è più possibile, però il supporto Honda e le future decisioni sul budget da investire possono variare in funzione dei risultati”. Faccio l'avvocato del Diavolo: se togliessimo Stoner dalla classifica, oggi non ci sarebbe un'Honda in testa al mondiale sebbene sia la moto più competitiva... “Che la Honda sia la moto più competitiva lo si dice ma è un discorso che merita di essere approfondito. In realtà la Yamaha non è così indietro come sembra o come quanto si dice. La Honda ha una filosofia di realizzare una moto diversa dalla Yamaha: la Honda cerca sempre la potenza e meno la guidabilità, mentre la Yamaha cerca più la stabilità che i cavalli. Secondo me il lavoro che abbiamo fatto negli ultimi tre anni ci ha portato ad avere una moto molto competitiva, ma la Yamaha non è affatto lontana”. Qual è il vantaggio della Honda RC212 V quest'anno? “Abbiamo molta potenza, l'abbiamo sempre avuta, ma non riuscivamo a sfruttarla. Avevamo una moto troppo instabile per sfruttare tutti i cavalli. Negli ultimi tre anni ci siamo fatti un gran mazzo per cui abbiamo migliorato la stabilità e quindi andiamo più forte, usando meglio la potenza che già avevamo a disposizione”. Nell'inverno si è discusso molto del cambio zero-shift: quanto vale su un giro? “Non è quantificabile, il vantaggio di tempo è minimo, non certo di decimi di secondo. E poi non è vero che fa risparmiare le gomme. Nella MotoGp, però, c'è sempre un po' di scivolamento nel posteriore, e quindi quando si cambia marcia mentre si è piegati, la botta che arriva è più breve e soft. Ci si guadagna in stabilità, ma a livello di velocità non c'è differenza”. In Formula 1 valeva almeno un paio di decimi di secondo... “Anche gli ingegneri non sanno quantificare il vantaggo, ma escludo che si possa valutare in due decimi”. Fai una pagella della tua moto: dai un voto a telaio, sospensioni, motore, cambio, elettronica, aerodinamica... “Telaio 8, sospensioni 10, motore 8,5” e qui Andrea ride e fa una pausa. In effetti il voto sembra basso per un propulsore che è stato elogiato come il punto di forza della Casa. Non è una contraddizione? “Ma più potenza non vuole dire perfezione!”. Riprendiamo la pagella: come giudichi cambio, elettronica e aerodinamica? “Cambio 10 e lode, mentre all'elettronica darei 9,5. Riguardo all'aerodinamica è un mondo che non è molto esplorato perché non fa la differenza nelle prestazioni e poi varia molto se si è in rettilineo o in curva”. Vedi la telemetria dei compagni? Quali differenze ci sono nello stile di guida e dove si evidenziano? “Sì la telemetria la confrontiamo e posso dire che fra i quattro piloti Honda ufficiali ci sono quattro differenze abissali. Tra me, Pedrosa, Simoncelli e Casey ci sono modi molto diversi di andare veloci”. Ci puoi descrivere un elemento di ciascun avversario di marchio che spieghi questa differenza nel guidare? “Simoncelli è quello che stacca più tardi e ha la percorrenza a centro curva più veloce. Questo avviene per la sua statura e per come è impostata la moto. Stoner è quello che apre il gas per primo e si inventa traiettorie estreme che funzionano. Dani, invece, mi fa rabbia perché il suo punto di forza è che riesce a tirare su la moto prima di tutti e il suo peso ridotto fa la differenza in ogni accelerazione. E qui sì che parliamo di decimi!”. Si può imparare guardando i dati degli altri? “Copiare non è giusto perché non potrei mai imitare un altro pilota, ma può dare degli input per migliorare il proprio stile”. Chi è il pilota Honda che detta le linee dello sviluppo della moto, con esigenze di messa a punto tanto diverse ? “Quest'anno lo sviluppo è stato quasi inesistente perché il lavoro grosso è stato fatto negli ultimi due anni e la moto era competitiva da subito. L'anno prossimo ci sarà la mille, quindi non è stato programmato un investimento importante e la RC212 V non è stata cambiata...”. Ma non è stata evoluta la moto nel 2011? “Beh sì, un telaio modificato solo nei dettagli e sviluppi di elettronica, ma credimi poca roba. Diciamo che in questi anni abbiamo dato un contributo importantissimo alla crescita della moto”. Quindi una parte dei successi che sta inanellando Casey Stoner sono merito anche tuo? “Assolutamente sì!”. E cosa ti manca per essere vincente come l'australiano? “Adesso conta tantissimo lo stile di guida che si adotta. Le Bridgestone, intendo proprio le gomme che stiamo usando quest'anno, hanno pochissino grip nell'angolo. Chi ha uno stile che piega la moto per meno tempo ma con il massimo angolo fa la differenza: questo, però, non è il mio modo di guidare. L'ho cambiato negli ultimi anni e devo ammettere che sto andando sempre meglio, ma non ancora come Dani e Casey”. Quanto bisogna fidarsi che l'elettronica funzioni sempre? “Non esiste fidarsi dell'elettronica. È una leggenda falsissima...”