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Cluster di aziende emiliane per i respiratori polmonari

Gli sforzi della Siaredi Valsamoggia per produrre i respiratori polmonari non sono sufficienti per soddisfare le richieste degli ospedali per combattere il Coronavirus. Confindustria potrebbe mettere in fila le aziende Biomedicali con Ferrari, FCA, Marelli, NCH e non solo.

Logo Ferrari

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Alessio Morgese / Luca Rossini

Il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli l’ha detto senza mezze parole: “Il Coronavirus corre più veloce della burocrazia”.

L’azione di contrasto alla pandemia, quindi, richiede un intervento più efficiente e strutturato, mentre purtroppo per ora ci si affida a meritorie azioni singole di aziende che, con la fantasia italiana, riescono a convertire i loro prodotti in strumenti utili a salvare delle vite dei contagiati in terapia intensiva.

L’esercito ha mandato 25 tecnici militari a supportare il Siare Engineering Group, la struttura bio-medicale di Valsamoggia dell’ingegner Preziosa. L’obiettivo è di raggiungere una produzione di 500 unità al mese, anche se la domanda che arriva da ogni parte dell’Italia, ma anche dal resto del mondo, è in crescita esponenziale.

Al momento FCA riesce a produrre o acquistare qualche pezzo di difficile reperibilità, ma la portata che marchi come Ferrari, Marelli e CNH potrebbero dare alla causa non è stata, almeno per il momento, sfruttata nonostante la piena disponibilità di aziende che attualmente sono ferme a livello produttivo.

Confindustria, con il pieno supporto della politica, starebbe valutando un intervento che potrebbe permettere alla Protezione Civile di allestire un piano di rafforzamento degli ospedali che devono dotarsi di respiratori polmonari per la terapia intensiva.

Lo sforzo parcellizzato delle attuali strutture, come quello della Siare, non è sufficiente, per cui si sta valutando la creazione di una Newco che sia in grado di attivare un centinaio di dipendenti del territorio emiliano (fra automotive, meccatronica e bio-medicale) per produrre su licenza i respiratori polmonari, dal momento che Ferrari e Marelli, almeno per il momento, non sono ancora coinvolte in modo concreto.

In poco più di un messe l’attività produttiva potrebbe avviata e due settimane più tardi essere moltiplicata, per arrivare a circa 1.200 pezzi al mese. Ma l’obiettivo è più ambizioso, perché ci sarebbe la possibilità di dar vita a un cluster di aziende che puntino all’innovazione su componenti del biomedicale altamente evoluti.

In questo campo le esperienze della Formula 1 e più in generale del Motorsport potrebbero essere importanti per la ricaduta sociale che impianti sofisticatissimi che saranno indispensabili per ridurre o mitigare gli effetti del COVID-19 e più in generale di virus sempre più aggressivi nei confronti dell’uomo.

Nel Cluster non dovranno esserci solo le aziende del comparto Biomedicale e le grandi aziende che si sono rese disponibili, ma bisognerà coinvolgere anche le università attivando corsi di specializzazione specifici, senza dimenticare il mondo ospedaliero e sanitario.

Sarà compito della Protezione Civile e della politica regionale e nazionale seguire e supportare il progetto perché prima dell’estate possa dare risultati tangibili, rispondendo anche alla domanda che arriva dalle Regioni del meridione che sanno di non avere strutture capaci di sostenere l’eventuale recrudescenza del Coronavirus al Sud.

C’è chi pensa che la prima fase dell’organizzazione del Cluster possa essere affidata a Confindustria. L’importante è fare presto…

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