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Analisi test Sepang: la Ducati vola, Marquez si nasconde. E la Yamaha?

I primi tre giorni di test collettivi della MotoGP hanno dato alcune indicazioni sul lavoro fatto dai costruttori durante l'inverno. La Ducati al momento pare il riferimento, ma Marquez ha giocato a "nascondino". La Yamaha è un'incognita.

Jorge Lorenzo, Ducati Team

Jorge Lorenzo, Ducati Team

Gold and Goose / Motorsport Images

Jorge Lorenzo, Ducati Team
Jorge Lorenzo, Ducati Team
Jorge Lorenzo, Ducati Team
Andrea Dovizioso, Ducati Team
Andrea Dovizioso, Ducati Team
Marc Marquez, Repsol Honda Team, Dovizioso after crashing in background
Marc Marquez, Repsol Honda Team
Marc Marquez, Repsol Honda Team
Dani Pedrosa, Repsol Honda Team
Dani Pedrosa, Repsol Honda Team
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Marc Marquez, Repsol Honda Team, Maverick Viñales, Yamaha Factory Racing
Maverick Viñales, Yamaha Factory Racing, Marc Marquez, Repsol Honda Team
Andrea Iannone, Team Suzuki MotoGP
Andrea Iannone, Team Suzuki MotoGP
Aleix Espargaro, Aprilia Racing Team Gresini
Aleix Espargaro, Aprilia Racing Team Gresini
Bike of Pol Espargaro, Red Bull KTM Factory Racing
Pol Espargaro, Red Bull KTM Factory Racing
Mika Kallio, Red Bull KTM Factory Racing

Bastano tre giorni di test per provare a delineare quello che vedremo nella stagione 2018 della MotoGP? A giudicare da quello che era successo 12 mesi fa in Malesia verrebbe da dire di no.

L'avvio del 2017 aveva visto un dominio di Maverick Vinales e della Yamaha, che avevano monopolizzato la trasferta di fine gennaio a Sepang, ma poi sappiamo bene che piega ha preso la stagione, con Marc Marquez ed Andrea Dovizioso a lottare per il titolo fino a Valencia e lo spagnolo costretto a fare solo da spettatore al duello iridato, per di più ad una certa distanza.

Se fare delle previsioni a lungo raggio appare quindi complicato, si può però provare a dare un giudizio al lavoro che i costruttori hanno fatto nel corso dell'inverno per cercare di presentarsi al meglio alla prima gara della stagione, fissata per metà marzo in Qatar.

Dopo aver firmato la bellezza di 6 vittorie e sfiorato il Mondiale, la Ducati sembra aver proseguito nella direzione giusta, perché la nuova Desmosedici GP pare essere nata nel migliore dei modi, al punto che buona parte della concorrenza la addita già come il punto di riferimento.

Jorge Lorenzo ha messo a referto il nuovo record del tracciato di Sepang, firmando nella terza giornata un 1'58"830 che lo ha spinto a definire un "capolavoro" il lavoro fatto dai tecnici di Borgo Panigale. Quello che conta di più però è senza dubbio il fatto che questa moto gli consente di guidare come piace a lui, sfruttando la sua velocità a centro curva. Chi lo ha osservato girare a bordo pista, infatti, dice che sembra davvero in grado di mettere dove vuole la sua Ducati: in queste condizioni, il maiorchino rischia davvero di tornare ad essere un avversario temibile per chiunque.

Anche le parole di Andrea Dovizioso, solitamente molto misurato nei suoi commenti, hanno sicuramente un valore importante. Il vice-campione del mondo si è spinto a dire che probabilmente quello della Rossa è stato il pacchetto migliore in Malesia, aggiungendo però che è ancora presto per giudizi di questo tipo e che bisogna tenere i piedi per terra e continuare a lavorare.

Se le Ducati hanno brillato, va detto che probabilmente Marquez ha giocato un po' a "nascondino": il campione del mondo ha chiuso al settimo posto tutte e tre le giornate e non ha mai cercato la zampata. Piuttosto si è concentrato su un aspetto chiave come la scelta del nuovo motore (sembra indirizzato proprio sull'ultimo step introdotto in Malesia) e sulla ricerca di un set-up di base per la sua RC213V.

Quando gli è stato chiesto di commentare il tempone di Lorenzo, infatti, Marc ha risposto: "Il giro di Lorenzo è stato molto buono, però io ho preferito concentrarmi sulla costanza del ritmo gara". E se si guarda al suo cronologico di ieri, si fa fatica a dargli torto, visto che in concidenza dell'orario della gara ha piazzato un long run di 15 giri tutti sul passo del 2'00". Attenzione però, perché anche Dovizioso è riuscito a farne uno di una decina di giri quasi allo stesso ritmo proprio in chiusura del Day 3.

