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Bruno Zanini: "La Mitjet punta sulla next generation"

Arrivata al suo terzo anno di vita, la Mitjet è a lavoro per diventare il punto di riferimento alternativo per i giovani che provengono dal kart, ma non hanno il budget per la F.4. Bruno Zanini, boss della serie, parla del processo di crescita del campionato.

Bruno Zanini

Bruno Zanini

La terza stagione della Mitjet Italian Series sta per concludersi. L'Autodromo di Monza, ultimo appuntamento della stagione tra poco meno di un mese e con i suoi punteggi doppi, sarà il giudice che emanerà le sentenze del campionato 2017, ma già dalle quattro gare di Vallelunga si inizia a intuire come tutto potrebbe andare a finire. Ed è proprio dall'autodromo laziale, sede del penultimo atto dell'anno, che con Bruno Zanini, boss della serie, abbiamo fatto il punto sullo stato di salute e sulle prospettive future della Mitjet.

Bruno Zanini, facciamo un bilancio di questo 2017

"Il 2017 è stato un anno migliorativo rispetto ai nostri campionati precedenti. La prima grande innovazione è stata quella di passare ad un nuovo contenitore: correndo sotto l'egida dell'ACI, assieme al GT Italiano ci ha permesso di calcare un palcoscenico molto prestigioso, guadagnando anche in visibilità grazie alla copertura televisiva delle gare. In più siamo contenti dei molti giovani, provenienti dal kart, arrivati quest'anno. Per noi è un dato molto positivo perché puntiamo sulla next generation, un bacino d'utenza molto importate, in quanto riteniamo che la nostra formula sia una ottima alternativa per i ragazzi che vogliono fare del motorsport il lavoro. Ci proponiamo come alternativa a una Formula 4, alla quale per accedevi bisogna avere un budget molto elevato, per chi desidera intraprendere questa attività a livello agonistico".

Il vosto focus sono i giovani: vi sentite una "scuola guida" del motorsport?

"Vogliamo essere una giusta alternativa ai giovani che aspirano ai formula, ma che per via del budget non ci riescono. Con il nostro campionato possiamo offrire una vera vettura da corsa, a trazione posteriore, in un contesto competitivo molto alto. Con queste premesse, la Mitjet diventa sicuramente una palestra importantissima per i giovane di 16-18 anni ambiscono a intraprendere questo percorso".

Quest'anno il vosto pilota Claudio Giudice ha esordito ad Imola nel GT. Significa che il vostro concetto di passo intermedio tra kart e professionismo funziona.

"E' stata una grande soddisfazione. Siamo molto contenti quando i nostri giovani piloti vengono traghettati in altre categorie maggiori e ottengono buoni risultati. Ci sono tanti esempi di ragazzi molto forti, che hanno corso da noi, e che attualmente sono in campionati prestigiosi. Per noi è un motivo di orgoglio".

A proposito di costi. Di quale tipo di budget stiamo parlando?

"Sul budget parto da una premessa. Nella Mitjet ci sono due categorie, la A e la B. La macchina viene divisa tra due piloti e quindi il budget viene diviso in due, ma ci sono piloti che corrono da soli. Se si pensa di dividere la macchina in due, quindi partecipare solo due gare e non quattro, grosso modo si rimane attorno ai 40 - 45 mila euro per coprire la stagione. Costo che si moltiplica per due se si decide di partecipare a tutte e quattro le gare senza dividere la macchina. Inoltre, a disposizione dei partecipanti, ci sono tanti pacchetti in base alle esigenze: si può decidere se iscriversi solo le 6 gare del campionato oppure aggiungere le giornate di test sulle piste principali. Ovviamente le cifre cambiano in base alle esigenze del team".

Cosa ci può anticipare sul 2018 della Mitjet?

"Adesso molto poco, vi diremo qualcosa di più preciso dopo Monza. Sono in valutazione diverse idee per l'anno prossimo, ma di ufficiale non c'è ancora niente. Quest'anno ci sarà una 24 Ore Portimao, con i russi, i francesi e con chi vuole partecipare tra i team italiani. E' una gara di durata, diversa dal format tradizionale, ma è un primo approccio a un discorso di internazionalizzazione della Mitjet".

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