Dalla Porta: "Voglio arrivare in MotoGP, ma non ho una scadenza"
Il campione del mondo della Moto3 ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport, raccontando il momento più difficile dell'anno, la scomparsa della nonna, ma aprendosi anche sul futuro.
Podium: race winner Lorenzo Dalla Porta, Leopard Racing
Gold and Goose / Motorsport Images
Lorenzo Dalla Porta ha dimostrato di che pasta è fatto nel momento più difficile. Tra la vittoria di Aron Canet ad Aragon e la perdita della nonna Nicoletta, figura chiave nella sua ascesa come pilota a cui ha dedicato il suo numero 48, sembrava aver preso due colpi da ko.
Il pilota del Leopard Racing però li ha incassati alla grande, si è rialzato e ha vinto tutte e tre le gare della tripletta asiatica, involandosi verso quello che era l'obiettivo stagionale: il Mondiale Moto3.
"Il mese di ottobre mi ha tolto una persona speciale, ma mi ha anche fatto trovare la forza necessaria per realizzare un sogno" ha detto infatti il pilota di Montemurlo in una lunga intervista concessa al Corriere dello Sport.
Un sogno che ha dedicato proprio a nonna Nicoletta, anche se l'anno prossimo non potrà più portare il suo 48: "In Moto2 il numero è ritirato (in memoria di Shoya Tomizawa, scomparso nel 2010 a Misano, ndr) e allora utilizzerò il 19, perché l’anno è il 1948… Le avevo promesso il Mondiale, ho mantenuto la parola".
A distanza di un mese e mezzo dalla domenica di Phillip Island, sta finalmente realizzando di aver fatto una grande impresa: "Inizio a capirlo ora che devo organizzare il mio tempo in mezzo a tante richieste. I prossimi appuntamenti sono la festa voluta dal comune di Montemurlo, vicino Prato, domani sera, e poi la festa con il Team Leopard e infine i Collari d’Oro del Coni, il 16 dicembre. Ma va benissimo così, significa aver fatto qualcosa di importante".
Ora ad attenderlo c'è la Moto2, sulla quale non si è ancora fatto troppe aspettative: "Credo sia ancora presto per dirlo con precisione, perché finora ho svolto soltanto un test a Jerez, oltretutto sul bagnato. Di certo, so che correrò su un mezzo che peserà il doppio rispetto a una Moto3 e avrà anche il doppio della potenza".
"E so che avrò un compagno di squadra da cui potrò imparare tanto: posso dirlo con cognizione di causa, visto che con Bastianini avevo corso in Moto3 nel 2018, all’inizio studiavo la sua telemetria e faceva cose che mi sembravano impossibili. Poi ci sono arrivato anch’io".
Sul sogno per il futuro, sembra avere le idee piuttosto chiare, pur senza avere troppa fretta: "Arrivare in MotoGP, e ottenere risultati anche lì. Non dico nulla di sconvolgente, credo sia il sogno di qualsiasi pilota. Non ho nessuna scadenza, presto o tardi che sia, vorrei correre in MotoGP".
E nella classe regina ci sono un paio di modelli da seguire, come Marc Marquez e Fabio Quartararo: "Marc fa cose mai viste, i salvataggi, e non soltanto. Ha cambiato la maniera di vedere le corse un po’ per tutti. Devo dire che anche Quartararo ha fatto qualcosa di simile: il suo arrivo ha dato un cambio di mentalità ai piloti Yamaha, che prima magari si lamentavano della competitività della moto, poi è arrivato Fabio e a forza di fare pole position ha indotto gli altri a spingere ancora di più".
Nella nuova generazione dei motociclisti italiani, infine, fa fatica ad avere rapporti troppo stretti, ma solo per una questione geografica: "Nel paddock siamo amici, ma per me è difficile avere rapporti più stretti per una questione 'territoriale': io vivo in Toscana, la maggior parte di loro in Romagna, loro si vedono quasi ogni giorno. Tempo fa valutai il trasferimento, ma sono rimasto a Prato. Con babbo, mamma e sorella".
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