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Le Mans, Simonsen e il dominio tedesco nel weekend

Non c'è solo il successo Audi nella 24 Ore, perché la Vw ha centrato il Rally Italia Saredgna e Vettel è leader in F.1

È la fine di un’epoca. Quella dei mostri. Forse non di un’epopea. Quella dell’Audi. La 24 Ore di Le Mans del 90. anno aveva qualcosa di laicamente sacrale. Il numero tondo coincideva con l’ultima esibizione di queste LMP1 che resteranno la massima espressione tecnica in fatto di vetture Prototipo nella storia dell’automobilismo moderno. Dal prossimo anno si farà un passo indietro. Lo show, quindi, non poteva essere interrotto dopo pochi minuti di gara, neanche per la morte di un pilota. LA TRAGEDIA DI SIMONSEN Allan Simonsen, danese come Tom Kristensen (il mito che ha vinto la sua nona edizione della maratona nella Sarthe), è praticamente deceduto sul colpo con l’Aston Martin Vantage V8. La sua corsa è durata solo dieci minuti dopo il via lanciato: si è schiantato a Tertre Rouge, il curvone che immette sul Mulsanne Straight, il lungo rettilineo che per i più vecchi resta delle Hunaudières. Allan stava guidando con le slick sull’asfalto viscido per la pioggia. Non era un novellino, ma il più veloce dell’equipaggio n. 95 visto che aveva qualificato la vettura. Ha commesso un errore e l’ha pagato al prezzo più elevato: con la vita. La diciassettesima di un conduttore nella 24 Ore. Qualcuno sostiene che potrebbe esserci stato un problema al traction control: una perizia tecnica ci dirà come sono effettivamente andati i fatti. ASTON MARTIN DISCUTIBILE Il lungo e omertoso silenzio degli organizzatori e l’atteggiamento tipicamente inglese dell’Aston Martin sono le cose che vorremmo cancellare da questa edizione insieme al dramma di Allan. Per rispetto del morto si potevano fermare le Vantage V8. In segno di lutto. “Noi andiamo avanti – avrebbe detto il team principal ai suoi piloti – chi non se la sente, può rinunciare a salire in macchina”. Parole che sono valse quanto un “avvertimento”. E solo dopo è arrivato l’incitamento della famiglia di Simonsen a continuare la corsa in suo onore. L’Aston Martin era sicura di vincere la classe GTE-Pro: le regole del balance of performance erano state scritte per le Vantage V8, penalizzando in modo evidente la Ferrari. E su questo atto di presunzione le macchine azzurre sponsorizzate Gulf hanno proseguito una gara che per loro non aveva più niente da dire. BIGLIETTO DA VISITA PORSCHE La Porsche, invece, ha centrato una sorprendente doppietta con le Porsche 991 GTR RSR del team Manthey, spiazzando ogni tattica inglese: ad un’ora dalla fine, quando si sono aperte le cateratte del cielo, Richard Lietz ha avuto il coraggio di restare in pista con le slick, mentre tutti gli altri si sono fermati ai box per montare le full wet. Ha guadagnato un giro prima che l’ennesima safety car neutralizzasse la corsa per la dodicesima volta. E un imbarazzato David Richards, prima della cerimonia del podio, ha voluto giustificare in tv con un ghigno sardonico che dei piccoli errori non avevano permesso di centrare l’obiettivo. Sportivo, ma soprattutto umano. QUASI UN’ORA SU QUATTRO IN SAFETY CAR Dicevamo delle safety car: sono entrate in pista dodici volte, neutralizzando la maratona della Sarthe per 5 ore e 27 minuti. Un record. Quasi un’ora ogni quattro le vetture erano in fila indiana. Le bizze del tempo hanno scombussolato qualsiasi strategia, costringendo i tattici a rimodulare tutti i piani studiati a tavolino. In questa edizione si sono coperti 327 giri, cinquanta in meno di quella da primato dello scorso anno: solo in cinque delle 24 ore si sono coperti i 17 giri della massima distanza. Le altre diciannove sono state bersagliate da incidenti, safety car e dalla bizzarria del tempo. Ma proprio per questo chi ha concluso questa edizione potrà dire di aver partecipato ad un evento storico. DEUTSCHLAND ÜBER ALLES Bastava un niente per mandare a carte quarantotto il lavoro di un anno. E gli uomini di Wolfgang Ullrich non hanno mai perso la calma, mantenendo sempre il “pallino” della corsa. L’Audi ha meritato il dodicesimo successo in quindici partecipazioni. A Le Mans la lingua… ufficiale rischia di diventare il tedesco. A rompere il monopolio germanico ci ha pensato la OAK Racing in LMP2 con la Morgan – Nissan di Baguette/Gonzalez/Plowman, perché tutto il GT è stato appannaggio della Porsche, che ha presentato il suo “biglietto da visita” in vista del suo rientro ufficiale in LMP1 nel 2014 con un Prototipo. LA VW DOMINA IL MONDIALE RALLY La Casa di Stoccarda nella maratona della Sarthe vanta sedici successi e non ha alcuna intenzione di farsi avvicinare dai “cugini” dell’Audi che stanno monopolizzando l’era moderna. Ma a ben guardare è l’automobilismo di vertice che è dominato dal gruppo automobilistico tedesco più potente. Mentre le R18 e-tron quattro iniziavano la cavalcata vincente a Le Mans, a Olbia saliva sul podio del Rally Italia Sardegna la VW Polo WRC con cui Sebastien Ogier sta prendendo il largo nel Mondiale Rally. La casa di Wolfsburg in Costa Smeralda ha collezionato il quinto successo in sette gare iridate (quattro con Ogier e una con Lattvala), mettendo alle corde la Citroen che, priva di Sebastien Loeb, non riesce ad allungare la striscia di nove titoli iridati. La sensazione comune è che la Casa transalpina abbia per le mani due buone seconde guide (Mikko Hirvonen e Dani Sordo), incapaci al momento di sfruttare tutto il potenziale della DS3 WRC. E non è un caso che i due successi del team diretto da Yves Matton, Montecarlo e Argentina, portino la firma solo del “cannibale”. INVESTIMENTI E ORGANIZZAZIONE MANIACALE Non bisogna, però, fermarsi ai numeri (le Polo WRC in Sardegna hanno vinto 13 delle 16 prove speciali disputate!): bastava fare un giro attento nel Parco Assistenza dell’Isola Bianca di Olbia per capire quale sia stato il salto di qualità imposto dai tedeschi nel mondiale rally. L’Hospitality Volkswagen, per esempio, sembra essere stata presa dal Circus della Formula 1, così come le aree attrezzate per il ripristino delle Polo evidenziano soluzioni di lavoro mutuate dal mondo della pista con l’adozione dei “satelliti” per la disposizione degli attrezzi. Sono esempi che servono a far comprendere quale sia la portata dell’investimento della VW nei rally: non è stato tralasciato alcun particolare per essere vincenti. …E VETTEL INSEGUE IL POKER IN F.1 E se proprio vogliamo allargare ancora di più l’indagine, vale la pena ricordare che un certo Sebastian Vettel è al comando del mondiale piloti di Formula 1 e insegue il quarto titolo iridato consecutivo. Insomma l’automobilismo di vertice è chiaramente sotto la tutela dei tedeschi, proprio come la Comunità Europea è sotto scacco di Angela Merkel nell’ambito politico ed economico…

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