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Intervista

Esclusivo: parla Zorro, l'autore di Facebook più discusso del motorsport

Motorsport.com ha parlato con l'anonimo giustiziere delle corse italiane, che non si è tolto la maschera nemmeno con noi, ma abbiamo scoperto cosa c’è dietro alla tagliente ironia della sua - sempre più popolare - pagina Facebook.

Zorro

Foto di: Zorro

Cosa non ti piace dell’automobilismo italiano? Cosa ti ha spinto ad esternare questo malumore?
“Ho corso tanto e bene nella mia carriera; forse proprio per il fatto di aver corso una vita, sono naturalmente portato a guardare a questa disciplina sportiva con il rispetto che ci vuole verso ciò che ami. Zorro è ancora innamorato di questo sport".

"Quando ho cominciato a correre  i social non esistevano, il rispetto te lo guadagnavi in pista, l'unica discriminante era il cronometro. Oggi ce ne siamo dimenticati: ritengo sia una follia, è come una festa senza festeggiato o una processione senza santo".

"Il cronometro misura la prestazione, l'automobilismo è solo questo. Oggi invece si scimmiottano i campioni che vediamo in TV facendo finta di esserlo anche noi in quel mini palcoscenico che sono i contatti di Facebook; una cosa pietosa e offensiva del senso stesso del nostro sport".

Come e perché è nato Zorro?
Zorro è nato per gioco. Sono nel settore da tanti anni e con alcuni amici/colleghi già da un po’ scherzavamo sui fenomeni da tastiera che popolano Facebook. Quando in pista ci vivi, sai chi è capace e chi non lo è: così ci faceva ridere che meno capaci erano, più pomposi erano i loro post!”.

“Ci scambiavamo screenshot delle loro follie ridendo come matti. Un giorno ho messo la maschera ed è iniziato il mio viaggio: io sono la voce ma quello che dico è spesso condiviso con i miei amici “fondatori” che per intenderci sono piloti che hanno vinto campionati in giro per il mondo dai kart alle GT. Questi amici conservano il mio segreto e condividono le mie idee”.

Tu dici che il motorsport di oggi è diverso rispetto a un tempo in quanto i “lenti” non potevano usare Facebook per bullarsi: ma probabilmente lo facevano in modo più innocuo al bar, non credi? Al di là dello strumento di comunicazione non è cambiato qualcos’altro nel motorsport?
“Sicuramente il motorsport non è più lo stesso ma questo fa parte del gioco: una volta avevamo James Hunt oggi ci tocca Hamilton. Indipendentemente dai risultati stiamo paragonando una notte di sesso con una “sveltina” di 10 minuti... Quello che urta è che l'immagine ha preso il sopravvento. Nei “driving program” insegnano come fare interviste e comunicati: il risultato è grottesco. Io preferivo Piquet che insultava Zermiani!”

 

Zorro
Ecco la grafica con cui Zorro si è fatto apprezzare su Facebook

Photo by: Zorro

Sei un nostalgico, quindi?
“Nostalgico non è la parola esatta, ma alcune cose sono veramente assurde e si è perso quel senso genuino verso le corse che si aveva in passato. Allora si andava per correre e basta, oggi il più scarso va in giro in autodromo vestito come Vettel! Non c'è bisogno di fare finta di essere professionisti: questo sport è soprattutto animato da amatori paganti, non capisco perché lo si debba nascondere”.

Giusto: il motorsport sta in piedi grazie ai gentleman drivers. Parlami di cosa è emerso in questo anno da Zorro…
“Essere Zorro mi ha permesso di vedere più in profondità nell'animo di ogni pilota: posso dire con certezza che più lenti sono, più sono suscettibili e questo è ovvio perché il cronometro dice a loro cose che li rendono meno a loro agio di chi dal cronometro ha avuto soddisfazioni e conferme”.

“In generale Zorro ha potuto conoscere a fondo gli uomini: in quest'anno ho interagito - tramite Facebook - con tanti e ho avuto conferma di quello che pensavo su diverse persone che gioco forza conoscevo già. Ho incrociato la mia spada con persone di spirito che hanno riso di gusto e anche di loro stessi: non a caso, per esempio, una di loro è una signora con posizione di rilievo nel motorsport nazionale ed è stato divertente canzonarla e ridere con lei, di lei”.

“Purtroppo questo non sempre è avvenuto: c'è chi ci sta soffrendo veramente come, per esempio, la moglie di un partecipante a gare automobilistiche che mi ha scritto dimostrando un disagio che sinceramente mi dispiace. Nella posta di Zorro sono conservati insulti, minacce, riferimenti a conoscenze nell'arma dei carabinieri, nella malavita siciliana e calabrese che sono ovviamente fantasiose ma danno la misura di tale sofferenza”.

“Io non voglio che nessuno stia male, anche solo se fosse per non aver capito il senso dello scherzo. Zorro gioca, a volte in maniera feroce: questo è stato capito da tanti, tutti direi, ma non è stato capito da una coppia di persone. Devo continuare a fare questo gioco tutelando coloro che stanno veramente soffrendo”.

