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Peugeot 208 R2 ed R5 T16, Flat-TEST!

Sul fangoso tracciato romagnolo ci siamo fatti strapazzare dai Leoni Campioni… ma ne abbiamo anche date!

La polvere del Rally di San Marino non si è ancora depositata che il team di Peugeot Sport Italia è ancora all’opera, nuovamente in Romagna e ancora su terra, ma questa volta non si tratta di una gara di Trofeo, ma di una strepitosa opportunità per alcuni fortunati giornalisti. L’occasione è quella di provare le due Peugeot più calde del momento – la R2 di Michele Tassone e la T16 R5 dell’inesorabile Paolo Andreucci – sulla nuova pista di Misano, la Flat Track, che compensa la sua lunghezza limitata con un divertimento infinito alla guida, indipendentemente dal tipo di auto che si sta conducendo.

Pensate un po’ quello che può accadere quando le “auto” sono due icone del rallismo italiano e mondiale che chiedono solo di consumare le loro scolpitissime gomme, con piloti leggendari al vostro fianco e un team formidabile (Racing Lions) a farvi da assistenti. Curiosi? Bene perchè io lo ero a livelli imbarazzanti, ed ecco com’è andato questo polverosissimo (e a tratti fangoso) test!

R2: SUA MAESTA' L'ANTERIORE
Questa non è una Peugeot qualunque, ma è la R2 che ha già vinto (e parecchio in anticipo) il tricolore junior con l’equipaggio Michele Tassone e Gabriele Michi. E quindi, prima di tutto, respect.

Il fatto che sia stata lei a darmi il benvenuto sulla flat track mi ha rincuorato perchè partire con la sacra T16, almeno per un non-pilota-ma-solo-giornalista come me, diciamo che intriga ma anche intimorisce. Prima di salire sulla R2 ho studiato un po’: scocca rinforzata con una centina multipoint saldata, motore 1 600 sulla base del motore 1.6 VTi che equipaggia alcune versioni della 208, ma con 185 cavalli, ammortizzatori regolabili a 3 vie, integrati da un supporto idraulico regolabile. Poi mi allacciano le cinture a quattro punti e mi trovo il giovanissimo e simpaticissimo Michele Tassone al mio fianco che mi da alcune indicazioni sull’utilizzo del cambio e del freno a mano e poi la parole magiche: “premi start”. Partiti: il piccolo circuito ricavato tra le curve dell’autodromo di Misano è breve, si memorizza subito, ma se oltre alla terra gli idranti creano il fango, la situazione è ben diversa. Il sottosterzo è inevitabile, nonostante l’autobloccante e un assetto fenomenale, anche se giro dopo giro le traiettorie assumevano un fascino diverso, aiutate anche dal freno a meno che in molti punti contribuiva a rimettere in riga l’avantreno cin quel motore piacevolissimo che rende la R2 una vcettura molto competitiva e affidabile. E proprio quando iniziavo a prenderci gusto, è arrivato il turno di Michele che mi ha mostrato quanto fosse veloce la sua auto, anche in queste scivolosissime condizioni... e lui si che il freno a mano lo usava assai! Che continui così!

R5 T16: COME TE NESSUNO MAI
R5. Andreucci e Andreussi. 8 volte Campioni nell’italiano Rally. Il contesto è molto facile, immaginare l’eccitazione prima di mettersi al volante di questa R5, altrettanto. Rispetto alla R2 tutto sembra raddoppiato: 2 differenziali autobloccanti, 4 le ruote motrici e il 1.6 che però col turbo arriva a 280 CV. Il primo pensiero che si potrebbe avere è “ma sarà dura da gestire tutta questa roba” e quando ti petti al volante lo fai con timido rispetto, come se non volessi disturbare. Al mio fianco il silenzioso ma strepitoso Michele Fabbri, Responsabile Tecnico della Racing Lions, esperto conoscitore di ogni leoncino da corsa degli ultimi anni. Brevi e precise indicazioni prima dello “start”, e si parte.

E quindi? Vado dritto al punto... Mezzo giro di Flat Track e mi sembrava di guidare la R5 da un’intera stagione, non tanto per la velocità di percorrenza curva, ma per la facilità con la quale questa regina dei rally si fa condurre. Tu pensi di fare una cosa e lei lo fa, non dico come la Play Station, ma dannazione la T16 ti porta a pensarlo per quanto è istantaneo il feeling che ti concede da subito. Il retrotreno non è piantato e non serve usare il freno a mano come la R2: rilascio, sterzo e lei gira. Mi ci è voluto uno 360° in un lento tornantino per capirlo: qui la distribuzione dei pesi è perfetta e imparare a guidare questo Leone con freni e gas è goduria pura. Ma come sempre, sul più bello arriva lo stop, proprio quando sentivo di aver sprecato il mio talento dietro a una tastiera, basta, era il momento del cambio pilota. Esatto, ho dovuto lasciare il posto a Paolo Andreucci che, in mezzo giro (e senza dire una parola), mi ha dimostrato come andare forte è facile ma per andare fortissimo... ci vuole lui!

E così sono tornato, graffiato dai Leoni e felice, dietro alla tastiera.

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