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Yamaha: l'elettronica è la chiave per evitare l'ombra del record negativo

Sono già 14 le gare senza vittorie per la Casa di Iwata e si avvicina pericolosamente il record di 18 nell'era MotoGP (tra 2002 e 2003). I piloti invocano uno step di elettronica per dare più trazione alla M1, ma in Giappone non ci sentono.

Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing

Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing

Gold and Goose / Motorsport Images

Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Maverick Viñales, Yamaha Factory Racing
Maverick Viñales, Yamaha Factory Racing
Maverick Viñales, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Maverick Viñales, Yamaha Factory Racing
Maverick Viñales, Yamaha Factory Racing
Maverick Viñales, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Maverick Viñales, Yamaha Factory Racing
Maverick Viñales, Yamaha Factory Racing
Maverick Viñales, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing, Jack Miller, Pramac Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Maverick Viñales, Yamaha Factory Racing
Maverick Viñales, Yamaha Factory Racing

14 gare senza vittorie. E' la seconda striscia negativa più lunga della storia della Yamaha nell'era MotoGP della classe regina del Motomondiale (furono 18 tra il 2002 ed il 2003). Anche nel 2012 gli uomini di Iwata dovettero attendere la 12esima gara della stagione, a Misano, per vedere una M1 conquistare il gradino più alto del podio.

Ma quella era una situazione differente, dovuta più allo strapotere di Marc Marquez, capace di vincere le prime dieci gare dell'anno. Ora invece dietro a questo momento critico c'è una crisi tecnica vera e propria, che impedisce al "Dottore" e a Maverick Vinales di battagliare per le posizioni che meriterebbero.

La cosa incredibile è che neanche 12 mesi fa, la Yamaha sembrava un'armata inarrestabile, con Vinales che aveva vinto tre delle prime cinque gare. E' vero, c'era già stata la pesante battuta d'arresto di Jerez, dove c'era stato il presagio delle difficoltà della seconda parte di stagione, ma la reazione di Le Mans era stata veemente, perché senza la caduta di Rossi all'ultimo giro sarebbe arrivata addirittura una doppietta.

Da quel momento però la luce si è spenta. L'unica vittoria è stata quella di Valentino ad Assen, per di più in una gara disputata in condizioni molto particolari, rese ancora più ostiche dall'arrivo di qualche goccia di pioggia nel finale, quindi nella quale a fare la differenza forse è stato più il pilota che la moto.

La gara di Jerez era stata quindi indicata come quella chiave per capire i reali progressi fatti dalla M1 negli ultimi 12 mesi, ma le risposte sicuramente non sono state quelle sperate perché, al netto dell'incidente che ha estromesso le due Ducati e Dani Pedrosa, Valentino ha chiuso quinto e Vinales settimo, con la netta sensazione che sul tracciato andaluso la Yamaha fosse la quarta forza, alle spalle anche della Suzuki.

Volendo guardare al bicchiere mezzo pieno, il distacco dal vincitore è calato drasticamente rispetto al 2017: Rossi lo ha ridotto da 38" ad 8", ma è anche vero che a Jerez è stato steso un nuovo asfalto e anche quello ha fatto sicuramente la differenza, perché ciò che soffre maggiormente la M1 sono le alte temperature e le condizioni di scarso grip. Condizioni caratteristiche sul circuito andaluso, che fino ad un anno fa aveva anche un fondo molto vecchio.

I piloti sembrano avere le idee molto chiare sui motivi di questa problematica, dovuta secondo loro all'elettronica, che gli impedisce di scaricare a terra la potenza come fanno invece Honda e Ducati, consumando più velocemente anche le gomme in questo modo. Entrambi infatti hanno manifestato una certa frustrazione dopo la gara, sottolineando che sono mesi che spingono per avere novità su questo fronte, ma che ad Iwata fanno orecchie da mercante.

"Più che arrabiato sono un po' frustrato, perché secondo me è molto chiaro quello che dobbiamo fare. La cosa peggiore è che non siamo abbastanza reattivi per risolvere i nostri problemi. Passano le settimane, passano le gare, passano i mesi. Non dico che dopo un anno abbiamo gli stessi problemi, perché la moto è migliorata rispetto all'anno scorso. Gli altri però hanno fatto probabilmente uno step più grande del nostro, quindi siamo un'altra volta ancora lì. Io sono convinto che abbiamo il potenziale per mettere a posto la moto, però bisogna che si faccia velocemente altrimenti passa un altro anno" aveva detto Valentino senza girarci troppo intorno.

