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Di Francisca, al Motor Show in punta di... fioretto

L'olimpionica jesina ospite alla rassegna bolognese si racconta fra... stoccate e rombo dei motori

Il Motor Show oggi ha ricevuto la visita di tre campioni della scherma: con Valerio Aspromonte, fiorettista delle Fiamme Gialle, che ha vinto l’oro nel torneo a squadre all’Olimpiade di Londra del 2012 e si è aggiudicato l'edizione appena conclusa di "Ballando con le stelle", e Diego Occhiuzzi, schermidore del gruppo sportivo dell'Aeronautica Militare, c’era Elisa Di Francisca, la “regina” della scherma tricolore.

Agli ultimi Giochi Olimpici Elisa si è aggiudicata la medaglia d’oro nel fioretto individuale e poi si è ripetuta nella prova a squadre. Jesina di 31 anni, non ha fallito l’obiettivo nemmeno quest’anno agli europei di Strasburgo.

Come i nati nel segno del Sagittario, Elisa sembra possedere la capacità di scoprire il punto debole degli altri. Piena di risorse (anche lei l’anno scorso ha vinto “Ballando con le stelle”), emana un forte magnetismo fisico. La formazione scolastica al Liceo socio-psicopedagogico le ha fatto scoprire la potenza della mente. Pensiero e azione: le caratteristiche di una perfetta schermitrice.

Cosa ti ha spinta a venire a Bologna per il Motor Show?
“Il legame è lo sport, la competizione e anche la sicurezza. È bello essere qui in un mondo pieno di passione”. Quale vettura guidi per la strada? “Una Volvo XC60” Per quale motivo? “Mi dà sicurezza e tranquillità. Io amo la guida sportiva, ma in piena sicurezza. Questo lo considero un fattore importantissimo. Conta saper guidare, ma poi quando succede qualcosa bisogna fare affidamento su una vettura sicura”.

Solo pragmatica?
“No, mi piacciono anche le vetture sportive, quelle adrenaliniche. Le coupé o le cabrio. Dopo le Olimpiadi siamo stati invitati a Maranello dal presidente Luca di Montezemolo e abbiamo avuto l’opportunità di fare un giro di Fiorano accanto ai collaudatori. Quando è stato il mio turno mi è stato chiesto se avessi paura. Gli ho detto di correre: è ho vissuto un’emozione bellissima. Profonda. Era adrenalina pura…”.

Ci sono dei punti di contatto fra la schermitrice e il pilota?
“Sì sono numerosi. Ci vuole una freddezza mentale e la capacità di mantenere al top la concentrazione che va oltre il gesto atletico. Quando cali la maschera, e penso che valga anche per i piloti che abbassano la visiera del casco, non devi avere altri pensieri se non per la mossa che devi fare che può essere un affondo per noi o un sorpasso per il pilota. Se prendi una stoccata non puoi stare a rimurginare del perché l’hai presa, ma devi subito pensare alla stoccata successiva. E questo può valere anche per un conduttore che subisce un sorpasso in pista. Non è, quindi, solo una questione di occhio, riflessi, rapidità nel programmare la propria azione. E le analogie sono più di quanto si possa pensare…”.

L’aspetto psicologico, quindi, vale molto nel risultato finale…
“Sì certo. Bisogna sgombrare la mente da tutti i problemi della vita. C’è chi si affida a un mental coach e chi al proprio allenatore. Alla fine non conta quanto sei forte tecnicamente o atleticamente, ovviamente il talento aiuta, ma nei momenti topici di una stagione, un’Olimpiade o un campionato del mondo, ci sono vari punti che si devono allineare, delle dinamiche mentali che sono importantissime”.

A Jesi c’è una vera e propria scuola di campioni della scherma…
“Io mi alleno da quando ero bambina. L’Italia è forte perché c’è uno spirito di emulazione dei grandi campioni. A Jesi si poteva stare a contatto con loro e voleva dire imparare dai più bravi che permetteva magari di “rubare” i segreti di una mossa. Niente è casuale. La dinastia di campioni è iniziata con Stefano Cerioni, prima medaglia olimpica, poi sono venuti Giovanna Trillini e Valentina Vezzali. Ora è arrivato il mio momento: pensare che una città di 42mila persone possa aver sfornato quattro olimpici deve far riflettere…”.

