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Ventilatori polmonari: basta marketing, si fa troppo poco

L'impegno della Siare Engineering è ammirevole e grazie al supporto di FCA che realizza a Cento le elettrovalvole, la produzione di ventilatori polmonari viene accelerata. Ma la risposta non è mai adeguata alle richieste degli ospedali, per cui bisogna cambiare passo. Ma come?

UCL, UCLH and Formula One develop life-saving breathing aids for the NHS

Foto di: James Tye / UCL

La produzione di ventilatori polmonari utili a combattere il Coronavirus è stata finalmente accelerata anche in Italia: FCA, nello stabilimento di Cento in Emilia Romagna, dove si producono i motori V6 per il mercato americano, ha iniziato la realizzazione di elettrovalvole che sono un componente fondamentale degli strumenti respiratori che vengono realizzati dalla Siare Engineering.

L’azienda elettromedicale di Valsamoggia è l’unica a produrre questi strumenti in Italia e, grazie al supporto di FCA, riesce a ridurre i processi per la costruzione dei ventilatori polmonari del 30-50%, dopo che lo staff, di solito composto da 35 persone, è stato incrementato da 30 tecnici militari inviati a supporto dalla Protezione Civile e dal Governo.

L’obiettivo dell’ingegner Preziosi è incrementare la produttività della Siare Engineering per arrivare a incrementare il numero dei ventilatori polmonari completi realizzati in una settimana nella speranza di soddisfare, almeno parzialmente, le richieste che non arrivano solo dal Governo ma anche da diverse altre nazioni estere.

E, comunque, parliamo di numeri ridotti che potrebbero essere indiscutibilmente maggiori per l’enorme dimensione del problema legato alla pandemia e meriterebbe un grande impegno da parte dei grandi gruppi che sarebbero in grado di mettere in campo il loro know how e la tecnologia più innovativa e avanzata in materia di elettronica, robotica e idraulica pneumatica (per limitarci al tema dei respiratori polmonari).

In Gran Bretagna i sette team di F1 hanno fatto sistema e stanno collaborando in modo molto fattivo al progetto Pitlane che è stato lanciato dal Governo di Boris Johnson, mentre da noi ciascuno difende il suo orticello senza pensare al bene comune.

L’emergenza viene combattuta con gli sforzi della produttività della Siare Engineering, ma è evidente che la capacità della piccola struttura del bolognese, seppur industrialmente e tecnologicamente avanzata, è inadeguata al momento che è gravissimo e non può, quindi, essere la risposta di tutte le esigenze dei nostri ospedali.

Perché è sotto agli occhi di tutti che non si può più delegare ai paesi orientali la fornitura di attrezzature vitali per la popolazione. Le istituzioni proprio in un momento così tragico devono agire, trovando le risorse economiche per permettere alle nostre aziende l’introduzione di idee rivoluzionarie necessarie al cambiamento che questa fase delicatissima richiede.

E sarebbe, finalmente, il modo migliore per trovare una via di uscita da una crisi economica che rischierà di essere anche più devastante dello stesso COVID-19 nel momento della ripartenza.

Ricerca e innovazione sono gli strumenti grazie ai quali l’Italia potrebbe risollevarsi dalle ceneri di una guerra con quel maledetto nemico invisibile. Strumenti che negli ultimi anni sono stati sempre più disincentivati dai tagli e da risparmi e che hanno portato alla desertificazione del Paese. L'Italia, invece, avrebbe tutte le capacità e le risorse per essere una locomotiva dell’Europa e non una nazione sempre fanalino di coda dell'Unione.

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