Price: "Per fare pratica di navigazione mi sono perso"
L'australiano comunque è la rivelazione delle prime due tappe: è quinto con una KTM standard
Umile, gentile, modesto...e veloce. Questo è Toby Price, colui che oggi ha chiuso la seconda tappa della Dakar 2015, la più lunga dell'intero rally, in quinta posizione assoluta, e soprattutto l'ha fatto con una moto standard, e non ufficiale. Viene dall'Australia e ammette: "Seguivo la Dakar da 4 o 5 anni pensando di venirci, perchè sapevo che sarebbe stata interessante per me". E così alla fine la possibilità è arrivata con KTM e l'australiano, di Sidney, quest'anno corre la sua prima Dakar.
"Non ho grande esperienza di road book, o con la navigazione, però cerco di imparare – confessa – tanto è vero che oggi mi sono anche perso e secondo me ho buttato via almeno tre minuti".
Prima della Dakar aveva corso a ottobre all'OiLybia Rally in Marocco e lì davvero era la sua prima esperienza con il road book. "Ho voluto provare un rally per prepararmi alla Dakar, ma ovviamente non è facile concentrare l'attenzione sulla navigazione e sulla velocità. Quando sono tornato a casa non mi sono più allenato nella navigazione perchè non avevo questa moto da provare e quindi non avevo modo di utilizzare la strumentazione. Quindi ho ripreso in mano un road book solo qui alla Dakar e devo ancora abituarmi un po'. Però il mio obiettivo, oltre a migliorarmi ovviamente, è quello di arrivare al bivacco tutte le sere, nulla di più".
Non ha un terreno preferito, si adatta a tutti quelli che trova e più o meno li trova anche divertenti: "Mi piacciono tutti i terreni che troviamo in gara: pista dura, fesh fesh, sabbia. Oggi gli ultimi 50 chilometri erano tosti, ma anche divertenti sulle dune. Mi sono reso conto del caldo che aumentava e ho pensato che dovevo accelerare un po' per non trovarmi con il caldo asfissiante ancora sulle dune. E' stato allora che mi sono perso. Ho sbagliato direzione in un oued (fiume secco) e ho perso un po' di tempo, almeno tre minuti a tornare sulla strada giusta".
Partito per tutta la prima parte della speciale da solo, poi ha via via ritrovato gli avversari e ne ha giustamente approfittato: "Mi piace raggiungere quelli più bravi ed esperti di me, e mi piace star dietro a loro per imparare. Non mi interessa seguirli, ma capire come guidano, come si muovono sulla moto, come conciliano la navigazione con la velocità. Oggi ho fatto qualche chilometro con Marc Coma e mi sono divertito molto. Poi l'ho lasciato andare via perchè volevo navigare per conto mio...e infatti mi sono perso".
E' un ragazzo solare che spiega come anche a Sidney adesso sia estate e faccia caldo, "ma forse non così caldo". Però non soffre particolarmente, non è stanco, al punto che ieri sera prima di andare a dormire si è avvicinato al suo meccanico, l'italiano Roberto Boasso e gli ha chiesto se aveva bisogno di una mano per finire di lavorare sulla sua moto.
Lo sguardo sbigottito dell'italiano deve averlo fatto sorridere: "E' una persona fantastica – spiega Boasso – sempre così gentile. E' la sua prima Dakar e quindi non sa nulla, neanche sulla vita al bivacco ed è sempre molto disponibile. Lui corre con una moto standard, che significa una moto come qualsiasi altra persona può andare a comprare in una concessionaria. Non ha neanche il kit di preparazione rally che comprende sospensioni speciali ed anche alcuni aggiornamenti sul motore".
E poi Boasso – abitualmente meccanico di Chaleco Lopez, assente a questa Dakar per un'operazione al ginocchio - conclude con una curiosità: "Guida davvero in modo speciale, le gomme sono messe benissimo, non le ha quasi consumate oggi, ma quello che mi lascia sbigottito è che le pastiglie dei freni dietro sono nuove, come se non le avesse mai toccate. E lo stesso per la frizione. Comincio a pensare che non la usi".
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