Nel guidare sei riflessiva o sportiva?
“Io cerco l’equilibrio, da atleta è indispensabile. Mentre da donna sono una passionale, istintiva. Prendo molte decisioni di pancia nella vita di tutti i giorni. E, quindi, al volante mi piace cercare le emozioni”.

L’anno scorso hai partecipato, e vinto, a Ballando sotto le stelle: quella popolarità, forse, ha svilito l’orgoglio della campionessa, mentre più probabilmente ha appagato l’ego della donna…
“Hai detto una cosa bellissima. La partecipazione al programma mi ha permesso di nutrire quella parte femminile che ho sempre avuto e che con la scherma non sono mai riuscita a tirare fuori o di non vedere io stessa”.

La ballerina, dunque, è servita anche alla campionessa?
“Sì, mi è servito tantissimo. Mi ha fatto capire il modo di essere donna, che posso fidarmi del partner, il ballerino. In pedana vai sempre da sola, mentre in pista contavo molto sulle sue forze, sulle sue capacità. Ho imparato a valorizzarmi nella persona che mi stava accanto, ma anche nella scelta del trucco e degli abiti”.

Se si dice Ferrari a cosa pensi?
“A qualcosa da… bere? No, ovviamente sto scherzando! Penso alle supercar di Maranello. All’eleganza di quelle vetture che si fanno conquistare anche da un suono meraviglioso”.

Guardi i Gp di Formula 1 in televisione?
Sì, quando posso. Sono sempre stata attratta dal rombo dei motori. Musica vera che è venuta meno quest’anno. Sono cresciuta con la figura di Michael Schumacher come emblema del grande campione. Pensare che sta male mi rattrista: spera che la sua ripresa prosegua dopo il drammatico incidente dello scorso anno. Gli auguro la guarigione…”.

Fai il tifo per un pilota?
“No, non c’è un pilota in particolare”.

L’Alonso ferrarista non ti ha entusiasmata?
“In realtà Fernando, come tutti i piloti che guidano le F.1 per me sono eccezionali!”.

E la MotoGp la segui?
“Sono stata a Misano. E quel rumore che tanto mi piace l’ho potuto apprezzare perché avevo le moto a due passi. È stato fantastico. Il suono mi rimbombava in testa ma era coinvolgente. L’ambiente è speciale. E poi le moto le adoro. Mio padre ne possiede una e abbiamo fatto diverse vacanze sulla due ruote”.

Non le guidi?
“Mi piacerebbe, devo dire la verità, ma dovrei prendere la patente. E ammetto che avrei un po’ di paura…”.

Che strana contraddizione: una donna coraggiosa che poi si mette dei limiti da sola?
“Fa un po’ parte della mia personalità, in realtà mi proteggo: la moto è bella, ma è pericolosa. Non posso correre rischi inutili. E a volte gli automobilisti non hanno molto rispetto delle due ruote”.

Quale pilota ti ha colpita a Misano?
“Ovviamente Valentino che proprio nel Gp di San Marino è tornato alla vittoria. E poi mi è piaciuto Yonny Hernandez, ma più come persona che come pilota. Ammiro la capacità dei piloti della MotoGp di saper gestire la velocità al limite, ma in maniera controllata, consapevole. E' bellissimo…”.

Quando parte con una stoccata sai che andrà a segno?
“Se lo vuoi veramente, direi proprio di sì. Nell’ultimo campionato europeo nella gara a squadre eravamo sotto di quattro stoccate. Sono riuscita a ribaltare il risultato. Portando l’ultima stoccata quando c’era ancora solo un secondo di tempo a disposizione. È stata una cosa incredibile. Quando mi alleno a volte trascorrono i minuti per mettere a punto una mossa. Lì ho riassunto tutto il lavoro di mesi in meno di un secondo. Mi sono trovata in una condizione mentale ideale per esprimere il mio meglio”.

Come si fa a stare in cima alla vetta?
“E’ difficile. Ma è più una questione di stimoli mentali. La voglia di vincere bisogna sapersela ricreare, trovando nuove motivazioni, perché altrimenti è naturale farsi prendere da un po’ do rilassatezza. È un po’ come tenere vivo un rapporto d’amore dopo anni, devi cercare di tenere vivo il legame…”.

Hai un compagno di vita?
“No, ho scelto lo sport. Ma quando mi innamoro vivo le mie esperienze. Non fatemi passare per una suora…”.

E se ne va sorridendo fra gli stand della rassegna bolognese...

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