Arrivano i primi risultati delle indagini che la
Indycar sta svolgendo sulle cause che hanno portato alla morte di
Dan Wheldon, avvenuta in seguito ad una maxi-carambola innescata nei primi giri della gara conclusiva della stagione, a
Las Vegas.
Le conclusioni a cui sono giunte i tecnici dicono che ad essere fatale allo sfortunato pilota britannico sarebbe stato un urto contro uno dei pali che sorregge le reti di protezioni, che purtroppo sarebbe arrivato a contatto con il casco di
Wheldon.
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La vettura di Dan ha colpito un palo della recinzione che delimita la pista con il lato destro, subendo dei danni importanti in tutta l'area dell'abitacolo, dalla pedaliera fino alla parte superiore. Quando la parte anteriore della vettura ha superato il palo, questo si è insinuato nell'abitacolo, arrivando a colpire il casco e la testa. E va sottolineato come gli infortuni di Dan fossero limitati alla testa" ha spiegato l'ex direttore di gara
Brian Barhardt.
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Dan ha subito due colpi alla testa: il primo non ha avuto una forza tale da creare un HIC (Head Injury Criterion)
abbastanza alto da produrre un infortunio. E' stato il secondo colpo invece ad essere fatale, perchè è stato troppo secco per permettergli di sopravvivere" ha aggiunto.
Interessanti anche gli altri dati riscontrati: nel momento in cui si è innescato l'incidente,
Wheldon viaggiava ad una velocità di circa 224 miglia orarie, ma prima di arrivare ad impattare la vettura di
Charlie Kimball aveva già rallentato la sua corsa fino a 165 miglia orarie. Per quanto riguarda le decelerazioni subite nell'impatto, ne ha subita una longitudinale di 24 G ed una 23 G.
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