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Intervista

Gabriele Minì: un 14enne siciliano sulle orme di Leclerc

Non c'è solo Andrea Kimi Antonelli ad aver attirato l'attenzione dei grandi team tra i giovani kartisti italiani. Gabriele Minì è entrato nella scuderia di Nicolas Todt a suon di successi: andiamo a conoscere meglio questo 14enne siciliano.

Gabriele Minì

Gabriele Minì

Agence KSP

Hungaroring, weekend di Formula 1. Nell’hospitality della Ferrari si aggira un ragazzo che osserva tutto con grande attenzione, in religioso silenzio. Non è un curioso casuale, perché getta una seconda occhiata solo quando c’è effettivamente qualcosa di interessante, e la conferma di non essere davanti solo ad un appassionato ce la da Charles Leclerc, che al suo arrivo lo saluta calorosamente.

I due parlano in italiano, le domande sono tecniche e curiose, poi il monegasco deve andare: “Ciao Gabriele, ci vediamo dopo”. È Gabriele Minì, stella quattordicenne del karting internazionale, che condivide con Leclerc il manager (Nicolas Todt) e una passione per tutto ciò che è motorsport.

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Todt gli ha concesso una gita premio a Budapest come da promessa: “Se vinci l’ultima tappa della serie europea a Le Mans verrai al Gran Premio di Ungheria”. Obiettivo che Minì ha raggiunto, cosa non proprio inusuale per questo quattordicenne di Marineo, piccolo paese a trenta chilometri da Palermo.

Lo scorso dicembre il suo nome è uscito dal contesto del karting suscitando molta curiosità, essendo entrato nella scuderia di Todt. L’associazione con Leclerc è fin troppo scontata, visto che Minì avrà la possibilità di percorrere la stessa strada battuta dal pilota monegasco, ovviamente se anno dopo anno confermerà di valere l’investimento.

Ma com’è questa Formula 1 vista con gli occhi di un quattordicenne che entra nel paddock per la prima volta?
“Beh…(lunga pausa) è scontato dire che è tutto impressionante. Forse vi stupirò, ma io sono rimasto colpito dal rumore delle power unit, per chi viene dal kart è molto forte! Poi i pit-stop, visti dal vivo fanno ancora più impressione, così tante persone che compiono un’operazione in due secondi con una sincronia pazzesca. E poi…quanta gente! Guardavo la tribuna centrale, è incredibile vedere così tanti spettatori già nelle prime ore del mattino”.

Ti abbiamo visto parlare con Leclerc e Vettel…
“Sono gentilissimi, mi danno consigli e sono incredibilmente alla mano. Charles è speciale, non perde occasione per spiegarmi qualcosa, e credo che in futuro avrò sempre più cose da chiedergli”.

Sei impegnato a tempo pieno in karting, ma si parla già del tuo esordio in monoposto a fine stagione...
“Ma oggi sono totalmente concentrato sul mio programma in kart. Il prossimo anno dovrei correre in monoposto, ma meglio fare un passo alla volta. Ho chiesto a Charles che differenza c’è tra guidare un kart ed una monoposto e lui mi ha fatto un’analisi molto breve e altrettanto chiara: “In kart non hai tempo per pensare a un ca…, in monoposto bisogna pensare di più!”.

A soli quattordici anni hai già una tua storia da raccontare. Come nasce il pilota Minì?
“Mio padre correva negli slalom, un grande appassionato, come mio nonno. Quando ho compiuto il mio primo compleanno mio padre non mi ha regalato un giocattolo, ma un kart vero! È stato a lungo in camera mia, la sera lo osservato, ero molto piccolo, ma ci giocavo un po' prima di andare a letto. Poi un giorno mio padre lo ha messo in moto e…mi sono spaventato e messo a piangere: non pensavo che quell’oggetto potesse fare quel rumore!”.

Non proprio un grande inizio…
“Lo spavento è durato molto poco, e a due anni e mezzo ho iniziato a chiedere a mio padre di poterci salire. Una domenica insistetti in modo particolare, così andammo in un parcheggio e mio padre mi sistemò i pedali per permettermi di arrivarci. È iniziata così, in un parcheggio vuoto”.

Poi sei uscito da quel parcheggio...
“Non pensavo certo di fare il pilota, era un gioco. Non avevamo possibilità economiche per gareggiare in contesti importanti, ma ho partecipato alle prime gare cittadine e regionali, un passaggio importante perché sono stato notato da squadre siciliane e ho cominciato ad affacciarmi nel contesto nazionale. Ero in una squadra buona, che mi ha aiutato fino al 2016. Poi con mio padre sempre presente sono arrivati i primi risultati importanti, vincendo nella categoria 60 Mini il campionato italiano e il terzo posto nella serie WSK. Il passo successivo è stato l’ingresso nel team Parolin, e sono arrivati risultati molto buoni nelle stagioni successive”.

Lo scorso anno sei stato oggetto di ‘attenzioni’ molti importanti...
“Far bene in pista è stato ovviamente determinante, e sono arrivate chiamate da parte di molti programmi junior. Ero contento, incredulo, ed anche orgoglioso di sapere che realtà così importanti mi avessero preso in considerazione per i loro programmi junior, ma ammetto che ero anche un po' spaventato perché sapevo che la scelta sarebbe stata cruciale per la mia carriera. Abbiamo parlato molto in famiglia, e alla fine ho scelto Nicolas. Spero di non deluderlo, e di cogliere il massimo da questa opportunità che mi concesso”.

La tua storia sembra già quella di un ragazzo che si è fatto da solo...
“E’ motivo di orgoglio. Ho visto ragazzi senza problemi di budget correre solo per accontentare il padre, e quando succede che sei senza sbocchi capita che ti caschino le braccia. Nel mio caso ogni traguardo è stato sudato, ma questo oggi è un grande motivo di orgoglio e di motivazione ad andare avanti. Sempre con umiltà e dando il massimo”.

Sembra che nel karting qualcosa si stia muovendo nella giusta direzioni per i giovanissimi italiani. La tua storia e quella di Kimi Antonelli (pilota entrato nel programma junior Mercedes) promettono bene...
“Siamo pochi, ma credo che non ci manchi nulla per far bene”.

In questi giorni sono state riprese dai media delle foto che ritraggono Lando Norris, George Russell, Alexander Albon e Charles ai tempi del kart. Pensi mai che un giorno potresti ritrovarti in Formula 1 contro i tuoi attuali avversari in kart?
“Sembra fantascienza pensare di ritrovarmi tra qualche anno con Dexter Patterson (pilota del programma Sauber Junior Team) a battagliare in Formula 1. È troppo presto, oggi sembra davvero un’ipotesi irreale, ma vedremo, la strada è ancora lunga”.

Per i kartisti che hanno raggiunto grandi risultati non è mai stato facile dire addio a quel mondo: sei pronto a farlo?
“In questi anni c’è già stato il dispiacere di lasciare una categoria per passare alla successiva, ma la soddisfazione per aver meritato la promozione alla fine è superiore alla nostalgia per ciò che si lascia. Sarà così anche per il passaggio in monoposto”.

Dove ti immagini tra due o tre anni?
“In linea con il mio programma di crescita, vorrà dire che sto facendo bene. Non ci sono molti tentativi a disposizione, e non posso permettermi di sprecare nessuna opportunità”.

Gabriele Minì

Gabriele Minì

Foto di: Agence KSP

Gabriele Minì

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Foto di: Agence KSP

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