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Pirro: "La commissione piloti FIA ripropone le vie di fuga in sabbia"

Il cinque volte vincitore della 24 Ore di Le Mans con l'Audi, che oggi è commissario sportivo FIA ai GP lancia una proposta insieme ai colleghi per rendere le corse più selettive: "Il pilota deve essere penalizzato se sbaglia, oggi non è così".

Emanuele Pirro e Franco Nugnes, direttore responsabile di Motorsport.com Italia
Emanuele Pirro e Franco Nugnes, direttore responsabile di Motorsport.com Italia
Valtteri Bottas, Mercedes AMG F1 W08, in lotta con Max Verstappen, Red Bull Racing RB13
Sebastian Vettel, Ferrari SF70H
Lance Stroll, Williams FW40
Stoffel Vandoorne, McLaren MCL32
Emanuele Pirro, FIA steward

Liberty Media propone di cambiare i circuiti per migliorare lo spettacolo dei Gran Premi e la commissione dei piloti della FIA indica quella che potrebbe essere la strada giusta.

Abbiamo incontrato Emanuele Pirro al Motor Show di Bologna e l’ex pilota romano, che ancora si cimenta nelle gare di autostoriche, ci ha anticipato nella diretta Facebook dallo stand di Motorsport.com che è stata discussa la proposta di introdurre dei letti di ghiaia all’esterno delle curve nelle quali la conformazione del tracciato permette di avere un vantaggio andando oltre il limite della pista.

“Come rappresentanti dei piloti in FIA vorremmo delle corse nelle quali il pilota possa avere un ruolo più importante nella prestazione e se commette un errore di guida venga penalizzato. Perché adesso, grazie alle enormi vie di fuga in asfalto, che sono state pensate per migliorare la sicurezza, gli errori non vengono più puniti”.

“Anche il regolamento di F.1 dice che se esci di pista e non hai un guadagno di tempo non vieni punito. Così non va bene, secondo noi questo è sbagliato perché il pilota più bravo che riesce a guidare più vicino al limite senza mai superarlo è penalizzato. E non è giusto…”.

 “Negli Anni ’50 e ‘60 se andavi al 101% tuo e della macchina quando commettevi un errore rischiavi non solo di uscire di pista, ma anche di ammazzarti. Negli Anni 80 e 90, vale a dire l’automobilismo che ho vissuto io, se commettevi un errore facevi un danno alla macchina e ti ritiravi, ma, quasi sempre, ne uscivi indenne fisicamente. Adesso, invece, non solo si prosegue la corsa, ma spesso si ha la possibilità di guadagnare qualcosa. Il pilota deve solo stare attento a non trarre un vantaggio dal proprio… errore e non succede proprio niente”.

E allora qual è la ricetta per correggere questa anomalia?
“Bisogna tornare ad avere piste nelle quali l’errore ti fa perdere tempo o ti fa fermare. Un’idea è introdurre i bump che si sono ricominciati a vedere in alcune curve, ma meglio ancora sarebbe rimettere delle vie di fuga in sabbia”.

“Io faccio parte della commissione circuiti in Italia e le piste devono essere disegnate perché i tracciati possano essere adatti alle Formula 1, alle F.2 e alle GP3, ma anche alle moto. Le due ruote hanno esigenze di sicurezza molto diverse da quelle delle macchine”.

Trovare un buon compromesso non è affatto facile…
“Pochi giorni fa ho fatto una lunga chiacchierata con Franco Uncini, che è il delegato alla sicurezza della Dorna, e mi ha detto che all’inizio erano propensi all’asfalto, mentre adesso il circuito ideale per le moto prevede una via di fuga in asfalto nei primi quattro, sei metri dell’inserimento in curva. Così se il rider arriva un po’ lungo non è costretto a fermare la moto e fare un lowside, ma può tentare di percorrere la curva con una traiettoria più larga”.

“Ma dopo il primo breve tratto in asfalto, nelle moto vorrebbero la sabbia poiché il motociclista a metà curva non cade perché arriva lungo, ma perché la perde e fa un highside. Avere la sabbia, quindi, sarebbe l’ideale per rallentare la scivolata”.

È davvero un cambiamento d’indirizzo…
“Uncini mi spiegava che sono stati fatti dei test con l’asfalto bagnato ed è emerso che il motociclista che cade a 200 km/h con una via di fuga in asfalto percorre 196 metri prima di fermarsi! È inaccettabile, per cui stanno studiando qualcosa di alternativo e il ritorno della sabbia non è affatto da escludere”.

Concludendo?
“Vorremmo un automobilismo che premia di più chi sa guidare vicino al limite senza superarlo. Adesso non è così. Sarà interessante vedere se le nostre proposte saranno prese in considerazione…”.

 

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