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Le Mans: trionfo con beffa all'esordio per WRT in LMP2

In Classe LMP2 si impone la Oreca #31 di Milesi/Habsburg/Frijns beneficiando però del ritiro all'ultimo giro della #41, che fin lì aveva condotto. E anche sul traguardo si è rischiato grossissimo...

#31 Team WRT Oreca 07 - Gibson LMP2, Robin Frijns, Ferdinand Habsburg, Charles Milesi

Rainier Ehrhardt

Vincere all'esordio alla 24h di Le Mans è qualcosa di straordinario, ma anche imprese come questa possono avere dei risvolti amarissimi.

E' il caso del Team WRT, che sul Circuit de la Sarthe è riuscito ad imporsi, un po' a sorpresa diciamo, in Classe LMP2 con la Oreca 07-Gibson #31 condotta da Robin Frijn, Charles Milesi e Ferdinand Habsburg.

La squadra belga affronta quest'anno una nuova sfida coi prototipi dopo anni di corse nel mondo del GT, ma in Francia il colpaccio poteva essere doppio, se non fosse stato per il clamoroso K.O. in cui è incorsa l'altra macchina schierata, la #41 di Robert Kubica, Yifei Ye e Louis Delétraz.

Questo trio era passato al comando domenica mattina e stava conducendo le operazioni dopo che il primato era stato nelle mani dei colleghi della #31. Quando tutto ormai sembrava compiuto, ecco il colpo di scena, con il povero Ye che ha rallentato dopo il ponte Dunlop fermandosi con la vettura letteralmente spenta.

Va detto che la Oreca #41 aveva avuto qualche problemino ad un sensore che le stava facendo consumare più carburante, ma fin lì il cinese era stato perfetto nella gestione. Invece solo per il cronometro la gara era conclusa e con pochi km ancora da percorrere in quello che era l'ultimo giro a tutti gli effetti, ecco l'epilogo che nessuno si aspettava, derivato da una noia elettrica e non per mancanza di benzina.

"Perdere così fa veramente male, non ho parole, mi viene da piangere con un fiale così crudele - ha commentato Delétraz nel post-gara - Perché proprio a noi, all'ultimo giro?! Non ci posso credere. Eravamo in testa con un ampio margine, vincere a Le Mans è un sogno che ho fin da piccolo. Ringrazio il team e i miei compagni per il grande lavoro, fa male, ma torneremo più forti".

La sorellina #31 non ha avuto altrettanto un ultimo giro tranquillo perché alle sue spalle stava guadagnando terreno la Oreca #28 della Jota, che sul traguardo è arrivata praticamente in scia a Frijns, il quale ha sfiorato pure la tragedia.

L'olandese è passato vicinissimo all'addetto che sventolava la bandiera a scacchi, piazzatosi comunque un po' troppo in mezzo alla pista, senza preoccuparsi che c'era ancora chi lottava per la posizione, e solo per un paio di metri Robin non l'ha centrato.

"E' stato un finale ravvicinato sotto tutti i punti di vista - commenta Frijns - Le due Toyota avevano rallentato per chiudere in parata e per la foto di rito, ma chi era dietro a loro stava ancora combattendo e fra questi c'eravamo noi".

"Stavo cercando un punto per passare, mi sono accorto un po' tardi dell'uomo che sventolava la bandiera a scacchi, ma per fortuna è andato tutto bene. Il team ha fatto un grandissimo lavoro su entrambe le macchine, che sono andate benissimo. Nell'ultimo turno non sono riuscito a cambiare tutte le gomme per un problema ai martinetti, quindi è stata durissima".

"Secondo me eravamo un po' più veloci della Jota, ma per via degli pneumatici hanno recuperato molto velocemnte, credo 4-5 secondi al giro. Stavo puntando a tenere il secondo posto, poi via radio mi hanno detto che i nostri compagni avevano avuto un problema e quindi eravamo in testa. E? stato un po' strano, chiaramente".

Anche per Milesi si è trattato di una sorpresa, dopo le tante sofferenze dell'ultima parte di gara.

"Con tutti i problemi alle gomme abbiamo cercato di guidare come meglio potevamo, poi siamo riusciti a ripartire. Poi abbiamo dovuto fermarci di nuovo per cambiare le posteriori, quindi abbiamo perso molto tempo. Poi c'è stato un contatto con una GT e abbiamo perso passo", spiega il francese a Motorsport.com

"La #41 era un po' più veloce alla fine della gara, soprattutto con Ye in macchina. Abbiamo solo cercato di sopravvivere per rimanere secondi davanti alla Jota. E all'ultimo giro, ovviamente, quando si è visto che la #41 aveva un problema, abbiamo cercato di spingere il più possibile. È vero che anche rispetto alla Jota, pensavamo che sarebbe stato abbastanza complicato rimanere davanti, quindi abbiamo cercato di tirare fino all'ultima curva".

"In quel momento ero ai box e mi apprestavo a vestirmi per andare sul podio; ho visto sulla TV che la #41 era ferma e nel box è calato il silenzio perché c'era il rischio di perdere con la Jota in rimonta. Ce l'abbiamo fatta, ma è stata durissima".

"Da un lato, per la squadra l'obiettivo era quello di avere entrambe le auto al traguardo. Sfortunatamente per loro, con la seconda che non ha finito, è un vero peccato, ma abbiamo comunque vinto quindi è un grande risultato. Soprattutto perché è la prima volta che il team corre a Le Mans, la seconda per me dopo l'anno scorso con Graff. Penso che siano comunque molto felici del risultato".

Contentissimo anche Habsburg, alla prima affermazione a Le Mans.

"Qualcuno mi ha mandato l'elenco dei vincitori austriaci più recenti e credo che l'ultimo sia stato Alex Wurz - rivela l'austriaco - L'ho visto dal podio che esultava, lo conosco bene. E' una sensazione è davvero pazzesca. Speravo di vincere, che è il motivo per cui siamo venuti qui; ce l'abbiamo fatta".

"Sul finale eravamo ormai convinti del secondo posto, con qualche episodio sfortunato. E' incredibile. Poter contare su compagni di squadra del genere mi dà tanta fiducia per il resto della stagione. Penso al Bahrain, ma posso dire che con Robin e Charles formiamo una squadra da sogno".

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