E i commenti di Vinales non si sono discostati di tanto: "Sono 10 mesi che dico sempre le stesse cose. Non c'è grip. 10 mesi. Quando arriviamo su una pista che non è perfetta o magari c'è troppo caldo, non ho grip. E' una situazione frustrante, perché non posso neanche guidare come vorrei. In alcuni weekend ho cambiato lo stile di guida anche tre volte per cercare di far funzionare la moto, ma non funziona niente. Ho provato anche a guidare come Lorenzo, ma alla fine il problema è sempre lo stesso: la M1 non accelera. Questo significa solo una cosa, che è l'elettronica che non funziona".

Come se la situazione non fosse già abbastanza frustrante, c'è anche Johann Zarco che continua ad andare fortissimo con una moto che ormai risale a due stagioni fa. Nei test invernali anche gli ufficiali avevano provato lo stesso telaio del francese del team Tech 3, ma a quanto pare non hanno avuto i riscontri sperati se poi hanno deciso di puntare su qualcosa di differente.

Secondo Rossi poi c'è anche un merito da parte del due volte iridato della Moto2, molto bravo nella gestione della gomma: "C'è comunque da dire che Zarco va forte. Con il suo stile di guida e la sua stazza riesce a far soffrire meno la gomma posteriore. In certe piste, come Valencia e Jerez, fa tanta differenza. Poi parliamo di un top rider".

Quello che è difficile comprendere è perché tardi ad arrivare questo step di elettronica invocato a gran voce ormai da parecchi mesi. Sia l'italiano che lo spagnolo hanno detto che questa è una domanda da fare ai giapponesi, ma ad ascoltare le loro dichiarazioni di domenica sembra quasi che sia stato fatto davvero poco e nulla su questo fronte ed è davvero incredibile se entrambi i piloti sono convinti che l'area critica sia quella.

Nei test di lunedì sono state provate alcune novità, ma ancora piccole cose a livello meccanico. Domenica, infatti, Rossi aveva scherzato: "E' come lavorare sulla punta dell'iceberg ed è un peccato, perché per il resto la nostra moto è buona quest'anno". A fine giornata però ha cercato di lasciare uno spiraglio aperto almeno per la seconda metà del 2018: "Sappiamo che ci vuole un po' di tempo, ma se saremo bravi forse possiamo vedere dei miglioramenti per la seconda parte del campionato".

Nel frattempo bisognerà cercare di raccogliere il massimo, soprattutto sulle piste che possono essere favorevoli alla M1. E una di queste è proprio Le Mans: le ultime tre edizioni del GP di Francia sono state tutte marchiate Yamaha, con due successi di Jorge Lorenzo e quello del 2017 di Vinales. Senza contare che storicamente non è un tracciato particolarmente favorevole alla Honda ed alla Ducati, quindi sembra la chance giusta per provare a dare l'assalto ad un risultato importante.

Anche perché il paradosso è che, se la situazione è molto critica dal punto di vista tecnico, in classifica le cose non vanno poi troppo male: pur essendo salito sul podio solamente ad Austin, Vinales è terzo nel Mondiale, staccato di 20 punti da Marquez, e Valentino è 10 punti più indietro. E anche nel Costruttori la Casa giapponese è al secondo posto, anche se va detto che i 20 punti raccolti in Argentina ed in Spagna sono frutto del lavoro di Zarco (in questa classifica il costruttore prende i punti della sua moto meglio piazzata).

La Honda e Marquez sembrano veramente in palla in questa stagione, ma anche la Ducati aveva dato una bella prova di forza domenica prima del clamoroso autogoal dell'incidente tra Lorenzo e Dovizioso. In ogni caso, per il momento, non è ancora tutto perduto per la Yamaha. Dopo i test, Valentino ha detto di attendere novità sostanziose per i prossimi test, aggiungendo: "Se saremo bravi forse possiamo vedere dei miglioramenti per la seconda parte del campionato".

Per non buttare via un'altra stagione, dunque, saranno cruciali le prossime 3-4 gare, nelle quali Rossi e Vinales dovranno stringere i denti e soprattutto evitare di rendere la loro striscia negativa la peggiore di sempre della Yamaha. Se però con l'estate non arriverà in tanto atteso step di elettronica, ci sarà il rischio di dover già incominciare a pensare al 2019.

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