Poi in casa Honda non si possono assolutamente lamentare anche sul fronte delle prestazioni pure, perché a cavallo delle due Ducati, che hanno chiuso prima e quarta, ci sono le due RC213V di Dani Pedrosa e Cal Crutchlow. Insomma, quello che si è visto a Sepang lascia pensare che la stagione 2018 potrebbe iniziare ancora con un dualismo Honda-Ducati al vertice e la Yamaha ancora ad inseguire.

La nuova M1 forse rappresenta l'incognita maggiore, su cui è difficile dare un giudizio. Nell'arco di 24 ore la situazione si è infatti ribaltata in maniera clamorosa: lunedì Maverick Vinales e Valentino Rossi erano primo e secondo, mentre ieri non sono riusciti a fare meglio dell'ottavo ed addirittura del 18esimo tempo.

Quello che ha detto il "Dottore" a fine giornata è suonato come un disco già sentito troppo spesso nel 2017: "Speravo di poter andare più forte di ieri, invece abbiamo fatto più fatica e dobbiamo cercare di capire perché". Il pesarese ci ha tenuto anche a precisare che comunque a livello di passo e di gestione della gomma posteriore ci sono stati dei progressi, ma il persistere di questi cali repentini di prestazioni a parità di condizioni (anzi, la pista forse era anche migliore, visto che gli altri hanno abbassato i tempi), non può non generare qualche preoccupazione.

Anche perché spostandosi nell'altro lato del box, quello occupato da Vinales, lo spagnolo è stato piuttosto diretto nello spiegare che ha interrotto la sua simulazione di gara perché i tempi non erano abbastanza veloci da permettere di trarre delle considerazioni utili: nell'arco della terza giornata, infatti, sono stati molti di più i suoi passaggi sul 2'01" che quelli sul 2'00". La nuova M1, dunque, resta ancora un grande punto interrogativo da chiarire nelle prossime uscite.

Veniamo ora a quelli che potremmo definire "outsider" e partiamo dalla Suzuki. Nel box della Casa di Hamamatsu sembrano aver avuto delle conferme positive per quanto riguarda la direzione presa con la scelta del motore 2018. Un aspetto importante, se si considera che la decisione errata in questo senso era stata ciò che aveva segnato in negativo il 2017.

Ora che si è completamente ristabilito dagli infortuni dello scorso anno ed ha preso le misure alla MotoGP, Alex Rins ha dato delle risposte molto interessanti, riuscendo a chiudere con un sesto tempo davvero incoraggiante. Andrea Iannone invece è parso leggermente più in difficoltà, ma è stato anche rallentato da qualche problemino tecnico e da un paio di scivolate.

L'Aprilia ha portato in Malesia una RS-GP completamente rinnovata rispetto a quella della passata stagione e bisogna dire che Aleix Espargaro sembra aver gradito il lavoro fatto a Noale, perché ha spiegato che ora riesce ad essere più aggressivo nella staccata, che da sempre è stata il suo punto di forza. Indicazioni positive in vista dell'arrivo del propulsore che dovrebbe garantire qualche cavallo in più, previsto per i test in Qatar.

Peccato solo che non sia stato possibile fare un confronto diretto con lo scorso anno, perché il pilota di Granollers aveva saltato il GP della Malesia per infortunio e sulla seconda RS-GP oggi c'è Scott Redding, che sta continuando il suo processo di adattamento ad una moto completamente diversa rispetto alla Ducati che ha guidato nelle ultime due stagioni.

E' difficile, infine, giudicare la KTM, perché di fatto ha potuto contare sul suo pilota di punta solamente per un giorno. Nella seconda giornata, infatti, Pol Espargaro è stato vittima di un brutto incidente ad oltre 250 km/h, dal quale fortunatamente è uscito illeso, ma che lo ha costretto a saltare precauzionalmente la sessione conclusiva.

Il collaudatore Mika Kallio e Bradley Smith si sono quindi dovuti sobbarcare tutto il carico di lavoro, portando tra le altre cose al debutto ben due vesti aerodinamiche differenti: una in stile Ducati e l'altra simile a quella che la Rossa aveva provato nei test dello scorso anno in Qatar (quella che era stata battezzata "Hammerhead", che poi non è mai stata utilizzata in gara). La Casa austriaca quindi continua a fare grossi sforzi per cercare di avvicinarsi ai migliori, anche se per il momento è ancora mancato il graffio importante a livello prestazionale.

Ora bisognerà attendere una quindicina di giorni per provare a mettere insieme degli altri tasselli. Il prossimo test è fissato a Buriram, in Thailandia, su una pista nuova per tutti, che quindi rappresenterà un'incognita in più da aggiungere al puzzle...

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