Il pilota vincente è quello con il cervello più “allenato”
Università di Pisa e Formula Medicine hanno studiato le risonanze magnetiche di conduttori F.1 e persone comuni
Un recente studio clinico-scientifico, condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa, ha dimostrato che per diventare piloti (vincenti) di Formula 1 occorre allenare intensamente e costantemente il nostro muscolo dell’intelletto: il cervello. La ricerca in questione, realizzata in stretta collaborazione con il Dipartimento di medicina interna dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria della città toscana e con il contributo della Formula Medicine di Viareggio, diretta dal dottor Riccardo Ceccarelli, ha sottoposto alcuni piloti del Circus ad un esame specifico, la Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) oppure la semplice Risonanza Magnetica (RM): si tratta di una tecnica di generazione di immagini usata prevalentemente a scopi diagnostici in campo medico, basata sul principio fisico della risonanza magnetica nucleare.
UNA GRIGLIA DI PARTENZA “VIRTUALE” Durante l'esame del cervello, i piloti dovevano svolgere alcuni semplici compiti di integrazione visuo-motoria. Ad esempio, uno degli esercizi che i ricercatori richiedevano ai piloti era: posti nelle condizioni di una simulazione di griglia di partenza, alla semplice vista del semaforo di colore rosso, dovevano ripetutamente premere un pulsante a loro segnalato in precedenza. Lo stesso compito è stato poi affidato, dai medesimi ricercatori, a persone che non avevano niente a che spartire con il mondo delle auto e delle gare.
REAZIONI CEREBRALI PIÙ EFFICACI Gli studiosi, infine, hanno confrontato gli esiti della risonanza magnetica dei piloti della serie iridata con i risultati dello stesso esame dei soggetti non piloti. I risultati hanno evidenziato, anche con una certa chiarezza, che i due gruppi in esame (conduttori e non conduttori) erano giunti a esiti molto diversi fra loro. I primi, infatti, mostravano una differente connettività a livello funzionale tra le aree cerebrali implicate nei processi visivi e motori rispetto ai secondi. In pratica, lo studio ha rilevato che l'intenso e continuo allenamento a cui sono sottoposti i piloti ha il poter di modificare alcune loro reazioni cerebrali, rendendole più immediate e pronte.
UN AIUTO ALLE RIABILITAZIONI DALL'ICTUS? Tali risultati possono avere un’utilità non solo nello specifico mondo della Formula 1, ma possono anche essere impiegati ad ampio raggio ed essere messi a disposizione di ulteriori studi per ciò che riguarda la riabilitazione cognitiva. Riguardo a ciò, il dottor Pietro Pietrini, direttore responsabile del Dipartimento di Medicina di laboratorio e diagnostica molecolare dell'Ateneo pisano, ha commentato così l'esito dello studio, descritto anche in un articolo di nextime.it: "Questi risultati hanno importanti implicazioni anche per lo sviluppo di strategie riabilitative in pazienti affetti da ictus o da altri danni cerebrali. Sotto il profilo medico questa ricerca ha dunque una grande rilevanza''.
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