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Ferrari domina Le Mans: i segreti di un successo meritato

In attesa che nel 2023 debutti l'Hypercar alla 24 Ore di Le Mans, il Cavallino ha dato una dimostrazione della sua forza nel GT con la 488 che nello stesso giorno ha vinto le due classi nella gara di durata della Sartha e, contemporaneamete si è imposto al Nurburgring nel DTM. Scopriamo cosa si nasconde dietro allo staff diretto da Antonello Coletta: c'è anche un presidente, John Elkann, che è rimasto nei box nel pieno della notte.

#51 AF Corse Ferrari 488 GTE EVO LMGTE Pro, Alessandro Pier Guidi, James Calado, Côme Ledogar

#51 AF Corse Ferrari 488 GTE EVO LMGTE Pro, Alessandro Pier Guidi, James Calado, Côme Ledogar

Rainier Ehrhardt

La Ferrari ha mostrato gli artigli. Il debutto 2023 con la Hypercar è ancora lontano, ma lo staff di Competizioni GT ha dato un saggio di cosa è capace: tre vittorie più che simboliche nello stesso giorno in situazioni e contesti molto diversi fra di loro.

Il denominatore comune è la 488: una vettura concepita nel 2015 ma che resiste al trascorrere del tempo inanellando un successo dopo l’altro. Alla 24 Ore di Le Mans è stato dominio nella classe GTE-Pro con Pier Guidi-Calado-Ledogar, mentre in GTE-Am è arrivata l’affermazione di Nielsen-Rovera-Perrodo. E, ciliegina sulla torta, ci aggiungiamo la vittoria di Alexander Albon con la GT3 della Red Bull nel DTM che ha corso al Nurburgring.

Fuori contesto dalle gare Endurance, ma identificativa di uno status che è patrimonio del Cavallino: la squadra di Milton Keynes, rivale della Scuderia in F1, non ha esitato un attimo per rivolgersi a Maranello e assicurarsi la GT più competitiva per partecipare alla serie tedesca più famosa che si è convertita quest’anno alle Supercar.

Segno che le soddisfazioni non arrivano solo dall’AF Corse, il partner che porterà in pista le F255 (questa è la sigla di progetto che identifica la Hypercar), ma anche dai clienti. E, allora, come dimenticare la fresca vittoria alla 24 Ore di Spa con la 488 dell’Iron Lynx con Pier Guidi-Nielsen-Ledogar.

Un filotto di emozioni che la dice lunga su cosa rappresentino le corse per il Cavallino: la partita non si è giocata solo in pista con una condotta strategica perfetta che ha permesso alla 488 #51 di stare al comando venti delle ventiquattro ore di gara. Un dominio su Corvette e Porsche che è andato oltre la prestazione sul giro.

La C8.R ha mostrato una velocità massima di base nettamente superiore (310 km/h contro i 303 della Ferrari in scia alla vettura americana), ma la “galassia” di Maranello ha saputo giocare al meglio le sue carte su tutti i tavoli: tecnici, sportivi e… politici.

La decisione della Commissione Endurance della FIA di modificare il BoP (Balance of Performance) con una comunicazione ratificata pochi minuti prima dell’ultimo turno di prove che precedeva la Hyperpole avrebbe potuto far saltare i nervi a chiunque: meno boost del turbo (circa 8 cavalli) e 1 litro di benzina in meno per ogni stint.

Per apportare le modifiche, le Ferrari hanno perso mezz’ora dell’unica sessione rimasta, trovando comunque la quadra per deliberare una vettura competitiva nonostante le restrizioni. A pesare erano state soprattutto le tempistiche del provvedimento che non hanno scalfito la lucida razionalità dei tecnici guidati da Ferdinando Cannizzo, capaci di non rivoluzionare un set-up che era stato trovato dopo un lungo lavoro.

Quando la parola è passata ai piloti è emersa la capacità di giovani emergenti di sapersi meritare un volante prestigioso (Nielsen, Rovera e Ledogar): il danese Niklas è arrivato in fretta al WEC passando per il Challenge, l’entry level dei clienti sportivi del Cavallino, esempio di una crescita professionale che può portare fino all’Hypercar.

Non ci sono solo doti velocistiche, ma anche il tessuto di una squadra che riesce a estrarre il massimo dalla vettura che viene deliberata per la gara senza incorrere in incidenti o errori. La consapevolezza di saper reggere il passo del “maestro” (nell’accezione nota al Ring) Pier Guidi consente di infilare stint straordinariamente costanti e terribilmente veloci sull’asciutto come sul bagnato.

Ma la summa di quanto andiamo sostenendo è emersa domenica mattina, quando è stata decisa la sostituzione precauzionale dei freni sulla 488 #51. La Corvette, disponendo di un impianto con una portata d’aria maggiore per il raffreddamento, non ha cambiato le pastiglie, mentre sulla Ferrari si è preferito effettuare l’intervento per salvaguardare l’affidabilità.

Nel pit stop di un minuto e dieci secondi c’è stato il rifornimento, la sostituzione delle pastiglie e delle gomme: un tempo stupefacente (tanto che nessuno ci ha fatto caso!) quando a intervenire sulla vettura sono solo due meccanici contemporaneamente.

S’è trattato di un “balletto” provato e riprovato a casa tante volte, perché quando gli “americani” sono sempre a meno di mezzo minuto basta uno sbaglio, magari minimo, per far saltare un’organizzazione praticamente perfetta e mandare a monte una vittoria da ricordare negli annali.

La cura dei particolari, la preparazione maniacale dei dettagli frutto di anni di esperienza, l’evoluzione della vettura nei pochi ambiti ancora concessi dalle regole, la sapiente gestione delle gomme, hanno permesso alla Ferrari di costruire delle vittorie che possono essere sembrate facili, ma che non sono state affatto regalate.

Scoprire che il Presidente, invitato dagli organizzatori per essere il mossiere al via della gara, non sia sparito al calar della notte di Le Mans per andare in albergo dopo aver assolto i doveri promozionali, sia rimasto nei box del Cavallino per “vivere” appieno la 24 Ore dando il pieno supporto alla squadra, è segno di una passione che tracima dal ruolo che ricopre.

Chi vede in John Elkann solo il manager freddo, l’uomo dei numeri, si sbaglia: il Presidente si è fatto prendere dal fascino del Cavallino e sta “disegnando” la Ferrari del futuro. Guarda lontano, ma si gode i successi che l’Endurance gli regala. Sono l’antipasto del 2023 quando la Scuderia tornerà a lottare per l’assoluto a Le Mans con l’Hypercar.

50 Anni dopo l’ultima partecipazione con la 312 PB nel 1973. Mezzo secolo, quando saldamente al timone c’era il fondatore. John si assume una grande responsabilità riportando il Cavallino su un palcoscenico che non è solo quello della F1. Ma dietro al progetto Hypercar c’è una visione d’azienda che guarda al futuro e non rinnega il suo passato…

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