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Famin: "Peugeot alla Dakar con l'obiettivo di vincere"

Il responsabile delle attività sportive del Leone smonta le voci di chi sostiene che la 2008 DKR sia da rifare!

Il ritorno della Peugeot alla Dakar fa paura. La squadra del Leone, dopo 25 anni, sta preparando il rientro nel rally raid più famoso del mondo che, nel frattempo, si è trasferito dall’Africa al Sudamerica per rinverdire i successi delle 205 T16 e della 405 T16 Grand Raid.

A Velizy stanno sviluppando la 2008 DKR, un prototipo che fa discutere il modo delle gare tout terrain per le coraggiose scelte tecniche che sono state operate, certamente in contro tendenza. È dal 2000, infatti, che la Dakar viene vinta solo da vetture a trazione integrale (l’ultimo è stato Jean-Louis Schlesser con il Buggy nel 2000), ma Peugeot Sport vuole sovvertire questo concetto dopo uno studio molto approfondito del regolamento e del tracciato scegliendo di puntare su una innovativa due ruote motrici. Ne parliamo con Bruno Famin, direttore di Peugeot Sport, in un’intervista esclusiva per OmniCorse.it.

C’è chi fra i vostri avversari sostiene che la 2008 DKR sia troppo stretta e molto alta, per cui potrebbe avere dei problemi di stabilità: si dice che Carlos Sainz abbia capottato rovinosamente nei test…
“Il mondo della Dakar è veramente incredibile! Le voci nascono dal nulla: la nostra vettura non è ha mai avuto incidenti e non si è mai capottata. Anzi i piloti sono contenti dello sviluppo che stiamo portando avanti. La 2008 DKR ha una larghezza che supera i 2 metri, quando il vincolo di regolamento è di 2,40 m. La Mini, tanto per fare un esempio, non è molto più larga della nostra vettura, ma a impressionare sono le nostre ruote più grandi che danno un effetto visivo certamente diverso da quello che è la realtà. È stata fatta una scelta di progetto perché alla Dakar ci sono delle piste di montagna molto strette dove è necessario essere veloci se si vuole essere competitivi. Stephane Peterhansel che l’ha guidata dice che è molto stabile, coincidendo nel concetto espresso da Carlos Sainz…”.

Quindi è una balla che stiate rifacendo il telaio?
“Lo escludo! La 2008 DKR sta crescendo bene…”.

La 2008 DKR siccome è una due ruote motrici monta solo un differenziale che permette di risparmiare molto peso rispetto ad una 4x4. Non solo, ma le ruote grandi consentono di “copiare” meglio il terreno e di ridurre al minimo lo sbalzo anteriore per cui la 2008 DKR dovrebbe essere in grado di scalare facilmente le dune di sabbia. Anche l’escursione delle sospensioni sarà quasi doppia rispetto a quella tradizionale (circa 250 mm), facilitando il superamento di tutti i fondi irregolari. Il motore è un V6 Turbo da 340 cavalli di potenza.

E allora perché sono emerse queste voci così negative?
“Noi ci occupiamo della nostra macchina, del nostro progetto e non di cosa fanno gli altri. Mi stupisce che siano emerse queste dicerie. Evidentemente facciamo paura, ma è il gioco delle parti.... Comunque le indicazioni che emergono dai nostri piloti sono positive. Anzi a tal proposito posso dire che abbiamo dei piloti che, grazie al loro grande bagaglio di esperienza, conducono il team di sviluppo con indicazioni molto puntuali utili nel lavoro di sviluppo”.

La Peugeot Sport punta su Carlos Sainz (1 vittoria), Stéphane Peterhansel (11 vittorie, 5 in auto) e Cyril Despres (5 vittorie in moto) che sarà al debutto con le quattro ruote: a che punto è la preparazione di Cyril?
“Carlos Sainz è quello che ha fatto più test degli altri. Cyril intanto ha guidato altre macchine prima di iniziare i test con la 2008 DKR e ha fatto esperienza con il navigatore di Peterhansel. Non è ancora al livello dei due piloti più esperti, ma sono sicuro che sarà pronto al via della Dakar”.

