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Hunter-Reay prova (e promuove) l'aeroscreen sul bagnato

Il pilota della Andretti Autosport, assieme a Pagenaud, ha girato sul Barber Motorsport Park appena riasfaltato con la sua monoposto dotata del sistema di sicurezza studiato dalla Red Bull, trovando molti lati positivi per il suo utilizzo.

Ryan Hunter-Reay, Andretti Autosport-Honda

Ryan Hunter-Reay, Andretti Autosport-Honda

Ray Gosselin

Ryan Hunter-Reay ha provato l'aeroscreen che le IndyCar dovrebbero montare nel 2020 in un test svolto al Barber Motorsports Park, con risultati molto positivi che hanno lasciato di stucco il pilota della Andretti Autosport.

In pista con lui c'era anche Simon Pagenaud a provare l'apparecchio della Red Bull Applied Technologies per proteggere l'abitacolo delle monoposto americane, con Hunter-Reay che si è detto molto contento di come funziona.

"E' già buono, la sua installazione mi ha colpito e penso che IndyCar, Red Bull, PPG e tutti gli altri che sono coinvolti abbiano fatto un grande lavoro - ha spiegato a Motorsport.com - Ora bisogna solo lavorare sulle piccole cose che non vanno, ma da pilota dico solo che servirà un po' per abituarcisi. Da quando avevo 16 anni corro con le monoposto e sono abituato ad avere il flusso d'aria sul casco che viene deviato in altre parti della vettura, è tutto parte dell'esperienza che si accumula nella guida a livello sensoriale. Ora non c'è più tutto ciò e bisogna farci l'abitudine".

"La distorsione delle immagini non è un problema, è come quando le IndyCar a maggio aveva provato l'AFP (Advanced Frontal Protection), quindi anche qui bisogna abituarsi. A fine giornata ero totalmente a posto. La pellicola, semmai, fa un po' di differenza, ma nulla di chissà che. Togliendola, si ha lo stesso effetto di quelle della visiera sul casco, soprattutto quando ce ne sono tante, ma la visibilità non ne risente, sono differenze minime. E anche con la pioggia è andata bene, poi comunque non c'era traffico, a parte la macchina di Simon davanti a me, il quale però in quel momento ha avuto un problema al motore e stava rallentando".

Hunter-Reay ha anche parlato del flusso d'aria che i piloti di IndyCar oggi debbono affrontare frontalmente.

“Forse negli anni '70 era più basso, ma con maggiore umidità, quindi il problema non erano le temperature nell'abitacolo, ma l'aria che arriva sul casco. Abbiamo lavorato su diverse opzioni trovando alcune soluzioni interessanti, ma è una cosa in divenire. Le IndyCar debbono ancora fare molto in termini di flussi, raffreddamento e condotti NACA, ma credo che si potrà affrontare tutto. Il problema è che i nostri caschi sono studiati per avere un flusso di 230mph che viene ridistribuito attorno alla faccia e sulla testa, cosa che con l'aeroscreen chiaramente non c'è, potendo anche aprire la visiera senza problemi".

“Per ora si sente l'aria arrivare al collo e sul torace, ma non più su bocca e naso. A fine giornata abbiamo sperimentato alcune soluzioni che praticamente andavano a deviare i flussi sul casco".

La ridistribuzione dei pesi con l'aeroscreen posto sull'anteriore non ha avuto effetti attendibili, dato che il Barber Motorsport Park è stato riasfaltato dopo la gara di aprile.

“Purtroppo era il primo test con l'aeroscreen, ma anche su un nuovo fondo, per cui le variabili non erano nei nostri parametri. Oggi il bilanciamento era differente, ma non sappiamo se dovuto alla ridistribuzione dei pesi o al nuovo asfalto. Mi hanno detto che qui sono venute solo auto stradali e moto per ora, oltrettutto senza che ci fosse pioggia. Oggi c'erano parecchie novità! Era tutto pulitissimo, per cui non posso dare un giudizio sul comportamento dell'auto, non voglio trarre conclusioni affrettate. E' stato un test anche per la Firestone, che ci ha dato le mescole dello scorso anno e altre sperimentali. Sui long-run abbiamo percorso circa tre quarti di distanza gara".

Hunter-Reay nella sua carriera ha affrontato più volte la tematica di protezione dell'abitacolo, senza mai che fosse adottato qualcosa. Questa volta, a suo parere, ci siamo.

“Sì, credo che sia la strada giusta, la IndyCar sta facendo molto per proteggere i piloti e da anni si pensa alla sicurezza. E' un altro passo avanti, ovviamente bisognerà lavorarci ancora, il prodotto è disegnato e progettato bene, ma andrà provato ulteriormente per modificarlo nella maniera giusta dato che correremo su piste larghe, cittadine ed ovali, con caratteristiche diverse. Il punto di partenza è buono e sicuramente sono favorevole ad avere una protezione per la testa, è la prima volta da quando sono in monoposto e questo è un grande passo avanti dopo tanti anni di chiacchiere".

Informazioni aggiuntive di David Malsher

Ryan Hunter-Reay, Andretti Autosport-Honda

Ryan Hunter-Reay, Andretti Autosport-Honda

Foto di: Ray Gosselin

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