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Francesco Beltrami racconta la Dakar "da privato"

In questa intervista spiega cosa significa affrontare questa maratona senza appoggi importanti

Partecipare alla Dakar è per molti un sogno, un’utopia, un’esperienza totale che per diversi, purtroppo, resta solo qualche stupenda immagine in televisione o su internet. L’avventura, l’attraversamento di una parte di un Continente dove magari non ci si sognerebbe nemmeno di andare in vacanza. Per un pilota ufficiale, o per un rider che ha la corretta assistenza, probabilmente le cose sono più semplici, ma per un privato? Uno dei privatoni, nonchè uno dei 15 italiani che quest’anno parteciperanno alla Dakar 2014, è Francesco Beltrami, con il quale scambiamo due chiacchiere per la prima volta e che ora andiamo a conoscere meglio. Francesco è la prima volta che abbiamo modo di scambiare due chiacchiere. Vuoi iniziare a raccontarci qualcosa di te? Cosa fai nella vita, e la tua carriera da pilota su tutte le specialità offroad e non... "Nella vita guido il camion, ho una ditta di trasporti, quindi la mia giornata inizia molto presto. Poi alla sera do una mano nel ristorante della mia compagna. La moto per me, e penso per la mia generazione (Francesco è del ‘68 N.d.R.) era tutto, giornate intere a ‘bruciare’ gomme e benzina, liberi senza casco e nei pistini tra i boschi. Ho inziato con le gare di cross e di enduro, poi ho partecipato al Trofeo KTM di supermotard, due Campionati Europei Baja… Nel 2009 sono stato vicecampione Europeo di Enduro nella categoria 250, mentre a livello di rally, nel 2008 ho partecipato alla mia prima Baja Aragon, l'ultima volta che si è corso per quattro giorni. Nel 2009 e 2010 ho partecipato ancora alla Baja Aragon e poi finalmente alla Dakar, dove mi sono ritirato alla quinta tappa per colpa di una caduta. Ho poi replicato alla Dakar nel 2011, dove nuovamente mi ha fermato una caduta. Nel 2012 ho preso parte all’Australian Safari, dove ho chiuso 23esimo assoluto. Quanto a questo rally poi, io e Manuel Lucchese siamo stati i primi italiani a finire il rally". Parliamo del tuo passato alla Dakar. Hai corso solo in Sudamerica? Quante Dakar hai corso, con quali team e quali sono stati i rispettivi risultati? "Ho corso solo in Sudamerica, ero iscritto alla famosa del 2008, ma per motivi di sicurezza hanno deciso di non farla svolgere. Le mie due Dakar le ho corse con il Team Aprilia; non voglio esprimere nessun giudizio, la moto era molto buona e andavo molto forte, anche se il mezzo era ancora da sviluppare. Peccato che il progetto sia stato messo in un cassetto, i risultati sono stati due ritiri alla 5 tappa per caduta in entrambe le edizioni. Maledetta quinta tappa: nel 2010 mi sono rotto il perone e nel 2011 ho riportato un trauma cranico ed una clavicola fratturata". Come si sta evolvendo la Dakar dalla prima che hai effettuato ad oggi a livello organizzativo? "Il livello è molto alto: i piloti vanno molto forte. A giugno sono stato in Cile dal mio amico Chaleco Lopez e abbiamo parlato di allenamenti, di moto che sono sempre piu veloci e di piloti sempre piu forti. Il livello organizzativo della Dakar è elevatissimo, ti senti sempre molto sicuro: la mattina si alzano gli elecotteri, il personale è al top ed io l’ho provato sulla mia pelle. E poi ci sono ospedali che si raggiungono in poco tempo". Veniamo all’oggi, come ti sei preparato a livello fisico? "La mia preparazione fisica si è basata sulla resistenza, faccio montain-bike e corro a piedi, amo i trail in montagna. Il mio ultimo trail da 25 Km l’ho effettuato in 2.17 mentre lo scorso anno era di 2.35. E’ una cosa che consiglio a tutti. Ho effettuato dei test alla Mapei e consiglio di cercare un buon preparatore. Il mio è Luca Baimino. Prima di sentirci ero a Gravellona a fare cross già alle 10 di mattina con meno 2 gradi!". Con che moto gareggerai? Cosa è stato fatto a livello di preparazione? "Corro con una Honda CRF450X. Il kit è l’Honda Europe Ufficiale mentre la moto è state preparata dal team Outlaw Racing di Caludio Mana". Corri come pilota privato. Ti appoggi a qualche team? "Sì assolutamente, corro come pilota privato, ma mi appoggio al team Pedrega". Con te avrai meccanici o altro? "Avrò con me un aiuto, ma in questi casi preferisco fare i lavori da solo. C’è un accordo, mi daranno una mano, ma vedrò sul momento". Quali sono le cose più importanti, prima e durante la gara a cui un privato deve pensare? "La cosa più importante è la testa, credere in sè, non arrivare tardi, dormire bene e risparmiare la moto perchè la gara è lunga. E poi… avere fortuna!". Quanto costa fare una Dakar da privato? Tu hai qualche sponsor? "Costa cara, penso sui 50.000 euro in totale. Io sono stato fortunato, ho un amico che mi aiuta tanto, si chiama Serg. Ovviamente ho dovuto cercare degli sponsor, come Scorpion Bay con Lucio Mistri, +Battery Energy Drink, Sinisalo, Emmeci Valves, Onboarda Racing, Sixs, Raleri, il Team Rebel America… e poi ho anche un supporto dall’Australia, la Grunt Global. La GEG Spoiler mi ha poi fornito le varie parti in carbonio della moto". Qual è il tuo obiettivo per la Dakar 2014? "Devo assolutamente finire la Dakar, è dal 2008 che tutti i giorni penso di finire questa gara che ti entra dentro e non ti lascia più. E’ molto difficile spiegare cosa provo, ma questa gara ti da tanto, ti fa crescere".

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