Qual è la differenza in tempo al chilometro con Peterhansel?
“Non l’abbiamo mai misurata, non è quella la nostra priorità”.

Di solito si usa il Rally del Marocco per preparare la Dakar: voi, invece, avete deciso di non correre. Come mai?
“Non faceva parte del nostro piano di avvicinamento alla Dakar. Il Rally del Marocco è una gara che è durata una settimana, ma nella quale si fa poca strada, solo 1200 km. Abbiamo preferito deliberare un programma di test proprio in Marocco avendo l’opportunità di effettuare più prove. È per questo che non ci siamo iscritti a quel raid…”.

Peugeot Sport corre per vincere?
“Certo, l’obiettivo è vincere la Dakar. Questo è chiaro, proveremo a farlo il più presto possibile, ma con umiltà, perché nessuno l’ha vinta al debutto. La gara in Sudamerica a mio parere è molto più difficile di quella africana perché ci sono più variabili nel risultato. Non c‘è solo il caldo, il deserto ma potremmo incontrare anche la pioggia o la neve in altitudine. E le piste sono molto varie e impegnative”.

Il programma è triennale?
“Sì, il piano è triennale”.

Passiamo ai rally. Peugeot Italia con la 208 T 16 e Paolo Andreucci ha vinto l’ottavo titolo tricolore. Un risultato importante per una vettura che è stata omologata a marzo: nel mondo ci sono 26 vetture in preparazione R5, mentre le vostre previsioni erano di 20. Qual è il bilancio a questo punto della stagione?
“Il bilancio è contrastante perché da un punto di vista commerciale abbiamo ottenuto dei risultati superiori alle aspettative, mentre a livello sportivo ci siamo trovati a risolvere gli inevitabili problemi di gioventù della vettura. Piccoli guai che hanno condizionato le prestazioni. Per esempio abbiamo omologato a ottobre un cambio con una scatola più robusta per l’affidabilità. Una squadra come la Racing Lions ha saputo fare una buona preparazione della vettura rivelando che la T16 è competitiva. E Paolo è stato molto bravo contro Scandola e Basso”.

Non è più giovane, ma resta velocissimo…
“Potrebbe essere il momento di portarlo alla Dakar…”.

Timmy Hansen, 22 enne svedese, a Franciacorta vi ha regalato la prima vittoria nel mondiale Rallycross. Come giudica la vostra presenza nella serie iridata?
“Siamo contenti: le gare sono seguite, il promotore ha fatto un buon lavoro per dare visibilità alla serie iridata. Dobbiamo vedere se il campionato resterà riservato ai team o ai Costruttori: è meglio rimanere come si è oggi per evitare che ci sia un’esponenziale crescita dei budget se dovessero arrivare le Case ufficiali. E i marchi sono già ben rappresentati: oltre a noi ci sono anche Vw, Audi e Ford. Ci vuole di più a fare il campionato Rallycross che l’europeo Rally”.

Il mondiale RX può essere un’alternativa o una minaccia ai rally…
“No, il rallycross è una disciplina che ha già una storia di 40 anni che quest’anno ha ottenuto la validità mondiale FIA. È spettacolare, facile da trasmettere in tv perché si disputa in tracciato e regala immagini divertenti, ma è un’altra cosa rispetto ai rally. Non sono due mondi in concorrenza, ma discipline complementari. Per noi è un campionato importante e siamo contenti di aver vinto una gara. Il team Hansen ha l’appoggio di Peugeot Sport per ben figurare nel campionato del mondo”.

Timmy Hansen avrà un’opportunità di far vedere quello che vale anche nei rally?
“No, è un pilota di rallycross. La sua formazione non è rallistica, ma velocistica: il pilota svedese, infatti, si è formato nelle monoposto”.

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