“Forse Zorro deve cominciare a essere spietato con tutti e indulgente con un solo partecipante. Ci sta, non tutti stanno al gioco con la stessa autoironia; tornando a tutti quelli che - come la signora di prima - hanno riso e risposto giocando, capisco che nulla è casuale nella vita. Tutti si credono piloti professionisti e si prendono troppo sul serio soprattutto le donne che sono evidentemente discriminate.

Hai altri sassolini da toglierti dalle scarpe?
“Ricevo tanti messaggi con segnalazioni e spesso è questo a muovere Zorro: ad esempio, ho fatto un post su un pilota che corre in salita per i suoi comunicati stampa da F.1… Io non ho mai visto una gara in salita in vita mia, me lo avevano solamente segnalato, così come capita spesso e volentieri. Il pilota in oggetto mi ha scritto in privato chiedendomi di togliere il post, giudicato offensivo; ovviamente è stato cancellato subito”.

“E così è sempre stato per chi non ha apprezzato il gioco e me lo ha scritto chiedendomi di non essere coinvolto. Una posizione che capisco e ho apprezzato nei modi d’interazione con Zorro.

Sempre perché ricevo continue mail di segnalazioni, mi è anche capitato di prendere di mira un ragazzo con una storia umana particolare: costui mi ha scritto in privato e mi ha raccontato la situazione facendomi sentire molto in difficoltà leggendo la sua giusta insofferenza verso il gioco che stavo facendo con lui”.

“Se avessi conosciuto la sua storia non avrei scritto nulla; sono andato avanti per giorni scusandomi e chiedendogli perdono, che alla fine ho ottenuto. Questa è una cosa bella che mi porterò dentro anche oltre Zorro ma non posso e non voglio passare il tempo a controllare le soffiate che ricevo.

Questo fenomeno che tu critichi, pensi sia solo italiano oppure è diffuso dappertutto?
“Posso risponderti a sensazione perché ho corso tanto all'estero ma non ho modo di conoscere le pagine Facebook degli stranieri. Gli amici piloti che ho sulla mia pagina personale sono gli stessi che ho nella vita, alcuni sono ancora piloti ufficiali o ex formula 1. Il loro approccio con Facebook è diverso, se hai seguito il mio ragionamento hai già capito che non è un caso”.

“Tornando alla tua domanda posso dirti che il motorsport italiano è molto particolare: lo si capisce passeggiando nei paddock di piste estere, nelle tribune e tra i tifosi. Andando ai piloti amatori che Zorro canzona, se vuoi conoscere i veri amatori stranieri basta andare al Nurburgring: zero nomi sulle camicette e borracce con tubo per bere, almeno un morto l'anno.Io amo e rispetto quei piloti”.

Chi tra i giovani emergenti italiani pensi abbia il giusto spirito, quello di una volta, che Zorro professa? Quelli che non fanno post di autocelebrativi, non hanno fan club o merchandising…
“Se facessi a me personalmente questa domanda ti risponderei senza esitazione ma Zorro è un personaggio pubblico, non può e non deve avere simpatie. Posso dirti però che ci sono piloti giovani che stanno venendo su con rabbia: la vera differenza è la rabbia, che alcuni chiamano motivazione. Quando hai una vita di categorie propedeutiche alle spalle fatte con meno mezzi degli altri ti sale la rabbia e, secondo me, si vede anche in telemetria. Ci sono ragazzi che si stanno cominciando ad affermare adesso che sono emersi con pochi mezzi: questi sono coloro che faranno la differenza”.

Quale messaggio vuole lasciare Zorro a chi lo leggerà ed ai giovani piloti?
“Queste potrebbero essere le ultime parole di Zorro: la mia avventura potrebbe finire qui per una serie di ragioni che prima di scomparire – forse – vorrei chiarire. L'occasione di questa intervista mi ha convinto a svelare qualche informazione che inizialmente doveva restare celata, ma vivendo anche io in autodromo e sentendo la curiosità morbosa che mi attornia mi sono deciso a parlare, anche se l'identità di Zorro non ha nessun valore”.

“Dietro a questa pagina c'è un gruppo di veri appassionati di corse prima che piloti. Zorro è stata la voce di tutti, il seguito che ha avuto e i messaggi che ha ricevuto mi hanno fatto capire che questa maschera ha dato a me - e a tutti coloro che hanno mandato segnalazioni - la possibilità di dire che la misura è colma: chi ama questo sport non ama i deliri da Facebook, le autointerviste, i #nevergiveup. Il messaggio è arrivato: c'è meno fantasia su Facebook ma anche e soprattutto è stato chiaro a chi delira che soltanto gli estranei alle corse ritengono credibili certe affermazioni; chi vive in autodromo rideva dentro di sé e adesso ha riso con Zorro”.

“Questo è stato il senso di Zorro: ridere, come farebbero i toscanacci di “Amici miei”. Abbiamo giocato con un’ironia a volte spietata e tagliante, ma voglio che Zorro non ferisca nessuno, mai oltre un sano sfottó”.

“Ai giovani voglio solo ribadire che il cronometro non ha una pagina Facebook e Zorro vuole soltanto difendere questo: il cronometro non si interpreta e non sarà un social network a farcelo dimenticare. Basta un po’ di buon senso in futuro per non essere colpiti da Zorro e dalla sua strampalata comunità: il motorsport ed i suoi piloti ne trarranno giovamento”.

Enrico Rondinelli

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