. E allora perché è venuta fuori questa storia? “La gente ha sempre collegato che Stoner vincesse con la Ducati perché si fidava dell'elettronica. Questa leggenda è bugiarda e poi di che elettronica stiamo parlando? Noi, per esempio, abbiamo ben sette tipi di controllo di trazione che lavorano contemporaneamente. Mi sembra chiaro che stiamo facendo un discorso molto parziale su questo argomento che, invece, è molto complicato. È indubbio che i comandi elettronici diano un aiuto, ma li comandi tu: senza elettronica se tu dai il 30% di gas, il motore ti dà il 30% di potenza. Con l'elettronica puoi fare una mappa che tu apri la manetta al 40% e il motore risponde con un'erogazione solo del 10%. Scusa, ma quello non è fidarsi”. Quindi all'uscita delle curve non serve chiudere il cervello spalancando il gas al di là di quello che dice il cuore, augurandosi che l'elettronica faccia appieno il suo dovere per evitare le cadute? “Tutte panzane, credimi! Oltre che cadere, non si va proprio forte guidando in quel modo. Piuttosto bisogna riuscire a capire che tipo di elettronica serve, tararla nel modo giusto e sfruttarla a fondo, altro che... fidarsi. Il lavoro di messa a punto dei sistemi è fondamentale per trovare le prestazioni. Un fatto è certo: non si va mai forte per caso!”. Nella stagione è parso che ci fosse una sorta di faida fra te e Simoncelli: vi facevate la battaglia fra di voi anziché stare con Stoner... “Casey scappava via ma non perché combattevamo fra di noi. Andava semplicemente più forte...”. Un aggettivo per giudicare i quattro assi della Moto Gp... “Stoner? È un selvaggio. Lorenzo è un testardo, ma nella sua accezione positiva. Pedrosa è un precisino”. E Valentino? “Uhm, ce l'ho sulla punta della lingua, ma non mi viene: diciamo che tutto quello che vuole ottenere riesce a inventarselo, ma l'aggettivo non mi viene...”. Se dico fantasioso? “Sì, può andare”. E Dovi come lo giudichi? “Costante e determinato”. Marquez è un giovane spagnolo forte della Moto2: è una minaccia? “Può esserlo, sicuramente è un grande talento. Mi piace come guida e il carattere che ci mette. Non c'è dubbio che sia un giovane molto promettente”. Sei davvero costretto ad andare in Giappone con dei ricatti da parte delle Honda? “Un vero ricatto non viene fatto, nel senso che ciascuno è libero di fare quello che vuole”. Si diceva che vi facessero pesare dei vincoli contrattuali... “Legalmente hanno ragione loro, se tu non partecipi alla gara dopo che a loro dire ti hanno dimostrato che non c'è nessuno pericolo, tu non rispetti il contratto e quindi passi dalla parte del torto”. Tu ci andresti liberamente a Motegi, una pista molto vicina alla centrale nucleare di Fukushima? “No, ma nessuno di andrebbe, perché nessuno vuole rischiare, non perchè ci sia la certezza che sia rischioso”. Avresti preferito Suzuka, un'altra pista di proprietà Honda? “Suzuka è anche molto più bella, ma sarebbe stupido andarci adesso dopo che abbiamo lottato per anni per la sua mancanza di sicurezza: bisogna essere coerenti...”. La Yamaha ha portato un'evoluzione a Indy, ma Lorenzo è stato dietro comunque: potresti ambire al secondo posto in campionato? “Certamente sì e Indianapolis ne è una recente conferma. Recuperare punti su Lorenzo non è impossibile: Jorge è un pilota determinato che ha già raccolto molto, ma adesso non mi sembra nello stato di forma migliore. Anziché guardare troppo in alto, a Stoner per intenderci, bisogna puntare lo sguardo su Lorenzo per recuperare punti su di lui e al contempo controllare Pedrosa”. Vincere a Misano sarebbe manna... “Bingo! Anche se per ottenere il secondo posto finale non è indispensabile imporsi nella gara di casa, ma ci starebbe proprio bene”. Dai un consiglio a Valentino... “Non credo che sia giusto, prima di tutto perché ha più esperienza di me e ha vinto tanto di più...”. È vero, ma gli stai dando la paga regolarmente... “Me la sto godendo, ho piacere, ma non ha una moto competitiva come la mia Honda. Anche se è sempre importante arrivare davanti a Valentino, non è per questo che mi sento realizzato”. Come è possibile che il più grande abbia perso la bacchetta magica? “No, non scherziamo. La verità è un'altra: io non lo vedo peggio rispetto al passato. Lui non è mai andato così forte in carriera. Quando stra-vinceva non andava più forte, anzi andava più piano, perché non aveva bisogno di tirare fuori quello che ha dovuto mostrare negli ultimi due o tre anni. La Ducati è strutturata in modo diverso dalle moto che ha sempre avuto e che noi stiamo usando. Si vede che con lui non funziona, ma Stoner ci vinceva...”. Cambiamo argomento: la parola paura fa parte del tuo vocabolario? “Io nella vita ho tantissime paure, ma non bisogna averne quando si è in sella”. L'idea di cadere ti spaventa? “Ci penso, eccome. Anche con una scivolata da niente ci si può fare molto male”. Hai una bimba, Sara, che non ha due anni: secondo Enzo Ferrari avere famiglia toglie un secondo ai campioni... “Me l'ha tolto un secondo, nel senso che sono andato più forte...”. Credi in Dio? “Non vado in chiesa, ma la mia risposta è boh?”. Il Governo sta discutendo una supertassa per gli sportivi professionisti: cose ne pensi? “I politici sono ridicoli...”. E l'Italia che destino avrà? “La vedo proprio dura...”. Meglio pensare positivo e guardare al Gp di San Marino... “Io ci provo!”.

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